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Efficace oltremodo e pieno di vita è un canto ellenico, che si legge in MARCELLUS (Chants pop. de la Grèce moderne, Paris 1860, p. 162), e che mi piace trascrivere per intero:

Ma una ragione più essenziale dell’aspetto congestionato e confuso che hanno le idee di Giuliano sta nella dottrina stessa a cui le attingeva. La filosofia regnante nel mondo ellenico dei suoi tempi era il Neoplatonismo, e noi vedemmo nel Neoplatonismo una dottrina la quale sull’orme di Platone, ma con fantasia sbrigliata e tumultuosa, cercava nell’aria rarefatta dell’ideale, o, diremo meglio, del soprannaturale, la spiegazione della natura e della realt

Giuliano, dunque, se anche lo avesse voluto, non poteva più perseguitare i Cristiani col sistema antico. Ed egli non lo ha mai tentato. Ma non bisogna poi pretendere da Giuliano più di quello ch’egli potesse dare. Giuliano non poteva essere un protettore del Cristianesimo. Egli lo combatteva, voleva arrestarne la diffusione, voleva riporgli di fronte il Politeismo ellenico. Questo era il suo programma, e non si può volere che tenesse una condotta che fosse in contraddizione con quel suo programma. Egli non poteva favorire i Cristiani, tenere in piedi i privilegi e le prerogative che avevano saputo conquistare, durante il mezzo secolo del loro dominio. I Cristiani, come vedemmo in Sozomene ed in Socrate, protestavano contro questo ritorno all’antico. Dal punto di vista dei loro interessi, avevano ragione, ma la condotta di Giuliano non era, per questo, persecutrice o riprovevole. È con questi criterî che vanno giudicati quei provvedimenti di rigore amministrativo contro i Cristiani che gi

L’impresa tentata dall’imperatore Giuliano di fermare il Cristianesimo e di far tornare il mondo al Politeismo ellenico, di sostituire l’Ellenismo al Cristianesimo, è interessante perchè è un sintomo ed una prova della corruzione in cui era caduto il Cristianesimo stesso, quando, al sicuro della persecuzione ed, anzi, riconosciuto come istituzione legale e come strumento di regno, non ebbe più intorno a quelle condizioni a cui era dovuta la sua virtù. Ma l’impresa di Giuliano è condannabile dal punto di vista filosofico e storico. Dal punto di vista filosofico perchè non indicava neppur lontanamente un pensiero che accennasse ad uscire dalla ferrea cornice delle idee del tempo, non rappresentava che un atteggiamento, lievemente diverso, di un pensiero che, nel fondo, restava identico a stesso, tendeva, anzi, a sprofondare sempre più la ragione umana nelle tenebre dense e non rischiarabili dell’irrazionale ed a sostituire al fecondo principio religioso del Cristianesimo lo sterile formalismo di larve senza vita. Non ebbe nessun valore storico, perchè passò come un sogno effimero; non lasciò e non poteva lasciar traccia alcuna. Non fu che un segno dei tempi, un segno che il mondo antico precipitava a rovina, e che, sulla rovina, sarebbe rimasto ritto solo il Cristianesimo, vincitore dei barbari stessi, ai quali avrebbe trasmesse le misere reliquie di una civilt

[Nota 46: Cfr. La Tessitrice, canto ellenico:

È un colosso di bronzo. Ma questo colosso ha un piede di creta. Ed io voglio nel mio primo articolo, anche per cominciare senza troppo tedio, picchiare su questo piede di creta. Apri con me, amico lettore, una delle piú grandi creazioni del genio ellenico: l'Agamennone d'Eschilo.

Libanio fu uno dei personaggi più cospicui del mondo ellenico nel secolo quarto. Nativo egli pure, al pari di Ammiano, di Antiochia, Libanio, letterato e retore insigne, empì della sua attivit

L’origine di queste divagazioni neoplatoniche è il Timeo di Platone. Giuliano, nel suo trattato, non manca di porre a raffronto la cosmologia platonica con quella di Mosè, per trarne argomento a dimostrare la maggiore ragionevolezza della creazione per gradi e per gerarchie divine, proposta da Platone, in confronto alla creazione per atto diretto di un creatore unico, ed è evidente che la sua teoria degli dei etnici e locali è una variazione del tema platonico. Chiarita, secondo Giuliano, la posizione del monoteismo ebraico in faccia al politeismo ellenico, e dimostrato l’errore degli Ebrei di considerare come Dio unico e supremo quello che non era che un Dio secondario e parziale, il polemista passa a svolgere il secondo dei suoi concetti fondamentali, e vuol dimostrare il torto dei Cristiani che non seppero stare con gli Ebrei coi Greci e l’insostenibilit

²⁴¹ Idem, 228 sg. Giuliano finisce il primo libro del suo trattato, il solo di cui siansi conservate le reliquie, ritornando sull’accordo esistente, secondo lui, fra il politeismo ellenico ed il monoteismo ebraico, e sull’identit

⁴³⁸ Minucio F., 32, 3. Se non che, nel mondo ellenico, il Cristianesimo non poteva conservarsi in questo stato di semplicit