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Aggiornato: 15 giugno 2025
Mi proponevo d'interrogare il mio amico Topler, ma Violet lo rimproverò dolcemente di averla abbandonata nel primo tratto di via e lo pregò di non ricadere in fallo. Soggiunse che avrebbe forse avuto bisogno di un secondo cavaliere. Mi accompagnai alla signora Treuberg e mi arrischiai a parlarle della canzonetta. Non era a posto, non era a posto, mi rispose.
Violet scriveva: «Lei non mi ha ascoltata, ha voluto farmi soffrire molto. Ora vede ch'è stato inutile; ora tocca a me di far soffrire Lei, benchè Iddio sa che non vorrei far soffrire mai alcuna creatura vivente, è in ciò non mi piace distinguere chi mi vuol male da chi mi vuol bene. Quando legger
Sai dissi a Violet l'indomani mattina in presenza degli Steele stanotte si è trovato il tesoro dei Nibelunghi. Lo dissi con un tale accento di sincerit
L'avevo inteso subito che la tristezza di Violet era il guasto lasciato da una gran tempesta di passione; lei stessa, parlando meco e scrivendomi, aveva alluso a un simile passato; pure soffersi come se prima vi fosse stata in me una irragionevole speranza che Violet non avesse detto il vero. Non osai chiedere una spiegazione lì per lì.
Violet parve sorpresa e mortificata dalle mie parole. Allora compresi che questo silenzio serbato co' miei parenti la poteva offendere, e ciò mi recò più dolore che il non aver detto la verit
Ero arrivato a casa il 21 maggio, e al 1° giugno non sapevo ancora niente di Violet: mi venne il dubbio che ella mi avesse scritto fermo in Posta, e corsi a sincerarmene. All'ufficio non trovai nulla, ma poi incontrai il postino del mio quartiere che mi porse una lettera col francobollo straniero. L'afferrai; era lei.
Sì, sì soggiunse la signorina porgendo due labbrucci malcontenti ma Lei non pensa che a Violet, non si occupa dei miei fiori.
Violet tacque un poco. Ecco disse poi se ora cadessi nel Reno in Italia non si saprebbe neppure che ci siamo conosciuti. Perchè tu non diresti mai niente, non è vero? Tardavo a rispondere.
Davanti al Schönen Brunnen, al tabernacolo di Adamo Krafft nella Lorenzkirche, alle porte insigni della Sebalduskirche mi assaliva la gioia della bellezza, mi gloriavo d'essere io puro artista, pensavo felice che l'amore di Violet avrebbe saputo trarre anche da me un fuoco d'idee e di opere. L'altra signora si diceva gelosa della Musa; ma Violet!
Ero ebbro di quell'ultimo sguardo e della speranza di stringermi un giorno Violet fra le braccia, mia sposa, mio corpo, anima mia per sempre. Degli altri il solo Treuberg e il dottor Topler bevevano. La signorina Luise compativa il vino in grazia del Waldmeister e si accontentò di libarlo. Lo mesceva invece a noi molto generosamente.
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