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Aggiornato: 16 giugno 2025
Naturalmente l'Ubaldo scrisse il giorno dopo sul Tempo un articolo molto laudativo per il Rossetti e trovò modo di vantare la splendida bellezza della figlia, che aveva servito di modella al quadro di Desdemona. In redazione si burlarono molto di lui per l'ammirazione tributata a un artista invecchiato nell'oscurit
Attraverso tutto l'orrore della propria paura ella sentiva nella morte di Desdemona una passione, che Ofelia stessa non avrebbe potuto comprendere malgrado tutta la propria tenerezza di fanciulla. Infatti quell'ultima menzogna per accusare sè stessa provava forse la superiorit
Se qualcuna si ribella, le altre in coro: «Lascialo fare, lascialo fare, siamo tutti italiani! Evviva l'Italia!». Ad un tratto tre moraliste si slanciano su di me e tra il serio e il buffo mi tirano per le gambe. Tentano d'imbavagliarmi con un cuscino. Sarei disposto a far la fine di Desdemona, ma puzza troppo il cuscino.
Ecco, un tragico sciame di anime che il soffio di Shakespeare ha suscitato dal niente e porta nei secoli; il buon vecchio Re pazzo, errante a caso nella notte e nella tempesta, il principe infelice, meditabondo in faccia al delitto, i dolci, pallidi visi di Cordelia la semplice e di Desdemona la fedele, strangolate. Ecco il giovine Werther che scrive l'ultimo addio a Carlotta e alla vita.
Rappresentare così vivamente, così efficacemente è pensare; è dar forma al pensiero però, cioè fare opera d'arte. Shakespeare, che il critico invoca, fa forse altrimenti? Giudica forse Otello? Jago? Desdemona? Ofelia? Amleto? Niente affatto. Egli vuol bene a Jago quanto a Desdemona, e forse più. Con che amore non lavora per metterci viva sotto gli occhi quella infame creatura! È diventato lui, la malizia, la calunnia, la insinuazione in persona; si direbbe che lo accarezzi, che lo palpi, che lo volti e rivolti, aggiungendo qua una pennellata, l
Tutte quelle tinte miti si fondevano in un tutto armonioso, che accarezzava dolcemente l'occhio e faceva da cornice a una stupenda figura di giovinetta che, seduta davanti all'artista, sopra un ripiano di legno, servivagli di modella per una Desdemona. Ella arrossì lievemente vedendo entrare un estraneo e sollevò il capo dai guanciali che le facevano da sostegno.
Ubaldo gettò uno sguardo sul quadro, che rappresentava Desdemona in atto di ascoltare il racconto delle battaglie di Otello, lo lodò immensamente e disse che se quel quadro era riuscito così, era merito non solo dell'autore di esso, ma anche della bellezza della signorina.
E come fuggire a quella forma d'affetto? La donna, si sa, è debole e paurosa. Quanto meno è saldo in lei il vincolo che lega la vita alla carne, tanto più grande è il timore di perderla. Desdemona trema. Peggio ancora, ella non osa dire a sè stessa di amar Cassio, così dolce e così buono; il dramma finisce, e finisce la vita per lei, nella persuasione di avere amato il suo furibondo carnefice.
Non v'è che lo coscienze perverse che abbiano un sembiante sì festoso. Un manigoldo non retrocede innanzi all'idillio, se lo trova di suo pro. Il carmina proveniunt animo deducta sereno è una baggianata volgare. Vitaliana, dagli occhi divaricati, cercò l'infamia sulla faccia di suo marito come Otello cercava il bacio sulla labbra di Desdemona.
Così, una sera dopo l'altra, Nino seduto nella sua poltrona al Garrick, la guardava e contava i giorni che gli rimanevano prima che ella ripartisse. Ogni sera ella era diversa: era Saffo e Maddalena; era Norah e Fedora; era Fedra e Desdemona. Ogni sera ella era davanti a lui tutta sorrisi o lagrime, tutta amore od odio. La vedeva dolce e spaventosa, feroce e ammaliante. La vedeva abbracciare e uccidere; contorcersi in morti delicate o terribili. Ella era la purit
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