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Pensi a quanto di bello, di gentile e di segreto debbono aver visto queste tinozze; ai piedini che sguazzarono nelle loro acque odorose, alle lunghe capigliature che si sparsero sui loro orli, ai grandi occhi languidi che guardarono il cielo a traverso i fori di quella vòlta, mentre sotto gli archi del cortile dei Leoni risonava il passo concitato d'un Califfo impaziente, e i cento zampilli della reggia dicevano col loro affrettato mormorio: Vieni, vieni, vieni! e in una sala profumata uno schiavo tremante di riverenza chiudeva le finestre colle cortine color di rosa."

Non v’ha dubbio che molti nostri scritti dovettero andare smarriti sia per l’incendio ordinato dal dissennato Califfo, della famosa biblioteca di Alessandria, e sia per le tante peripezie sofferte dal popolo nostro, posciachè nella Bibbia noi troviamo menzionate parecchie opere che non possediamo.

Ecco, il Sole si desta Ad altra e nova e più gioconda guerra: E te volendo aver de la sua festa, Ne le guance di rosa Che gli nascondi invano, Di giovinezza il primo fior saluta; dalla abitazione del Califfo: Laggiù tra verdi fronde Carche d'esperie poma Un candido s'asconde, A la frescura in sen E al vaporante aroma, Paradiso terren.

Ai tempi degli Arabi, Cordova aveva il primato nella letteratura, Siviglia nella musica; Averroes diceva: Quando a Siviglia muore un dotto e si voglion vendere i suoi libri, si mandano a Cordova; ma se a Cordova muore un musico, i suoi strumenti si mandano a vendere a Siviglia. Ora Cordova ha perduto anche il primato letterario, e Siviglia li ha tutti e due. Non son più i tempi, certo, in cui un poeta, cantando le bellezze d'una fanciulla, faceva accorrere intorno a lei, da tutte le parti del regno, una folla d'innamorati; e un principe invidiava un altro principe, solo perchè era stato fatto in sua lode un verso più bello di quanti ne fossero mai stati ispirati da lui; e un Califfo premiava l'autore d'un bell'inno con un regalo di cento cammelli, d'uno stuolo di schiavi e d'un vaso d'oro; e una ingegnosa strofa improvvisata a tempo scioglieva dalle catene uno schiavo o salvava la vita a un condannato a morte; e i musici passeggiavan per le strade di Siviglia con un corteggio da monarchi, e il favore dei poeti era cercato come quello dei re, e la lira era temuta come la spada. Ma il popolo sivigliano è pur sempre il popolo più poeta della Spagna. Il frizzo, la parola amorosa, l'espressione della gioia e dell'entusiasmo sgorgano dalle sue labbra con una spontaneit

È una nicchia di base ottagonale, chiusa di sopra da una colossale conchiglia di marmo. Nel mihrab era deposto il Corano, scritto dalla mano del califfo Othman, coperto d'oro, guernito di perle, inchiodato sovra una seggiola di legno d'aloe; e intorno ad esso venivano a fare sette giri ginocchioni le migliaia dei fedeli.

Una volta inseguì una nave carica di trecento fanciulle tra le più belle della Grecia e della Georgia, comprate ed educate pe ’l Califfo da un mercante di Bagdad; la raggiunse nelle acque di Scio, e la predò. Poi, nella sera, dinanzi a un promontorio coperto di pini, egli bandì per la sua flotta un convivio. La selva di pini incendiata illuminò e profumò di resina la festa; i corsali, che nelle continue fazioni avevano sofferto castit