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Aggiornato: 15 giugno 2025


Contavo molto sull'effetto dell'ultimo verso, e m'ingannai perchè fin dalla prima strofa Violet non ebbe il menomo dubbio di non essere lei la fata. Come puoi essere tu la fata esclamai se dico che vorrei sapere dove si nasconde? , , rispose, ma gi

Fui, nella mia contentezza, per afferrargli le mani. Egli si restrinse in , mi diede un'occhiata diffidente. Finsi di non avvedermene e presi a raccontargli la storia del mio amore, rifacendomi dall'incontro con Violet a Belvedere di Lanzo.

E quella partenza diss'io quanto male m'ha fatto! Non ne parlare! rispose Violet sotto voce, ma con un impeto d'angoscia. Non parlar mai più del male che t'ho fatto! Camminammo in silenzio fino a casa. Appena passata la soglia Violet mi accostò le labbra all'orecchio, mi bisbigliò con voce lenta, grave di passione: Voglio essere amata col cuore, sai, non colla fantasia.

Io ascoltavo Violet in silenzio, collegando il suo accesso della notte, il suo aspetto triste colla lettera, soffrendo e sforzandomi di non lasciarlo apparire sia per alterezza, sia perchè sentivo non aver diritto ragione di dolermi. Quando tacque non le domandai niente, neppure di dove la lettera fosse venuta. Desideravo solo non se ne parlasse più, preferivo non saper dove quest'uomo fosse, relegarne la immagine fuori, quanto potevo, dalla realt

Promisi alla signora che almeno per alcuni giorni non mi sarei fatto vedere a Norimberga e, ringraziatala, mi congedai. Corsi subito a casa per scrivere a miss Yves. Non ho ritrovato questa lettera, ch'era uno scoppio di gioia e un assalto agli ultimi ostacoli che dividevano Violet da me.

«Sia forte e si ricordi pure che fu amato da me, se questo può valere a tenerla sul retto camminoQueste ultime parole mi guastarono l'impressione dolcissima delle precedenti e pregai Violet di toglierle.

Non è una colpa, mi ripetevo io allora in mente, e mi pareva di serrarmi Violet sul cuore, di convincerla con i miei baci, di dirle ch'era la mia sposa, il mio corpo, l'anima mia, il mio piacere, il mio desiderio per sempre; e che di ciò non daremmo conto agli uomini, ma solo a Dio.

Povero vecchio, egli dava di gran rabbuffi a suo fratello, si burlava del suo chiaro di luna, ma lo amava colla tenerezza d'una madre. Vede, per esempio uscì improvvisamente a dirmi Lei ricorda che ier l'altro, uscendo dalla stanza di mio fratello, esclamai «solite storieL'avevo trovato a piangere come un fanciullo perchè miss Violet era stata così fredda.

Indovinai sul momento ch'era l'uomo di Wetzlar; egli pure mi vide e indovinò chi ero io. Violet, al lampo che brillò negli occhi di lui, comprese, si voltò a me. Eccolo disse; poi sorrise e soggiunse venga accennandomi del capo con uno sguardo così tenero e lieto che tutta la mia gelosia svanì e fui subito al mio posto, presso a lei.

Credo avere aspettato mezz'ora. Udii Violet alzarsi, e tornai da lei per conoscere il mio destino. Ella si teneva una mano sugli occhi e aveva lo scritto nell'altra. Me lo porse e disse piano in inglese, quasi singhiozzando: Forgive me! Be kind to me! Mi perdoni! Sia buono per me! Poi uscì senza ch'io ardissi trattenerla. Aveva scritto così: «Non sono Mrs. Yves come Lei crede.

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