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Preposto alla cassa era un giovane biondo e bello e di gentile aspetto, di anni tra i venticinque e i trenta. Spesso lo vidi circondato da masse enormi di ghinee, di luigi, di dobloni; e me lo finsi un ebbro che corre intorno all'orlo dell'abisso, sicchè talora mi venne fatto esclamare: Dio di Giacobbe, abbilo in guardia!

I brividi dell’odio e dell’amore finsi per mille pubblici, su palchi di legno: ed ogni folla che s’accalchi suscita in me l’alto ricordo in cuore. Flessi a ogni gioco la mia grazia varia, vita morte follia da me fu espressa: Cordelia pia, Desdemona sommessa, Lady Macbeth sinistra e sanguinaria.

Piansi, e tacqui; e non lordo di quel sangue crederlo finsi: invano. Ognor spiacergli, era il destin mio crudo. SENECA Amarti mai potea Neron, s'empia e crudel non eri? Ma pur, ti acqueta alquanto. Ecco novello giá sorge il . Tosto che udrá la plebe del tuo ritorno, e rivederti, e prove darti vorrá dell'amar suo.

Ma rimaneva ancora da fare un po' di strada in omnibus; m'arrampicai sul tetto del primo che vidi, mi lasciai condurre fino al termine della corsa e poi tornai al punto di dov'era partito. Strada facendo, ebbi più volte occasione di meravigliarmi della famigliarissima disinvoltura colla quale uno qualunque dei miei vicini, per passare da una parte all'altra dei sedili, si serviva della mia spalla come punto d'appoggio, facendomi per un momento sentire il peso di tutta la sua persona, e dandomi poi nell'atto di levare la mano una scossa vigorosa, come un ginnastico che butta via l'asta dopo aver saltato la corda. Il primo che mi rese questo servizio, siccome mi colse all'improvviso, mi fece rimanere mezzo stroncato. Come di ragione, mi voltai, almeno per avere il compenso d'un sorriso che volesse dire: Scusi. Che! M'aveva voltate le spalle senza darsi l'incomodo di guardare quant'ero lungo. Visto che s'usava così, presi le mie precauzioni, e ogni volta che vidi un vicino stender la mano, gli porsi la spalla, dicendo: Si serva ; e così tenendo duro fin che si fosse servito, restai un po' meno sconquassato. Ma fui poi compensato, su quello stesso omnibus, dal piacere che provai persuadendomi che si può benissimo fare una piacevole conversazione senza capirsi. Un giovanotto accanto a me, che pareva molto allegro, mi rivolse la parola in inglese. Io risposi in francese: non capisco. Egli non capì che non capivo, e tirò innanzi ridendo. Feci cenno col capo di no, di no, che non s'incomodasse, che era fiato perduto. Il caso volle forse che quel no cadesse a proposito a una domanda che m'aveva fatta, e continuò più infervorato che mai. Allora, poichè parlava con tanto piacere, finsi di capire, facendo dei mezzi sorrisi e dei cenni indeterminati, che non potessero discordare recisamente da nessuna cosa che mi dicesse. Poi, cominciando ad annoiarmi di far quella parte, pensai che s'egli mi parlava una lingua che io non capivo, io potevo bene parlargli una lingua che non capisse lui; e mi misi a discorrere in italiano. Era buio pesto; nondimeno rise, mi battè la mano sul ginocchio, stette a sentire con un'aria di curiosit

Lo seppe da vostra madre, che non aveva segreti per lui. Egli cercò sdegnato di me. Non conoscendomi, egli aveva ragione; io m'ero introdotto, straniero, non chiesto, in sua casa. Il prode gentiluomo volle lavar l'ingiuria nel sangue, e mi seguì in Isvizzera, dove tranquillamente fu meditata e condotta tra noi due una sciocca contesa, che ci offrisse un ragionevole pretesto di scendere sul terreno. Io finsi, per non dar sospetti ai testimoni, di aggiustar la mira su lui; ma il colpo, come volevo, andò in alto. Egli a sua volta appuntò la pistola; io gli offrivo il petto scoperto; la palla mi penetrò qui (ed accennava il sommo del petto) ed uscì fuori dall'omero. Caddi, più lo vidi, o seppi di lui. Stetti un mese tra morte e vita, ma risanai; la morte non mi voleva.... Morire allora per le mie mani?... Il pensiero m'era balenato alla mente, ma non mi diè l'animo di mandarlo ad effetto. Come avrei io potuto dipartirmi al tutto da lei, abbandonare la terra che l'accoglieva vivente? Che avrebbe fatto il mio spirito, lontano da lei? C'era egli, non pure allegrezza di beati, ma riposo, ma sonno, dove ella non fosse? Queste parranno sottigliezze a voi, ma non sono, e certo non mi parvero tali. Parlavate d'amore disperato, Aloise!... Eccovi il mio. Soffrir mille morti e non morire, nutrirmi d'ira, di gelosia, com'altri di felicit

Le risposi con un sorriso; e finsi di non porvi gran fatto mente continuando a sfogliazzare un antico albo di paesaggi svizzeri, ma in segreto me ne compiacqui, e dissi a me stesso che se Clelia m'aveva detto quelle parole, doveva aver pensato fino a quel punto ad Eugenio; e che se vi aveva pensato, non poteva andar molto che anch'essa avrebbe apprezzato le virtù di quell'anima gentile.

Evitai di eccitare la malata, finsi di non comprenderla, non corrisposi alle sue effusioni, cercai di distrarla con oggetti materiali, feci in modo che Cristina non ci lasciasse soli come nelle altre sere d'intimit

Il sorriso bonario che accompagnò queste parole valse a rassicurarmi sulla disposizione che aveva in quel giorno il suo spirito quantunque continuasse con una intonazione di leggiero persiflage. E vi piacerebbe che vi dicessi di qual colore era il vostro cappellino o quanto meno se si addiceva al pallore interessante del vostro volto. Non è così? Mi finsi un po' sdegnata: Non è proprio così.

Corse subito da me vantandosi a gran voce di aver fatto presto, e, quando mi fu vicino, mormorò: attenzione, perchè l'uomo di Bingen è qui. Il mio primo movimento fu di uscire e affrontarlo. Finsi di parlare a Paolo dello scontrino che avevo in mano e gli chiesi se colui fosse nella stazione.

Fui, nella mia contentezza, per afferrargli le mani. Egli si restrinse in , mi diede un'occhiata diffidente. Finsi di non avvedermene e presi a raccontargli la storia del mio amore, rifacendomi dall'incontro con Violet a Belvedere di Lanzo.