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Aggiornato: 14 ottobre 2025
Fabio Pepoli, dopo ventiquattr’ore di strazio, spirava lasciando il dovere di vendicarlo ai fratelli suoi Guido e Giampaolo. I quali pregarono anzi tutto il Granduca di Toscana d’intromettersi ad accertare se i Malvezzi avessero per caso avuto parte nell’assassinio del loro fratello: il Granduca indusse il Legato Ubaldini a raccogliere prove che i Malvezzi non erano colpevoli; poi egli e il cardinale, per amore di pace, fecero giurare a Giambattista e ad Aldobrandino Malvezzi
Qualche tempo dopo il suo arrivo a Roma si manifestarono poi i primi segni di quella procella che si doveva addensare sulla testa di Giampaolo Baglione: ecco come avvenne il fatto.
Quando il Morone entrò, chiese al cardinal Bibiena, dal quale gli fu stretta la mano, se si poteva entrare dal santo padre.... Da qui un momento lo potrete benissimo: per ora no, che è entrata da lui adesso la moglie di Giampaolo, la quale è giunta a Roma da jeri come sapete.
Giampaolo, il quale se ne stava sprofondato in un'immensa sedia a bracciuoli, sforzatosi a sgranchire le membra con una lentezza quasi dogliosa, si fece consegnare il salvacondotto, che lesse attentamente parola per parola.
Il Morone osservando quelle dimostrazioni d'affetto, tanto per parte della duchessa che di Manfredo, non ebbe più nessun timore e pensò di sollecitare il loro matrimonio. Ho detto non ebbe più nessun timore, perchè dal momento in cui Giampaolo Baglione venne a Roma e fu chiuso in castel Sant'Angelo per passare, come sapevasi da tutti, dalla prigione ai patibolo, tosto gli era venuto il sospetto che Manfredo, smarrito il primo entusiasmo d'amore per la duchessa, fosse per scansarsi di congiungersi in matrimonio con lei, appena sapesse che la Ginevra Bentivoglio era per rimaner libera di sè. La sera stessa del suo arrivo gli parlò dunque della necessit
Dunque, tornando al Baglione, s'egli non è più scellerato del Grudio, non è migliore di certo, e se poi misuriamo la colpa in ragione del danno, crederei che tutti i misfatti di quanti briganti ha generato la Calabria non arriverebbero, sommati insieme, ad eguagliare i neri delitti di Giampaolo.
Ed era appunto quanto credeva tutta Italia, e quanto desideravano gli sventurati Perugini. Ma il lettore di medicina allo studio di Pisa, messer Lucio Bandini, voleva in ogni modo esser maladetto da tutti i suoi concittadini, e almanaccò notte e dì per guarire il Baglione, e vi riuscì; ed ora Giampaolo alloggia in Lodi colle sue cinquecento lande.
Se intorno alle guise di acquistare stato tra lui e Alessandro VI corresse divario può giudicarlo il lettore: costituitosi giudice tra Giampaolo e Gentile Baglioni, Lione cita il primo a comparire in Roma; quegli subodorando il capestro si finge infermo, e manda in sua vece il figliuolo Malatesta, il quale con oneste accoglienze accarezzato pure come procuratore del padre non si accetta; Giampaolo tentenna, ma confortato dal genero Cammillo Orsini, e da altri baroni romani, ottenuto salvacondotto papale, di mala voglia va; incauto! quanto valesse il salvacondotto del papa lo aveva pure a sapere! Lione sentendolo prossimo a Roma si reca a stanza in Castello; quivi lo accoglie, lo sostiene, e lo ammazza. Colpe al tradito apposero molte, anzi infinite, e forse ne aveva oltre al dovere; ma talune (delle quali si menò maggiore strepito) in Roma si avevano per vezzi; causa vera fu, che Giampagolo si era mostrato sempre parziale al Duca di Urbino, torbido, e cupido di dominio, insomma tale che parve al Papa non potere starsi sicuro finchè vivesse. La strage proditoria del Papa pensarono i Fiorentini più tardi imponesse al figlio il debito della vendetta, sicchè non ultima fu questa considerazione per eleggere Malatesta capitano generale; allora Macchiavelli era morto, pure aveva lasciato scritto come gli uomini, almeno allora, il sangue paterno più agevolmente perdonassero della perdita del patrimonio; peccato fu, che i Fiorentini se lo dimenticassero. Dopo il Baglioni mandò Giovanni dei Medici contro il Freducci diventato signore di Fermo; lui avventuroso, che morì da soldato sopraffatto da fanti e cavalli in numero venti volte maggiore del suo! i minori tiranni atterriti, sbandandosi riparano in questa parte, e in quella: taluni fiduciosi della misericordia del Papa si ridussero a Roma, e la ottennero; dopo che la tortura ebbe loro stracciate le membra, patirono morte di corda l'Amedei tiranno di Recanati, Zibicchio di Fabbriano, e Severiani di Benevento. Il Roscoe solenne encomiatore di Lione siffatti gesti del suo eroe non potendo giustificare, li tace; però non dissimula quello, o piuttosto quelli che il Papa dabbene commise a danno di Alfonso d'Este, il quale comunque sortito all'onore di portare il gonfalone della Chiesa alla incoronazione di lui non andò immune dall'assalto proditorio delle milizie papaline, mentre giaceva infermo, della vita in forse, e il fratello Ippolito si trovava in Ungheria; e ne sarebbe rimasto oppresso di certo, se di opportuno aiuto non lo sovveniva Federigo duca di Mantova. Andate a vuoto queste prime insidie Lione tornò alle benevolenze consuete fra le persone più care, e queste non tolsero, che da capo non gli tramasse contro il tradimento corrompendogli Ridolfelle capitano delle sue guardie, che per danari promise ammazzare il Duca, e consegnare una porta al nemico; ma costui o buono in tutto, o subdolo tenne il trattato doppio e svelò ogni cosa al Duca. Il Sismondi afferma due cose, che al paragone io non rinvenni esatte, la prima delle quali è, che secondo lui il Muratori afferma avere letto il processo compilato intorno a questo misfatto; ora di ciò è niente; il Muratori dice, che il Duca dopo composto il processo dell'attentato con le deposizioni di alcuni complici e le lettere del protonotaro Gambara ordinatore insieme al Guicciardino di tanta enormit
Quando Giampaolo seppe esser giunti gli incaricati del pontefice, sperando bene ed essendo impaziente di sapere quel che recavano, se li fece condurre subito innanzi.
Il Bentivoglio sapeva che Giampaolo Baglione, signore di Perugia, non era ancor partito di Rimini, e al medesimo, che vedovo per la terza volta gli aveva chiesta la figlia due mesi prima, ed era rimasto senza risposta, veniva ora ad esibirgliela in fretta e in furia, sembrandogli in quell'improvvisa sua sventura, far grandissimo guadagno, e sperando per quelle nozze confederarsi stretto al Baglione, che era il più potente signore della Romagna e tutta cosa de' Francesi, e poter meglio così tentar l'impresa di ricuperare il dominio della sua Bologna.
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