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Non v’ha dubbio che molti nostri scritti dovettero andare smarriti sia per l’incendio ordinato dal dissennato Califfo, della famosa biblioteca di Alessandria, e sia per le tante peripezie sofferte dal popolo nostro, posciachè nella Bibbia noi troviamo menzionate parecchie opere che non possediamo.

Andrei, colla corrente. Andrei, placata all’improvviso, fin che il Sol si desti, il Sole mio, bello e lontano ch’io non lo vidi con quest’occhi ancora: e con l’incendio de’ suoi raggi indora sol chi per lui gettò l’ingombro umano. E scavo e scavo, nella pietra, a prova di picca.

Viva l’incendio che al felice, assiso Di fronte al sole, urlando va: Ti desta: De’ tuoi sogni d’amor lascia il sorriso, Lascia le sale in festa: Scopriti il capo: al suolo, al suol reclina Le tremanti ginocchia e il volto smorto: Sul lavor, tra le fiamme e la ruina, Il tuo fratello è morto!...

Nondimeno la caduta, nell’anno decorso, del ponte alla Carraia, e l’incendio doloso dei Guelfi di parte Nera, per mano di Neri Abati, sicchè dal Duomo a Or’ San Michele e di seguito fino al Pontevecchio, circa a 1700 case e fra queste molte officine e mercanzie furon distrutte, allo sguardo de’ nostri viaggiatori facevano apparir la citt

E poi che le parole sue restaro, non altrimenti ferro disfavilla che bolle, come i cerchi sfavillaro. L’incendio suo seguiva ogne scintilla; ed eran tante, che ’l numero loro più che ’l doppiar de li scacchi s’inmilla. Io sentiva osannar di coro in coro al punto fisso che li tiene a li ubi, e terr

E poi che le parole sue restaro, non altrimenti ferro disfavilla che bolle, come i cerchi sfavillaro. L’incendio suo seguiva ogne scintilla; ed eran tante, che ’l numero loro più che ’l doppiar de li scacchi s’inmilla. Io sentiva osannar di coro in coro al punto fisso che li tiene a li ubi, e terr

³³⁵ Iulian., 463, 15 sg. L’indifferenza degli Antiochesi, di cui era stata prova l’incendio, appiccato, si diceva, dai Cristiani, del gran tempio d’Apollo, era propriamente invincibile. Per meglio descriverla, l’autore del Misobarba ci fa questo racconto, in cui Giuliano non si accorge di cadere nel ridicolo per l’eccesso del suo zelo³³⁶. ³³⁶ Iulian., 467, 1 sg.

Un quadro rappresentava l’incendio di Mosca; un altro una marcia di feriti sulla neve, inseguiti dai Cosacchi; nel terzo si vedeva la presa di Malo-Jeroslawetz eseguita dalla divisione Pino, sostenuta dai cacciatori della Guardia reale italiana. Il quarto era il passaggio della Beresina.

Viva l’incendio che bruciando annienta Le tue lacere vesti e la tua fame, Viva l’incendio che all’ignoto avventa Le tue viscere grame; Che, per un’ora almen, su te raccende La sterile piet