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Don Paolo Vannucciseduto presso la scrivania, curvo sopra un registro aperto, e scrive. Un lungo silenzio. A un tratto, si lascia scivolare con mal garbo la penna dalle dita) Ih, che inchiostro! Che inchiostro! (Prende l’orciuolo e versa inchiostro nel calamaio. Quindi, stringendo fra le labbra i peli più lunghi dei baffi, borbotta:) Si va male. Male assai! (Guardando il registro) Punti scadenti in grammatica, punti scadenti in geografia, punti scadenti in condotta...: punti scadenti sempre! Fatiche buttate via con queste fanciulle benedette! L’istruzione obbligatoria?... A che pro? A che pro?... Fisime, caro don Paolo, utopie, sogni! La scuola nel villaggio! Uhm! Che sbaglio! Ignoranti vogliono restare, ignoranti! Ed è meglio!... Oh, la santa, beata e comoda ignoranza! Altro che progresso! Diceva bene il celebre Giuseppe Verdi: «Torniamo all’anticoGi

Giuliano, dunque, se anche lo avesse voluto, non poteva più perseguitare i Cristiani col sistema antico. Ed egli non lo ha mai tentato. Ma non bisogna poi pretendere da Giuliano più di quello ch’egli potesse dare. Giuliano non poteva essere un protettore del Cristianesimo. Egli lo combatteva, voleva arrestarne la diffusione, voleva riporgli di fronte il Politeismo ellenico. Questo era il suo programma, e non si può volere che tenesse una condotta che fosse in contraddizione con quel suo programma. Egli non poteva favorire i Cristiani, tenere in piedi i privilegi e le prerogative che avevano saputo conquistare, durante il mezzo secolo del loro dominio. I Cristiani, come vedemmo in Sozomene ed in Socrate, protestavano contro questo ritorno all’antico. Dal punto di vista dei loro interessi, avevano ragione, ma la condotta di Giuliano non era, per questo, persecutrice o riprovevole. È con questi criterî che vanno giudicati quei provvedimenti di rigore amministrativo contro i Cristiani che gi

Così Donna Laura, chiusa in questa specie di mondo interiore che ogni giorno più assumeva le apparenze della vita, passò li anni, molti anni, sino alla vecchiezza. Tante volte aveva chiesto all’antico amante notizie del figliuolo. Ella avrebbe voluto rivederlo, sapere il suo stato.

Avvenuta la rivoluzione religiosa, Giuliano, entrato in Antiochia, volle restituire all’antico splendore il tempio ed il culto d’Apollo, e ciò non poteva farsi se non si trasportavano altrove le reliquie del martire, che deturpavano il luogo sacro. Ed infatti ordinò che si eseguisse il trasporto. Quest’ordine fu causa di una grande dimostrazione dei Cristiani d’Antiochia, i quali, al dire di Sozomene, accompagnarono in folla, cantando salmi, per quaranta stadi, la cassa dove giaceva il martire. Giuliano fu per questa dimostrazione irritatissimo e si sarebbe lasciato andare ad atti di rappresaglia, se non fosse stato rimesso sulla buona strada dal prefetto Sallustio. Se non che, pochi giorni dopo, un terribile incendio divorava il tempio d’Apollo. I Cristiani affermarono che un fulmine mandato da Dio aveva posto in fiamme il tempio, ma Giuliano non dubitò un istante a darne la colpa ai Cristiani. Con grande amarezza egli ricorda, nel Misobarba, questo fatto, e pone a raffronto la condotta degli Antiochesi con quella di altre citt

Bene avrebbe voluto qualche Senatore restituir queste fiere all’antico posto: e ne fece prova, anche alla Marina; ma la musica dei virtuosi, i giuochi d’antenna introdottivi ad allettamento dei cittadini, valsero a mantenervela¹². ¹² Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVI, pp. 175, 285, 316; Diario ined., a. 1797, pp. 109-110.