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Passarono altri cinque minuti. Egli non sapeva più che pensare nella stranezza di un tale caso, che gli aveva gi

Il bel mondo napoletano avea un po' mormorato della stranezza di Enrica nel farsi patrona di questa festa; nell'entrare ella giovane, bella, e in assenza del marito, qual signora assoluta in casa d'uno scapolo; ma Enrica sapea farsi tutto perdonare con la sua sottile ipocrisia.

Questo sarebbe certo accaduto se egli fosse stato uno di quegli uomini fermi nella decisione, pronti a porre il pensiero in fatto, che trovandosi un nodo dinanzi hanno il coraggio di tagliarlo. Ma, come sappiamo, egli era tutt'altro. Tre giorni dopo infatti, invece di vederlo in viaggio per ritornare a far le sue confidenze a Tibaldo, lo ritroviamo, come ai bei tempi, alla finestra con lo sguardo più che mai rivolto alla finestra opposta. Quella parte di stranezza che vi era nel suo carattere cominciava a prendere il di sopra, ed egli non ragionava più. Del resto, per quanto guardasse, non vedeva nulla, tranne i fiori affatto appassiti oramai e le tendine inesorabilmente chiuse. Lo scopo della vita gli mancava e non aveva nulla da sostituire; si sentiva nell'anima un vuoto triste. Guardava stupidamente per delle ore intiere gli ornati quasi cancellati della finestra, non avendo quasi coscienza di esistere. Del resto era perfettamente calmo; ma non lottava più, l'idea di tentare uno sforzo supremo e partire, non gli passava nemmeno per la testa. Pensava: a quest'ora ella mi crede partito e forse si è gi

Con un gesto appassionato, Ermanno le aveva preso una mano. Egli la stringeva con la stessa forza del naufrago che s'afferra ad una tavola, in mezzo al mare. Non era ella la sola amica, la sorella di Massimiliana? Era una sorella anche per lui; per la prima, si era a lei confidato... Egli non pensava più alla stranezza della situazione, non sapeva più come aveva trovata la risoluzione necessaria a parlare; o meglio, lo sapeva fin troppo, nel pericolo ancora soprastantegli di perdere Massimiliana... Egli sapeva però che bisognava uscire da quel limbo d'angoscia, e che per uscire da quel limbo un soccorso impensato gli s'offeriva... «Oh! signora contessa... lei che le vuol bene come una sorella, vorr

Quantunque non avesse salite alte vette, non fosse un «grimpeur», era però un vero alpinista, nel senso più puro ed elevato della parola. Egli non vedeva nelle alte ascensioni una stranezza, una specie di pazzia, come qualcuno anche oggi le dice; voleva anzi che la gioventù si dedicasse a queste grandi e nobili imprese, com'ei le chiamava, e più d'una volta nei suoi discorsi, ed in special modo al Congresso di Varallo, insistè sulla utilit

«Questo pensiero mi traversò la mente spaventoso, come l'idea della morte, che ci empie di terrore nell'istante di cadere in deliquio. Esso mi strappò una domanda angosciosa: « Gualfardo! mi lasciate?... e tosto, sentendo la stranezza di quell'impeto, soggiunsi: Non restate a colazione con noi? « Non posso, mi rispose, senza neppure notare la mia agitazione. Sono due giorni che manco alle lezioni.

Lei m'invita: Sia con noi, che siamo forse pochi, ma siamo giovani e abbiamo davanti a noi tale una via lunga che ai nostri occhi ansiosi essa sembra in fondo all'orizzonte confondersi col cielo. Ma volentieri, caro Ojetti; se non che oggi, in questa discussione, veda stranezza! mi sembra che il vecchio sia lei e il giovane sia io... non d'anni, ahimè! ed è la sola cosa che mi dispiace.

Sorrisi alla stranezza di queste parole. Oimè interruppe sospirando per quanto vi paia esagerato il mio dire, non è che troppo vero e il cielo tolga che voi stesso ne facciate esperienza, poichè ripensando forse a questo vecchio che vi parla, vi farete persuaso come nella vita non vi abbia altro di generoso e di nobile, che la fede balda ed ingenua dei primi anni. E siccome io non rispondeva.

Mi domando: È mai possibile che io sia arrivato fino al punto...? Ma appena mi si ripresenta alla immaginazione la figura sbalordita dell'unico testimone di quell'incredibile stranezza chiamiamola pure così e torna a risonarmi nell'orecchio il suo grido: Oh Dio! che hai fatto! Perchè?

Pensavo ad Eugenio, alla stranezza della condotta di Clelia verso di lui, alle parole brusche che io le aveva diretto; mi sentiva commosso dalle lagrime che aveva visto, pauroso dello stato in cui Clelia si trovava, e poichè tutte queste sensazioni si avvicendavano così rapidamente da confondersi, e non concepiva colla mente il nesso che le legava, io me ne rimaneva sbigottito meglio che offeso, senza avere la forza di perdonare, e senza sapermi dare ragione della mia durezza.