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Aggiornato: 30 aprile 2025
Avevo ricevuto nel mattino una lettera di colui, colla data di Bingen; due sole righe in cui mi chiedeva un colloquio per l'indomani. A Violet non ne avevo fatto parola; ma ora dovetti parlarne a Steele perchè s'adoperasse meco a ottener dal parroco che il matrimonio venisse celebrato con segretezza, nel cuore della notte.
La sera del secondo giorno dal mio arrivo ebbi questo biglietto da Magonza: «Dovevamo restar qui una settimana, ma ho ottenuto che si parta domani. Oh non posso, non posso più stare lontana da Lei! L'anima mia è più che mai Sua, tutta Sua, ma, nella lontananza, le antiche obbiezioni mi combattono ancora. Io non voglio più ascoltarle, però soffro, soffro, ho infinitamente bisogno di esser con Lei. La mia amica desidera viaggiare di notte; così partiremo col treno della riva sinistra che arriva a Bingen prima dell'alba. Gli Steele hanno molte cose a fare col
Rugge il Reno, i giganti Pioppi fremon su i lidi, Mi corre il vento avanti, Mi cinge d'alti stridi. Il fulgido tesoro Nel sacro Reno immerso Pe' tuoi capelli d'oro Rapisco nel mio verso. Or buia piange l'onda I suoi perduti rai; A la tua testa, bionda Non si torran più mai. Dovevamo andare a Bingen, quella mattina, col vaporetto e quindi al Maüsethurm, e ci eravamo dato convegno allo sbarco.
Corse subito da me vantandosi a gran voce di aver fatto presto, e, quando mi fu vicino, mormorò: attenzione, perchè l'uomo di Bingen è qui. Il mio primo movimento fu di uscire e affrontarlo. Finsi di parlare a Paolo dello scontrino che avevo in mano e gli chiesi se colui fosse nella stazione.
Questo contegno del mio vecchio amico mi pareva misterioso e non me lo sapevo spiegare se non supponendo che Topler juniore fosse a Wetzlar. Non avevo ancora parlato con Violet di questa gita e risolsi subito in cuor mio di non parlargliene più. Topler discese a Bingen.
Prima ancora che si ripartisse smise di piovere e si fece la traversata da Bingen a Rüdesheim con un riso splendido di cielo e di Reno. Violet era felice, scherzava, rideva; quanto a me non mi sentivo allegro, mi pareva aver qualcosa sul cuore, e non sapevo che.
Non cercai di veder Violet al suo arrivo. Dal momento in cui mi scrisse «cedo» mai mai cosa alcuna mi fu più dolce che obbedire a un desiderio dell'amica mia, contrario al mio egoismo, ai desiderii miei. Io spero avere così amata una tale creatura, avere così usato un tal dono di Dio il meno indegnamente possibile. Solo mi permisi di andare verso le sei della mattina, allo sbarco del vaporetto che corre continuamente fra Bingen e Rüdesheim, essendo sicuro, per la lettera di Violet, ch'ella non sarebbe arrivata così per tempo. Mi trattenni col
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