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Se intorno alle guise di acquistare stato tra lui e Alessandro VI corresse divario può giudicarlo il lettore: costituitosi giudice tra Giampaolo e Gentile Baglioni, Lione cita il primo a comparire in Roma; quegli subodorando il capestro si finge infermo, e manda in sua vece il figliuolo Malatesta, il quale con oneste accoglienze accarezzato pure come procuratore del padre non si accetta; Giampaolo tentenna, ma confortato dal genero Cammillo Orsini, e da altri baroni romani, ottenuto salvacondotto papale, di mala voglia va; incauto! quanto valesse il salvacondotto del papa lo aveva pure a sapere! Lione sentendolo prossimo a Roma si reca a stanza in Castello; quivi lo accoglie, lo sostiene, e lo ammazza. Colpe al tradito apposero molte, anzi infinite, e forse ne aveva oltre al dovere; ma talune (delle quali si menò maggiore strepito) in Roma si avevano per vezzi; causa vera fu, che Giampagolo si era mostrato sempre parziale al Duca di Urbino, torbido, e cupido di dominio, insomma tale che parve al Papa non potere starsi sicuro finchè vivesse. La strage proditoria del Papa pensarono i Fiorentini più tardi imponesse al figlio il debito della vendetta, sicchè non ultima fu questa considerazione per eleggere Malatesta capitano generale; allora Macchiavelli era morto, pure aveva lasciato scritto come gli uomini, almeno allora, il sangue paterno più agevolmente perdonassero della perdita del patrimonio; peccato fu, che i Fiorentini se lo dimenticassero. Dopo il Baglioni mandò Giovanni dei Medici contro il Freducci diventato signore di Fermo; lui avventuroso, che morì da soldato sopraffatto da fanti e cavalli in numero venti volte maggiore del suo! i minori tiranni atterriti, sbandandosi riparano in questa parte, e in quella: taluni fiduciosi della misericordia del Papa si ridussero a Roma, e la ottennero; dopo che la tortura ebbe loro stracciate le membra, patirono morte di corda l'Amedei tiranno di Recanati, Zibicchio di Fabbriano, e Severiani di Benevento. Il Roscoe solenne encomiatore di Lione siffatti gesti del suo eroe non potendo giustificare, li tace; però non dissimula quello, o piuttosto quelli che il Papa dabbene commise a danno di Alfonso d'Este, il quale comunque sortito all'onore di portare il gonfalone della Chiesa alla incoronazione di lui non andò immune dall'assalto proditorio delle milizie papaline, mentre giaceva infermo, della vita in forse, e il fratello Ippolito si trovava in Ungheria; e ne sarebbe rimasto oppresso di certo, se di opportuno aiuto non lo sovveniva Federigo duca di Mantova. Andate a vuoto queste prime insidie Lione tornò alle benevolenze consuete fra le persone più care, e queste non tolsero, che da capo non gli tramasse contro il tradimento corrompendogli Ridolfelle capitano delle sue guardie, che per danari promise ammazzare il Duca, e consegnare una porta al nemico; ma costui o buono in tutto, o subdolo tenne il trattato doppio e svelò ogni cosa al Duca. Il Sismondi afferma due cose, che al paragone io non rinvenni esatte, la prima delle quali è, che secondo lui il Muratori afferma avere letto il processo compilato intorno a questo misfatto; ora di ciò è niente; il Muratori dice, che il Duca dopo composto il processo dell'attentato con le deposizioni di alcuni complici e le lettere del protonotaro Gambara ordinatore insieme al Guicciardino di tanta enormit

Ma in quella vece si vide rimosso dal palco, senza conoscere il perchè, tratto ancora al suo fondo di torre a macerarsi un altro giorno, compassionando il giudizio veduto, e paventando la vergogna di un perdono e la gratitudine della clemenza.

Anno 908 e 912. I costumi, e le arti della meretrice Marozia sembra, che assai si confacessero alla Chiesa di Roma, però che la sua discendenza cestisse ottimamente in mezzo a lei. Dalla sua famiglia nacque Benedetto VIII, il quale non potendo in altro modo vincere il fratello, e il figliuolo di Crescenzio, restauratori della repubblica romana ricorse ad Arrigo di Baviera, barattando la incoronazione di e costui a imperatore con la servitù della Patria; pessimo costui in tutto così, che corse fama in quel tempo essere stato sempre vivo dannato alle pene eterne dello inferno. San Piero Damiano nella vita dello abate santo Odilone racconta, che dopo morto, fu vista la sua anima da un santo vescovo cavalcare sopra un cavallo nero per luoghi romiti, e domandandole questi perchè cagione così dopo morto andasse sopra il cavallo nero cavalcando, quello rispose: il danaro sparso per elemosina ai poveri non avergli approdato avendolo con rapina raccolto; ne troverebbe il santo vescovo altro in certo luogo nascoso, lo pigliasse, e lo donasse per amore di Dio, e questo gli avrebbe fatto gran bene però che da buona fonte venisse. Anco i santi non isgabellavano papa Benedetto VIII; di lui migliore il fratello Giovanni XIX, che gli successe comprata a bei contanti la Vicaria di Cristo, e questo attestano non che altri gli stessi scrittori chiesastici: egli incoronò imperatore Corrado il Salico, e gli fu servo per dominare spietato; sempre con l'oro, e per questa volta, anco con un po' di violenza: a Giovanni successe il nipote Benedetto IV fanciullo di anni, e d'infamia provetto; cacciato dai Romani, che eleggono in sua vece Silvestro III, egli rientra in Roma per forza di arme, dove dimorato alquanto, trovando increscioso il papato, anch'egli a sua posta per ridursi a vita quietamente vituperevole vende vicariato di Cristo, doni dello spirito santo, infallibilit

A questa speciosa argomentazione il conte Ugo non seppe come rispondere, e si voltò in quella vece a muovergli un’altra dimanda:

Il Kloss pregò soltanto il Galli di volersi recare il giorno dopo, in vece sua, dalla duchessa di Casalbara: gli disse che la duchessa voleva essere consigliata, aiutata nella sua amministrazione, perchè aveva il marito ammalato ed era malcontenta del suo ragioniere, e concluse galantemente: Tranne tanee, tutt coss a sua tisposizion! Rimasto solo, tornò a fregarsi le mani.

«Se quando venne in Venezia quel nemico di Dio, si fosse affondata la barca che lo portava, forse anche adesso quella bellissima tra le fanciulle ci rallegrerebbe la vista.» «E in vece....» «Non ne parliamo più.» «E in vece colla morte di Valenzia la Serenissima Republica comprò l'alleanza dei Visconti

Il giovane Ariberti avrebbe voluto domandarle se il cavaliere che aveva veduto con lei a teatro era uno di quelli; ma non gli parve d'essere ancora in tanta confidenza per farlo. Prese in quella vece un mazzolino di viole m

E se fosse possibile avere in pronto in vece di più barche, una sola che fosse capace di un centinaio di persone, per verit

Ma dovettero in vece aspettare il dopo, e la barca che li doveva condurre a Sesto Calende, si staccò dalla riva intorno all'ora che il Malumbra entrava nelle stanze di Valenzia.

La sua cameriera, la quale aveva licenza d’entrare e di uscire dalla prigione, finse un doloroso mal di denti e per due giorni si mostrò ai custodi co ’l viso tutto fasciato e nascosto tra i veli in modo che appena le si vedevano gli occhi: il terzo giorno la padrona usci in vece e in veste della cameriera; alcuno s’avvide di quell’inganno prima che ella con la carrozza gli abiti e i denari d’un antico amante si fosse messa in sicuro.