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La grammatica qui non andava forse molto d'accordo col pensiero; ma bisognava pure ch'egli cercasse di non lasciar morire un discorso che, se fosse caduto anche questa volta, non avrebbe forse saputo raccogliere in mille secoli.

Aveva dovuto strappare ad uno ad uno tutti i primi premii, dalla grammatica inferiore alla seconda retorica.

Quello era un linguaggio tra i due, che non aveva mestieri d’interpetre. E se nella vita si potesse parlare sempre quello, confessiamo sinceramente che nessuno di noi vorrebbe imparar lingue straniere, perdere il tempo su quel congegno legnoso, tormentoso e sciocco, che è la grammatica. Che cosa diedero quel giorno da mangiare a Damiano?

Lo si vedeva andare in su e in giù, rasente le brande, colla grammatica sotto gli occhielli scintillanti, o chiusa con l'indice tra le pagine, con la sinistra sul collo della destra o cogli occhi che vagolavano per il soffitto come quelli dell'inspirato o dell'uomo che manda versi o prosa a memoria.

E la conversazione non ebbe altro seguito. Rammento ancora il brutto senso che fece in me, scolaretto di grammatica, e con tutta la maggior venerazione per l'ingegno di Vincenzo Monti, la chiusa dell'Aristodemo, con quel suo endecasillabo così povero di concetto e finito così malamente in tronco: «Qual morte! Egli spirò».

Le note liete mi venivano dalla natura in fiore, che consolava la vista coi sorrisi della primavera; le note dolorose erano l'eco del primo amore perduto, delle speranze deluse, dei dolci sogni svaniti. La monotonia la trovavo nella scuola, ove un gregge d'idioti imparava a leggere per conoscere anche i mali passati, a scrivere per offendere la grammatica, a far conti per ingannare il prossimo.

Oh! dev'esser pure la bella cuccagna, compare! Affè de mio, lo credo! è tanto tempo che si lavora e non si mangia; deve venire il tempo in cui si deve mangiare senza lavorare. E come fare? Caspita! e non l'hai sentito il signor Bruto? per la barba di Maometto! costui la sa più lunga di quanti sapienti sono al mondo tanto di legge che di medicina, che di grammatica. Ebbene?

E questa potenza di dilettare è precisamente l'«interesse estetico» nel terzo significato. Non le faccia stupore di udire che una parola viene usata in vari sensi. Purtroppo è ancor lontano quel tempo in cui l'ideologia e la grammatica filosofica avranno fatto tutti i progressi che ci vogliono, perché possa cessare questo abuso e questo inconveniente.

Sempre chiacchiere, sciocchezze e maldicenza, con questo solo divario che nelle parole si trova qualche volta un po' di spirito e nelle scritture si trova qualche volta un po' di grammatica... All'inverno vado a Milano, perchè a Lecco non si spazza bene la neve... passo il tempo al teatro o al caffè Martini, o in galleria... Ah! tu all'inverno vai a Milano? Sicuro.

«Considerando che la grammatica è il più grande dei pregiudizî, la più stupida delle convenzioni stabilite dalla antica tirannide, ecc. ecc. «La Comune di Parigi decreta: «ARTICOLO UNICO.