United States or Belize ? Vote for the TOP Country of the Week !


Qui viene un passo veramente curioso ed istruttivo sulle intenzioni e sull’animo di Giuliano. Non è a dire che gli Antiochesi avessero contro di lui una prevenzione sfavorevole o che gli negassero l’applauso. È proprio che fra lui e gli Antiochesi esisteva un dissenso profondo. Essi non entravano affatto nello spirito della riforma religiosa che tanto gli stava a cuore e che, anzi, costituiva l’obbiettivo supremo del suo regno. Quando egli entrava nei templi la folla lo seguiva e lo accompagnava di grida e di applausi. Ma Giuliano era assai più colpito della mancanza di rispetto verso il luogo sacro che della festosa accoglienza che riceveva, e, invece di ringraziare il popolo, lo rimproverava. Gli scettici Antiochesi, veri figli di una civilt

³³⁵ Iulian., 463, 15 sg. L’indifferenza degli Antiochesi, di cui era stata prova l’incendio, appiccato, si diceva, dai Cristiani, del gran tempio d’Apollo, era propriamente invincibile. Per meglio descriverla, l’autore del Misobarba ci fa questo racconto, in cui Giuliano non si accorge di cadere nel ridicolo per l’eccesso del suo zelo³³⁶. ³³⁶ Iulian., 467, 1 sg.

L’antefatto che ha dato origine alla sfuriata spiritosa dell’offeso imperatore è questo. Giuliano, dopo esser rimasto per quasi un anno a Costantinopoli, ne partiva nell’estate del 362 onde recarsi ad Antiochia e farne la sede dei preparativi per la disegnata spedizione contro il re di Persia. Visitata Nicomedia, dove egli aveva passata una parte della sua adolescenza e che, commosso, rivedeva abbattuta dal terremoto, attraversata Nicea, fermatosi a Pessinunte per adorarvi la dea Cibele, la Madre degli dei, e scrivervi, in una notte, la sua mistica dissertazione, per Ancira e Tarso giungeva ad Antiochia, dov’era accolto da un’immensa moltitudine che salutava in lui il nuovo astro dell’Oriente³²⁴. Ma il favore popolare subito si spense e, fra l’imperatore e gli Antiochesi, si manifestò un disaccordo radicale. Giuliano, anche in mezzo ai grandi preparativi per la spedizione persiana, non dimenticava l’obbiettivo ch’egli aveva posto al suo regno, la restaurazione del Paganesimo moralizzato. Ora, Antiochia, citt

Giuliano rammenta alcuni fatti di amministrazione e di elezioni, in cui si è palesato il suo buon volere, ma che furono presi in mala parte dagli Antiochesi. Poi continua³³⁸: ³³⁸ Iulian., 476, 1 sg.

³²⁶ Non si dimentichi che Giuliano, per artifizio d’ironia, ripete, quasi confermandoli, gli scherzi dei suoi denigratori. E qui Giuliano racconta che a lui avvenne, una sola volta, di vomitare il pranzo, cosa che, a quel che pare, gli Antiochesi usavan fare, come si narra dei Romani. E fu, durante il suo soggiorno a Parigi, nella sua cara Lutezia, come egli dice.

Non pare, infatti, che siano state esclusivamente religiose e morali le ragioni che hanno prodotto il disaccordo profondo fra Giuliano e gli Antiochesi. Ci fu anche un malinteso, o meglio, un disinganno di cui la colpa risale all’ignoranza delle leggi economiche che regnava sovrana ai tempi di Giuliano. Qui dobbiamo riconoscere che quella prudenza amministrativa e quel sicuro sentimento della realt

Avvenuta la rivoluzione religiosa, Giuliano, entrato in Antiochia, volle restituire all’antico splendore il tempio ed il culto d’Apollo, e ciò non poteva farsi se non si trasportavano altrove le reliquie del martire, che deturpavano il luogo sacro. Ed infatti ordinò che si eseguisse il trasporto. Quest’ordine fu causa di una grande dimostrazione dei Cristiani d’Antiochia, i quali, al dire di Sozomene, accompagnarono in folla, cantando salmi, per quaranta stadi, la cassa dove giaceva il martire. Giuliano fu per questa dimostrazione irritatissimo e si sarebbe lasciato andare ad atti di rappresaglia, se non fosse stato rimesso sulla buona strada dal prefetto Sallustio. Se non che, pochi giorni dopo, un terribile incendio divorava il tempio d’Apollo. I Cristiani affermarono che un fulmine mandato da Dio aveva posto in fiamme il tempio, ma Giuliano non dubitò un istante a darne la colpa ai Cristiani. Con grande amarezza egli ricorda, nel Misobarba, questo fatto, e pone a raffronto la condotta degli Antiochesi con quella di altre citt

¹⁹ Mi pare evidente che Giuliano qui non parli più di Mardonio, ma di altra persona che era nota agli Antiochesi. Ma chi era questo vecchio? Probabilmente Giuliano allude a qualcuno dei suoi maestri di Nicomedia, e la posizione eminente in cui pare si trovi il vecchio fa pensare a Massimo. ²⁰ Iulian., 452, 16 sg. ²¹ Amm. Marcell., Vol. I, 271, 4 sg.