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³³⁵ Iulian., 463, 15 sg. L’indifferenza degli Antiochesi, di cui era stata prova l’incendio, appiccato, si diceva, dai Cristiani, del gran tempio d’Apollo, era propriamente invincibile. Per meglio descriverla, l’autore del Misobarba ci fa questo racconto, in cui Giuliano non si accorge di cadere nel ridicolo per l’eccesso del suo zelo³³⁶. ³³⁶ Iulian., 467, 1 sg.

Avvenuta la rivoluzione religiosa, Giuliano, entrato in Antiochia, volle restituire all’antico splendore il tempio ed il culto d’Apollo, e ciò non poteva farsi se non si trasportavano altrove le reliquie del martire, che deturpavano il luogo sacro. Ed infatti ordinò che si eseguisse il trasporto. Quest’ordine fu causa di una grande dimostrazione dei Cristiani d’Antiochia, i quali, al dire di Sozomene, accompagnarono in folla, cantando salmi, per quaranta stadi, la cassa dove giaceva il martire. Giuliano fu per questa dimostrazione irritatissimo e si sarebbe lasciato andare ad atti di rappresaglia, se non fosse stato rimesso sulla buona strada dal prefetto Sallustio. Se non che, pochi giorni dopo, un terribile incendio divorava il tempio d’Apollo. I Cristiani affermarono che un fulmine mandato da Dio aveva posto in fiamme il tempio, ma Giuliano non dubitò un istante a darne la colpa ai Cristiani. Con grande amarezza egli ricorda, nel Misobarba, questo fatto, e pone a raffronto la condotta degli Antiochesi con quella di altre citt

Ma, la piena confessione del disinganno di Giuliano, la troviamo negli amari sfoghi del Misobarba. Il Misobarba, μισοπώγ

³²⁴ Amm. Marcell., I, 287, 3 sg. Io credo di far cosa grata ai miei pochi ma delicati lettori offrendo loro la traduzione di molta parte del Misobarba. Come tutti gli altri scritti di Giuliano, questo libello manca del lavoro della lima ed è disordinato nella composizione. Ma ha il merito prezioso di esser cosa propriamente viva, sgorgante di getto dalla vena aperta. La personalit

Il trattato contro i Cristiani sarebbe stato scritto, a quel che narra Libanio, nella sua orazione funebre, durante il soggiorno dell’imperatore in Antiochia. Noi sappiamo che Giuliano dimorò in Antiochia, dall’Agosto del 362 al Marzo del 363, tutto intento ai preparativi per la funesta spedizione di Persia. Ebbene, in mezzo a tali gravissime preoccupazioni, l’infervorato giovane, approfittando delle lunghe notti invernali, narra Libanio, scriveva, per dimostrare ridicola e vana la fede dei Cristiani, un libro che, sempre al dire di Libanio, era più poderoso di quello stesso che aveva dettato, al medesimo scopo, il vecchio di Tiro, cioè, Porfirio²³⁰. Certo, la circostanza di aver scritto, in un momento ansioso, un libro così grave, trovando, insieme, il tempo di comporre la brillante satira, il Misobarba, è la prova più luminosa della singolare versatilit

Ma qui noi lasceremo la parola allo stesso Giuliano, il quale, nel Misobarba, ci fa una vivace descrizione del sistema educativo, tenuto con lui dal suo pedagogo. Onde dare al lettore la possibilit

Il Misobarba è uno dei documenti più importanti e più atti a farci penetrare nell’intimo significato del tentativo iniziato da Giuliano. Per quanto la verit