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Aggiornato: 15 giugno 2025
Dopo avermi fatto i maggiori elogi di Violet e avermi parlato di suo padre, ch'era stato forse il più caro e intimo amico della famiglia Steele, il signore e la signora mi dissero che tenevano da miss Yves l'incarico di raccontarmi cosa fosse accaduto a Norimberga dopo ch'ella vi era ritornata da Eichstätt.
Subito dopo udii un riso e un'altra voce che mi pietrificarono. Sie Böser! Cattivo! Era Violet. Mi fermai, palpitante, a due passi dalla carrozza. L'uomo voltò il capo verso di me. Allora girai dietro la carrozza, mi fermai in mezzo alla via, fingendo di guardare il tetto e i pinnacoli della casa Nassau che spuntavano nel chiaro di luna.
Stava ella forse scrivendo a me? Chiesi a una donna, che attingeva acqua alla fontana nella sua gerla di metallo, se quella fosse la casa Yves. Non lo sapeva. La pioggia cadeva ora più fitta e tutte le finestre restavano chiuse. Passai e ripassai davanti alla casa, non sapendo se fosse bene o male di farmi vedere da Violet, non potendo staccarmi dal posto.
«Sai che anche prima di conoscer te, nessuna canzone popolare del mio paese, nessun Lied tedesco mi è stato mai più caro di questa antica ballata inglese? «Sono tanto triste, ho tanto bisogno di te, vorrei andare alla finestra, chiamarti nella notte. «Violet, Violet! Darling!»
L'indomani mattina uscii di casa alle cinque e mezzo. Piovigginava, la nebbia velava, in fondo alla contrada, il torrione rotondo del Frauenthor. M'incamminai verso il posto dove avevo incontrato Violet. Non si vedeva anima viva, il caffè Sonne era tuttavia chiuso, si udiva solo la quieta voce della vicina fontana di bronzo. Per andare nella Burgschmiedstrasse dovetti attraversare la citt
Oh! esclamammo insieme Luise! Il Waldmeister ci ricordò il bosco di Eichstätt e il nome della nostra amica, della cara giovinetta, ci punse il cuore di rimorso e di tristezza, perchè non avevamo ancora parlato di lei e ci pareva questa una colpa comune. Violet trasse a sè questa piccola Luise, e la baciò teneramente. Ecco la lettera di Violet: «4 luglio.
Mi presentò l'altro signore, e poi, impaziente di farlo vedere in quel costume, corse a chiamar sua moglie che rise in faccia al povero diavolo senza tante cerimonie. Venne subito anche Violet ma nè lei nè io avevamo voglia di ridere malgrado i cenni e le smorfie dell'amico Paolo.
E se la via m'è straniera, E se mistero m'è il bosco, Forse nell'ombra più nera Le fini labbra conosco. In vita mia non mi vennero mai scritti venti versi così presto; però vi erano tante correzioni che Violet ne fu esterrefatta. Tentò decifrarle, ma inutilmente; dovetti legger io.
Sento il suo mite odore nell'odor forte e vitale del bosco, odo il cicalìo dei fringuelli e dei tordi, le voci e le risate delle signorine sparse davanti a noi, nel profondo verde, in cerca di Waldmeister. Solo non odo nè vedo Violet, che ci segue col suo fidanzato.
Non ci fu verso ch'io potessi sottrarmi a un tale capriccio quantunque mi sentissi ridicolo. Avrei creduto che Violet mi aiutasse; invece si unì agli altri due contro di me e volle darmi ella stessa la carta e la matita.
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