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Da quel divino gesto attratti, vengono i cervi a lei con docile bramire, ed una siepe alta compongono. Gioisce a lo spettacolo di tanta preda il cuore de la vergine cacciatrice. Oh lietissime stragi sonanti lungo i fiumi patrii! ripensa ella; e sommergesi. TITANIA: Music, ho! music; such as charmeth sleep. Ne la man con gesto lieve da i virgulti accoglie l'onda. Disegno di ALESSANDRO MORANI.

Partì la notte istessa verso le quattro della mattina. Quando giunse a mezza salita, la neve in terra era tanta che colmava i burroni.

Che amore in Grecia nudo e nudo in Roma D'un velo candidissimo adornando Depose in grembo a Venere celeste. Sacerdotessa dell'amore! Immagine squisita dell'Infinito se l'Infinito potesse avere un'immagine! Capo d'opera dell'umana famiglia ed educatrice che ingentilisce questa rozza creta! e che sarebbe senza di te il mondo, o donna? il mondo sconoscente a tanta grandezza dell'essere tuo?

Noi non sapremmo accertare l'amoroso lettore, che nulla curando il fastidio ci ha con tanta benevolenza seguitato fino a questo punto della storia nostra, se la Cronaca dalla quale ricaviamo le narrate avventure sia o no in parte manchevole, imperciocchè priva della numerazione delle pagine, non lascia modo a conoscere il difetto; vero è che omettendo di esporre come Carlo si partisse da Roma, quale strada tenesse, e quali ostacoli incontrasse, senz'altro badare, trascorre ai casi che avvennero dopo il memorabile passo del Garigliano eseguito dalla milizia francese; onde volendo noi dare un po' di supplemento a questo luogo, c'ingegneremo di raccontare alla meglio quanto accadesse in quel mezzo tempo. Coronato che fu a Roma nel giorno della Epifania il Conte di Provenza, rompendo gl'indugii si mise in cammino, per prevalersi di quel primo ardore dei suoi soldati, perchè, soprastando, non aveva danari per pagarli; e Papa Clemente, per molte cagioni, tra le quali non era ultima quella di non averne neppure egli, non poteva prestargliene. Le storie dei tempi non ci hanno conservato se Carlo operasse ciò che tutti i capitani a lui antecedenti e posteriori hanno fatto movendosi alla conquista del Regno, vale a dire dividere la sua gente in due schiere, mandandone una lungo il littorale, l'altra pe' luoghi più prossimi agli Appennini, con intenzione di riunirsi a Capua per marciare unitamente alla volta di Napoli; anzi e' pare che tenesse diverso consiglio, e repugnando dal partire lo esercito, pel cammino di Frosinone si accostasse intero al passo di Cepperano: forse temè incontrare troppo dura resistenza a Fondi e ad Itri, che occorrono costeggiando la marina, e considerò, che quando pure gli fosse venuto fatto di superare questi due passi, gli rimaneva il terzo, più arduo, del Volturno sotto Capua, il quale, per essere quivi il fiume grosso, e il ponte afforzato di antiche e di nuove torri, appariva inespugnabile. Trapassando la Campagna Romana, i popoli, non che gli contrastassero, gli davano all'opposto favore come a figlio prediletto, e a campione di Santa Chiesa. L'Arcivescovo di Cosenza, Bartolommeo Pignattello, veniva con esso lui in qualit

134 In tanta rabbia, in tanto furor venne, che rimase offuscato in ogni senso. Di tor la spada in man non gli sovenne; che fatte avria mirabil cose, penso. Ma quella, scure, bipenne era bisogno al suo vigore immenso.

Stanco d'una vita irrequieta e tumultuosa, stomacato delle umane passioni che amareggiano la vita pubblica, vengo a ritemperarmi al paterno focolare, che mi rammenta gli anni felici della prima gioventù. E in tanta baraonda d'affari sono diventato vecchio senza ritornare al paese a respirare un po' d'aria sana e vitale, della quale ho tanto bisogno.

E venni a te così com’ ella volse: d’inanzi a quella fiera ti levai che del bel monte il corto andar ti tolse. Dunque: che è? perché, perché restai, perché tanta vilt

35 Come la tigre, poi ch'invan discende nel voto albergo, e per tutto s'aggira, e i cari figli all'ultimo comprende essergli tolti, avampa di tant'ira, a tanta rabbia, a tal furor s'estende, che a monte a rio a notte mira; lunga via, grandine raffrena l'odio che dietro al predator la mena: 36 così furendo il Saracin bizzarro si volge al nano, e dice: Or l

Soltanto il cielo era sereno, e sgombro come nei prima dell'orrida battaglia; le stelle luccicavano nell'infinito firmamento, il raggio lunare era ancor mite e vestito ancora di quell'azzurro perlato che di solito sparge tanta malinconica soavit

A un tratto l'araldo squillò, come si usa quando si ingiunge di cessare dall'armi. Nessuno di noi obbedì, tanto eravamo odiosi, e, menando quegli ultimi colpi, procuravamo con potente ira che fossero i mortali. Di nuovo la tromba suonò grave, e allora io, tra il dare un fendente, lui tra il pararlo, ascoltammo queste parole: Cavalieri, per la cortesìa della dama. E noi lasciammo andare le braccia penzoloni: in quel momento di posa alla tempesta del corpo in me successe quella dell'anima: il perchè io ruggivo domandandomi: E chi è questo dannato? In lui, credo, succedesse altrettanto, perchè ascoltai una bestemmia atrocissima verso Dio! Stemmo l'uno contro l'altro, e, se non era l'araldo a porre il suo bastoncino tra noi, io dico ci avremmo scambievolmente fatto contro qualunque tradimento. Eravamo di posizione vicino al palancato di legno e vicinissimo al palco di madonna. Si alzavano d'ogni intorno le grida: chi parteggiava per il morello, chi per il bianco, chi per lo sposo, chi per l'avversario, chi pel sinistro e chi pel dritto. Messer Eude non poteva restare indifferente a tanta lotta di favori, egli gi