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Aggiornato: 15 giugno 2025


Ella non rispose; mi disse invece sottovoce e in fretta: Voglio bene a Violet, mi rincresce che sposi il professor Topler.

Violet mi intendeva, la sua voce diventava sempre più sommessa, qualche volta tremava. Gli altri pendevano dalle nostre labbra. Quando si tacque la signorina Luise sospirò, annunciò che aveva un gran desiderio di vedere l'Italia, incominciò a dire i versi di Mignon e s'interruppe a mezzo.

Violet desiderò sedere un poco e poi si ripose in cammino appoggiandosi alle sorelle von Dobra. Non diceva cosa si sentisse, ma aveva bisogno di fermarsi a ogni due passi. La signora Treuberg disse piano al vecchio Topler che sarebbe stato bene far salire un medico al Parkhaus. Topler alzò gli occhi al cielo.

Lei non deve perder niente per me rispose Violet con voce tremante. Io spero che trover

Cosa vuole? esclamò la povera donna. Avrebbero torto, ma temo che sarebbe così. La madre di Violet era romana; una dolce creatura! Ma non direi che lei e i suoi cognati avessero due idee comuni; e loro gi

E trasse a l'albo dei visitatori di Molkencur che ci avevano portato poco prima. C'era una colonna per il nome, un'altra per la patria; Violet vi scrisse invece del proprio il nome fantastico di una donna immaginata da me e vi pose accanto l'altro dolcissimo nome: Italia. Gli Steele avevano gi

Violet era rimasta a Rüdesheim perchè certi suoi conoscenti di Norimberga le avevano promessa una visita; ed io avevo scelto quel giorno per andare a Magonza dove intendevo acquistare un dono per lei. Tornai con un braccialetto assai semplice e con questi versi di cui ella comprese subito il concetto benchè avesse bisogno di qualche spiegazione speciale.

Non seppi rispondere che uno sciocco no. Mi mancò la voce. Dopo un breve silenzio Violet mi susurrò che doveva dirmi un'altra cosa. Cosa? Ella non parlava più, io non sapevo immaginar niente, ma il petto mi faceva male. Iersera diss'ella a capo chino, sottovoce ho avuto una lettera di... Nominò la persona cui aveva amato un tempo.

Il bisogno di parlare a Violet e ch'ella sapesse un giorno quali fossero stati, dopo il nostro incontro, i miei pensieri e il mio cuore, mi fece scrivere in certo quaderno, mio fedele compagno, quel che segue: «Eichstätt, albergo dell'Aquila Nera, 11 maggio 1872.

Per lui ha stima, s'intende; non vi sono in tutta la Baviera due caratteri d'oro come mio fratello; ma per me ha simpatia. Non mi piaceva entrare in questo argomento. Ero fermo nel proposito, espresso a Violet, di manifestare le mie intenzioni, ma non era giunto il tempo: e intanto non stimavo leale giovarmi dell'ignoranza di Topler per ottenere da lui informazioni di carattere intimo.

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