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Però, quando Giampaolo era stato improvvisamente assalito da quei mali che in tutti gl'Italiani aveva indotto la speranza, anzi la certezza, fosse per morirne in breve, egli si tenne perduto, vedendosi tolto un così valido mezzo a ricostruire lo scrollato edifizio; per questo è facile immaginarsi il contento di lui, allorchè, fatte quattro parole col Baglione, tosto comprese esser colui ancor pronto a sposare la Ginevra, benchè gli avesse posto una condizione.

Vediamo adesso di recarci in castel Sant'Angelo, quantunque sia di notte e l'accesso sia a tutti precluso. Correvan quasi due mesi che Giampaolo Baglione era chiuso in castello.

Queste parole fecero grandemente maravigliare il Morone, il quale tornò tosto ai primi sospetti; però, ad assicurarsi di tutto, entrò a parlare col Palavicino di Giampaolo Baglione. Intrattenutosi a lungo, e saputo dalla sua stessa bocca quali voci correvano, ne' vari paesi per dove era esso passato, sul conto del signore di Perugia, senza farne le viste pesando ogni parola di Manfredo e notando ogni moto del suo viso, potè accorgersi con quale ansiet

L'Elia Corvino non potè mai più dimenticarsi di un simile momento. E non è a dire qual compiacenza egli avrebbe provato in stesso pensando, che il dopo Giampaolo Baglione avrebbe viaggiato a Roma per non tornare indietro mai più! se non ci fosse stato l'intrigo del matrimonio di Manfredo colla duchessa Elena, signora di Rimini!!

A sera però e a notte si videro fermarsi molti gruppi di persone per gettar qualche occhiata alle finestre illuminate dell'appartamento dove la Ginevra alloggiava. Appena arrivata, ella avea tosto mandato un suo uomo alla Corte pontificia per sapere quando avrebbe potuto avere un'udienza dal santo padre, e in pari tempo perchè cercasse di sapere in qual condizione si trovasse allora Giampaolo.

Intanto anch'io andava riavendomi un giorno meglio dell'altro, e cominciava anche ad uscire un poco sul battuto del castello a riconfortarmi all'aria; e la duchessa continuando sempre a visitare i feriti, non mancava di venir a vedere anche me, e s'intratteneva in molti e diversi discorsi. Un giorno, odi questa, ella erasi appena partita, ed io, appoggiato al parapetto della loggia, stavo appunto osservandola che nella gran corte risaliva a cavallo, com'era suo costume, sento battermi sgarbatamente la spalla; mi rivolgo e vedo accanto a me un tal uomo del qual non ti ho parlato sin d'ora, ma che era venuto a Rimini sin dall'inverno per unirsi ai Francesi, del cui aiuto gli premeva moltissimo. Costui era il signore di Perugia, Giampaolo Baglione, uomo che io avrei odiato cordialmente, se fosse stato degno dell'odio mio; ma gi

Giampaolo fece, nell'anno 1490, un'incursione in Corsica con quattro côrsi e sei spagnoli, ch'erano tutti il suo esercito. Dopo un combattimento glorioso, egli morì in esilio. Tre volte irruppe il valoroso Renuccio della Rocca dal suo esilio in Corsica, la prima con 18 uomini, la seconda con 20, e la terza volta con 8 amici.

Lasciamo adesso Manfredo nelle sue stanze, e rechiamoci a Perugia. La voce diffusasi per tutta Romagna sulla sorte di Giampaolo Baglione, prima che altrove, come naturalmente dovea succedere, era corsa nella citt

La moglie di Giampaolo stava appunto pensando a tali cose, e facendo congetture, quando da una delle sue donne le fu annunziato che i figli del signore, Malatesta ed Orazio, desideravano parlarle.

Se non che un'altra violenza commessa da Giampaolo contro la persona del fratello Gentile, (il quale volendo far valere alcuni suoi diritti sulla citt