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Lo pensavo, per scusare la mia debolezza, ma capivo benissimo che non avrei avuto la forza di farlo. Gi

Buon giorno, Zaccheo, gli dissi, me ne consolo che siete di buon umore. Non può essere altrimenti, mi rispose, quando mi rammento che vi siete burlato di me perchè davo la pappa al mio bambino, ed ora vi vedo dare il pasto ai pulcini. Ridete che avete ragione, soggiunsi, quando mi burlavo di voi ero un imbecille, e non capivo che non si deve vergognarsi che a fare il male....

Nei giorni migliori, quando lo capivo bene, gli si manifestava in volto una gran gioia e una luce spirituale raggiava nel sorriso che si schiudeva sulla sua bocca come un fiore al sole. Avanzandosi la bella stagione eravamo sempre fuori; o in giardino accanto ai rosai, o sotto le acacie, o nei piccoli sentieri adiacenti dove Alessio correva con una reticella in mano a caccia di farfalle.

L'oste e i vicini dicevano: È ubbriaco! Io capivo che non era ubbriaco questa volta. Lo avevo chiamato «Babbino, babbino» e non rispondeva più. Allora corsi, era di notte, a chiamare il dottore. C'era la neve tanto alta! Il dottore brontolò che non era tempo da disturbare i cristiani. Poveretto! ma anche noi, come si doveva fare? Un po' per uno.

Non capivo la sua lingua, ma dal modo con cui si esprimeva, accompagnando spesso la narrazione con gesti, traspariva l'interesse che vi prendeva e lo spirito che lo dominava, e i suoi occhi benchè incastrati nell'orbita di un semi-selvaggio si gonfiarono di lagrime quando raccontando dell'attuale guerra dei suoi compaesani colle truppe di Gordon pacha, disse che se fosse ucciso suo figlio, lui pure morrebbe di dolore.

La commedia quella sera mi annoiava, gli attori strillavano, io non avevo il programma e non ci capivo nulla. In palco, con noi, vi era un medico, ma uno di quelli moderni, che sono prima filosofi, poi fisiologi, poi medici: un materialista calmo e feroce, che in tre parole distruggeva l'amore, l'anima, l'immortalit

Allora, che cosa potevo farci?... Poi, mi persuadevo d'ingannarmi, speravo che tutto questo fosse un prodotto della mia fantasia, della mia paura. Ella non era triste, lieta; mi pareva un poco annoiata. Con me, era piuttosto fredda; capivo che il pericolo sarebbe stato nel caso contrario. Quell'uomo era ingolfato in affari politici, agitava il paese, non aveva tempo da scrivere una lettera.

Il concetto le piacque; i versi non le parevano miei, li trovava così differenti da tutti gli altri che le avevo dati. Lo capivo perfettamente, ma tuttavia le domandai in che li trovasse differenti. Mi rispose ch'erano più difficili, che le ricordavano molto più degli altri le sue letture di classici italiani e le facevano un poco l'effetto d'essere stati scritti da un pittore quattrocentista.

Gesticolando, gridando, dicendo mille cose che io non capivo, tirandomi per le falde, pel panciotto, per le maniche, mi si stringevano addosso come un branco d'affamati, mi alitavan nel viso, mi mozzavano il respiro.

Così capivo di essere ancora giovane, di avere aperta davanti ai miei passi una via di vita, di gioia, di attivit