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Aggiornato: 15 giugno 2025
La sorpresa e la commozione mia nell'udire ch'ell'aveva una parola di Violet per me non si dicono. Non era ancora nè gioia nè spavento, perchè non potevo sapere quale parola fosse; quando intesi che miss Yves partiva all'indomani, sorse in me insieme al subito terrore, più forte del terrore, l'antica fede, la volont
Prese a un tratto un'aria compunta, abbassò gli occhi e sospirò: Povera me, io ho cominciato molto prima. A Roma? diss'io. Dopo aver letto Luisa? Violet si mise a ridere. Troppo presto! diss'ella. Com'è presuntuoso il signore!
Appena discesa si guardò attorno come per cercare qualcheduno; essendo miope non si accorse di me, che m'ero tenuto alquanto discosto. Poi la vidi entrare colle altre signore nella sala di 2^a classe. Pochi minuti dopo vi entrai io pure. Le compagne di Violet ridevano discorrendo col loro cavaliere, un uomo maturo, di qualcheduno che si faceva aspettare.
La via era deserta, ci sentivamo più soli che a Geisenheim; Violet mi abbandonò la sua mano, e le parlai del primo tocco delle nostre mani a Belvedere, della mia gioia di quell'istante. Adesso non senti più così disse Violet. Sei troppo avvezzo ad avere la mia mano. Devi tornare come a Belvedere soggiunse togliendomela. Ella si mise a scherzare con una civetteria, con una grazia indescrivibile.
Passai dal Rossmarkt; la casa era tutta buia. Il pensiero che all'indomani sera Violet non sarebbe più l
Violet vi era andata quasi un'ora prima per farvi uno studio di acqua e di cielo. Prese i versi e mi ringraziò con un lungo sguardo mentre gli Steele consideravano il suo lavoro. Violet lo ha gi
L'uscio dell'anticamera si aperse; Violet ebbe appena il tempo di ritirare la mano, ed il signor Treuberg entrò. Sua moglie era presso un'amica malata e faceva avvertire miss Yves che non avrebbe potuto rientrare prima di notte.
Intanto il cielo s'era venuto oscurando e un improvviso rovescio di pioggia mise lo scompiglio sul battello. Corsi da Violet, ma ella era gi
Steele osservò che ora avrei dovuto dire il primo così: A te, mia bionda sposa, il bevo il vino biondo, e s'incaricò egli stesso di un brindisi poetico a Violet. Poi volle costringere il povero signor Bröhl a farne uno a me. Questi si schermiva quanto poteva, protestando di non essere poeta. Ma, santo Dio, gridò Paolo alza il bicchiere, di' «evviva lo sposo» e poi bevi!
Capii dal suo silenzio che non s'era opposta e che ne aveva qualche particolare cagione cui non osava addurre. Credo che sia meglio diss'ella finalmente; e credo che Violet ne sar
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