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Aggiornato: 18 maggio 2025


Ma il genio di tutti i genii non ha scritto l'Inferno per odio e per vendetta, per ira e per isdegno? Ma nello Shakespeare, dall'Otello all'Amleto, non sente il turbine di tutte le passioni? E la disperazione non ci ha dato il Werther? Mediti ciò che le dice un uomo, il quale non s'intende di nulla, fuor che di libri; se ha veleno nel cuore, lo lasci libero; sar

A costoro basterebbe rispondere che il più gran poeta del secolo, Goethe, è stato uno scienziato di vaglia, e lo studiare di chimica non parve disdicevole al creatore di Margherita e di Werther. Uno scrittore francese, e dei più originali, fa ancora, io credo, il giardiniere a Nizza, ed è tanto superbo di aver dato il nome ad una nuova variet

Il culto romantico del dolore sembra serpeggiare come una malattia attraverso le letterature; pure, non frequentemente lo ritroviamo fra i Romani. E se ne guardino essi; altrimenti ci potrebbe ancora avvenire di vedere lo spirito di Werther che erra pel Colosseo, al lume di luna, con la guida del Förster sotto il braccio. Tra il Dolore e il Mistero della tomba sta sempre, anche per un romano dei nostri, il sapere e il lavoro. Travailler sans raisonner dice il filosofo Martino al gran filosofo Pangloss, c'est le seul moyen de rendre la vie supportable; e se i Romani si lasciano sedurre da un sentimentalismo che non riguarda la loro nazionalit

Ecco, un tragico sciame di anime che il soffio di Shakespeare ha suscitato dal niente e porta nei secoli; il buon vecchio Re pazzo, errante a caso nella notte e nella tempesta, il principe infelice, meditabondo in faccia al delitto, i dolci, pallidi visi di Cordelia la semplice e di Desdemona la fedele, strangolate. Ecco il giovine Werther che scrive l'ultimo addio a Carlotta e alla vita.

Ragionava, sillogizzava sulla sua passione; ciò che è terribile. Si arrestava, avvolto in certi pensieri che, se altri avesse potuto leggergli dentro all'involucro cerebrale avrebbero fatto dubitare della sua ragione. Con esse cominciò ad insinuarsegli nell'animo il veleno che dalle pagine sublimi del Werther e dell'Ortis si era versato in tutta la letteratura dell'epoca.

Talvolta anzi è così povero di poesia, che è costretto a comprarla o a prenderla in prestito. Fra gli altri ho conosciuto un poetico giovanotto, di cui ebbi occasione di leggere le lettere, che scriveva alla fidanzata. Erano letteralmente copiate dal Foscolo e dal Goethe. Meno male che la sposa non aveva mai letto Jacopo Ortis il Werther.

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