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Condotti questi sette fratelli al cospetto dell’Imperatore questi invitò il primo a fare atto di adorazione al simulacro del suo idolo. Il fanciullo rispose: Signore! Mi è impossibile ubbidirti, inquantochè sta scritto nel sacro libro della nostra religione: «lo sono l’Eterno Iddio tuo». Fu consegnato al carnefice e morì fra i tormenti. Venne introdotto il secondo e all’identico invito fatto al primo rispose: Sta scritto nella legge, «non sar

Di questa vittoria memorabile Costanzo ebbe più dispetto che piacere. Alla corte di Milano si chiamava Giuliano, per ischerno, Vittorino. I cortigiani finsero di dare tutto il merito alle sapienti disposizioni dell’imperatore, e costui si prestò alla stolta adulazione, per modo da lasciare, negli atti imperiali, una relazione della battaglia di Strasburgo, nella quale egli figurava come il tattico glorioso della giornata, dimenticandovi affatto il nome e le gesta di Giuliano «che, dice Ammiano, egli avrebbe profondamente nascosto, se la fama non sapesse tacere le cose gloriose, sian pur molti coloro che le vogliono oscurare

²²⁷ Iulian., 303, 3 sg. Che singolare figura è mai questa dell’imperatore Giuliano! Come mai dal ceppo di Costantino è uscito questo nobile e generoso rampollo? V’ha in questa lunga parabola, di cui qui non ho dato che lo scheletro, l’espressione di un sentimento alto e puro, che non poteva venire che da un’anima profondamente onesta ed aperta al buono ed al bello. E si guardi lo strano fatto! Furono, appunto, i Costantiniani scellerati che favorirono il Cristianesimo e fu il solo Costantiniano generoso ed onesto che tentò il salvataggio del Paganesimo! È che il Cristianesimo, in più di tre secoli di esistenza, roso dalle eresie, diventato ricco e potente, s’era trasformato in una istituzione mondana, in una religione tutta di forme, ed aveva perduta gran parte della sua efficacia morale. Tanto è vero che gi

Chi era quest’Aezio che Giuliano tratta con speciali riguardi? Era una vecchia conoscenza dell’imperatore. Ma guardiamolo, per un istante; poi gli porremo accanto la grande figura di Atanasio, e così avremo davanti a noi due profili caratteristici del tipo cristiano del secolo quarto. Aezio, Siro di origine, si era dato, in gioventù, alle arti più varie.

Flavio Claudio Giuliano, nacque nel 331, in Costantinopoli, da Giulio Costanzo, fratello dell’imperatore Costantino e da Basilina, che apparteneva ad una nobile famiglia bitinica, congiunta con uno dei principi della Chiesa, Eusebio, vescovo prima di Nicomedia, poi di Costantinopoli.

Ma la considerazione più forte è che Giuliano, se non fosse stata evidente l’intenzione ostile dell’imperatore contro di lui, non si sarebbe ribellato, perchè non avrebbe avuto nessun interesse a farlo. In posizione eminente, unico rampollo della famiglia di Costantino, giovanissimo, pieno di gloria, adorato dai soldati, Giuliano non aveva che da aspettare. Costanzo, più vecchio di lui di quindici anni, non aveva figli. L’impero gli sarebbe caduto nelle mani naturalmente, mentre la ribellione lo esponeva ai pericoli di una guerra civile, la quale assai probabilmente sarebbe finita con la sua catastrofe. Pare, pertanto, non possa esser dubbio che Giuliano sia stato trascinato alla ribellione dalla necessit

Tali le opinioni di Dante, cui consonavano quelle di Cino; perchè ambedue credevan salute all’Italia la discesa dell’imperatore.

E ciò s’intende, perchè per gli oziosi e pei ghiottoni non v’era rifugio tanto sicuro come l’esser iscritti fra i servitori dell’imperatore»¹²⁴. E tutta questa turba viveva e prosperava di prepotenze e di eccessi¹²⁵. ¹²³ Amm. Marcell., I, 269, 13 sg. ¹²⁴ Liban., I, 565, 12 sg.

Messer Cino, dopo la mala accoglienza avuta con l’imperiale ambasceria a Firenze; dopo le vicende tumultuose di Roma, e dentro breve termine dopo la morte dell’imperatore a Buonconvento, non è a dir quanta doglia in quel core caldissimo d’amor patrio dovè provare, di gi

Noi non sappiamo se Aezio abbia accettato l’invito dell’imperatore che, mentre lo chiamava a , qualificava di stoltezza il Cristianesimo, ma, se ha accettato, non è riuscito a farlo parteggiare a favore dell’Arianesimo. Giuliano era affatto indifferente ed imparziale per tutte le sette cristiane ch’egli confondeva in un odio comune.