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Ma rimaneva ancora da fare un po' di strada in omnibus; m'arrampicai sul tetto del primo che vidi, mi lasciai condurre fino al termine della corsa e poi tornai al punto di dov'era partito. Strada facendo, ebbi più volte occasione di meravigliarmi della famigliarissima disinvoltura colla quale uno qualunque dei miei vicini, per passare da una parte all'altra dei sedili, si serviva della mia spalla come punto d'appoggio, facendomi per un momento sentire il peso di tutta la sua persona, e dandomi poi nell'atto di levare la mano una scossa vigorosa, come un ginnastico che butta via l'asta dopo aver saltato la corda. Il primo che mi rese questo servizio, siccome mi colse all'improvviso, mi fece rimanere mezzo stroncato. Come di ragione, mi voltai, almeno per avere il compenso d'un sorriso che volesse dire: Scusi. Che! M'aveva voltate le spalle senza darsi l'incomodo di guardare quant'ero lungo. Visto che s'usava così, presi le mie precauzioni, e ogni volta che vidi un vicino stender la mano, gli porsi la spalla, dicendo: Si serva ; e così tenendo duro fin che si fosse servito, restai un po' meno sconquassato. Ma fui poi compensato, su quello stesso omnibus, dal piacere che provai persuadendomi che si può benissimo fare una piacevole conversazione senza capirsi. Un giovanotto accanto a me, che pareva molto allegro, mi rivolse la parola in inglese. Io risposi in francese: non capisco. Egli non capì che non capivo, e tirò innanzi ridendo. Feci cenno col capo di no, di no, che non s'incomodasse, che era fiato perduto. Il caso volle forse che quel no cadesse a proposito a una domanda che m'aveva fatta, e continuò più infervorato che mai. Allora, poichè parlava con tanto piacere, finsi di capire, facendo dei mezzi sorrisi e dei cenni indeterminati, che non potessero discordare recisamente da nessuna cosa che mi dicesse. Poi, cominciando ad annoiarmi di far quella parte, pensai che s'egli mi parlava una lingua che io non capivo, io potevo bene parlargli una lingua che non capisse lui; e mi misi a discorrere in italiano. Era buio pesto; nondimeno rise, mi battè la mano sul ginocchio, stette a sentire con un'aria di curiosit

Egli stette otto giorni in cella, in camicia, senza coperta e senza pagliericcio d'inverno, a costo di crepare di freddo e di starnuti. Ma poi ha dovuto finire per lasciarsi vestire come gli altri. Mandeville, il quale ha voluto imitarlo, è uscito sconquassato dai pugni ed è morto.

Io dormiva nella bottega, sopra un divano sconquassato e pensavo sempre a lei che se n'era fuggita. Tre mesi senza vederla! Considerate voi che siete padre!... Avete figlie?... Caspita! Figlie? Ne tengo tre... Peppenella! Peppenè!... e chiamava una ragazzetta ch'era fuori nella via a giocare Trase, viene cc

Procolo mandò a chiamare il vecchio Martino, il quale arrivò trascinando il suo organetto mezzo sconquassato e difeso da tela verde. Egli si mise davanti alla porta e cominciò a far girare il manubrio mentre le note scappavano fuori dello stromento come stridi, andando in su ed in giù, a destra e sinistra, scordate, aspre, matte; grattavano le orecchi.

Donato si scuote, balza fuori dal carrozzone, e si arrende all'invito del primo monello che, schioccando la frusta, offre un calessino sconquassato. La rozza, educata alla identica scuola del Morello famoso, attraversa come un fulmine o poco meno le vie di Seregno, poi strascica gli zoccoli nella polvere della via maestra. Che fa lo sciagurato? Che propone?

Ariele e il valor suo tutto è pronto al voler tuo possente. Hai suscitato la tempesta che o spirito ti dissi di suscitare? In ogni più minuto particolare. Ho sconquassato tutta del Re la nave, or sullo sprone alzandola or sulla poppa e in ogni sua cabina o sopra il ponte suscitai l'incendio.