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Aggiornato: 9 maggio 2025
Mi accolsero colla solita benevolenza, chiedendomi scusa d'avermi incomodato; ma conoscendomi compiacente e gentile, le signore mi pregavano di accompagnarle in un sito deserto della montagna, essendo il signor Nicola impedito, e non osando avventurarsi sole con Martino in quei greppi.
Lidia non mi conosceva così da indovinare che tale sommissione mi faceva somigliar la donna a una specie di medicinale vivente, di cui si prendon quelle dosi notturne che riescano a calmare i nervi; e non conoscendomi, l'ora di ritrarsi nella sua camera sembrava penosissima a Lidia; non si coricava più per riposare, ma perchè si sentiva poco bene; evitava d'incontrare i miei sguardi per timore di leggervi una domanda; talvolta faceva la storia delle sue indisposizioni; non si decideva a muoversi se non ben certa ch'io era compreso di tanti malanni.
Capisco che quelli che lo vedono, conoscendomi da un pezzo, devono rimanerne molto stupiti; la fortuna mi ha colmato de' suoi doni, e sono per di più dotato d'un carattere facile ed allegro. Fui sempre spensierato, vivace, non ebbi mai dispiaceri e non me ne procurai. Le sfortune d'amore mi sono sconosciute.
AMASIO. Signora mia, questo richiedermi del giuramento è una occolta maniera di notarmi d'infedeltá: perché non posso mostrarvi se vi amo o no, perché, conoscendomi voi modesto, stimarete ciò faccia costretto dal giuramento. BALIA. Credegli, figlia, credegli, ch'io verrò teco in compagnia, ché non dandovi la fede cosí da presso non vi manterrá quanto v'ha promesso. LIDIA. Ecco, ne vengo a voi.
Lo seppe da vostra madre, che non aveva segreti per lui. Egli cercò sdegnato di me. Non conoscendomi, egli aveva ragione; io m'ero introdotto, straniero, non chiesto, in sua casa. Il prode gentiluomo volle lavar l'ingiuria nel sangue, e mi seguì in Isvizzera, dove tranquillamente fu meditata e condotta tra noi due una sciocca contesa, che ci offrisse un ragionevole pretesto di scendere sul terreno. Io finsi, per non dar sospetti ai testimoni, di aggiustar la mira su lui; ma il colpo, come volevo, andò in alto. Egli a sua volta appuntò la pistola; io gli offrivo il petto scoperto; la palla mi penetrò qui (ed accennava il sommo del petto) ed uscì fuori dall'omero. Caddi, nè più lo vidi, o seppi di lui. Stetti un mese tra morte e vita, ma risanai; la morte non mi voleva.... Morire allora per le mie mani?... Il pensiero m'era balenato alla mente, ma non mi diè l'animo di mandarlo ad effetto. Come avrei io potuto dipartirmi al tutto da lei, abbandonare la terra che l'accoglieva vivente? Che avrebbe fatto il mio spirito, lontano da lei? C'era egli, non pure allegrezza di beati, ma riposo, ma sonno, dove ella non fosse? Queste parranno sottigliezze a voi, ma non sono, e certo non mi parvero tali. Parlavate d'amore disperato, Aloise!... Eccovi il mio. Soffrir mille morti e non morire, nutrirmi d'ira, di gelosia, com'altri di felicit
CINTIA. Alzatevi, vi dico, e se dite che voi sète servo, ubidite alla vostra padrona: il castigo e la penitenza sará che se non conoscendomi non mi avete amata, or che mi conoscete debbiate amarmi come io amo voi. ERASTO. Che io non debba amarvi? e comandarmi voi il contrario, come potrei ubbidirvi?
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