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Aggiornato: 25 giugno 2025


Vedendo egli li liberali studi del tutto abbandonati, e massimamente da' prencipi e dagli altri grandi uomini, a' quali si soleano le poetiche fatiche intitolare, e per questo e le divine opere di Virgilio e degli altri solenni poeti non solamente essere in poco pregio divenute, ma quasi da' piú disprezzate; avendo egli incominciato, secondo che l'altezza della materia richiedea, in questa guisa: Ultima regna canam, fluido contermina mundo, spiritibus quae lata paient, quæ premia solvunt pro meritis cuicumque suis, ecc.

Così narra Ammiano, e da lui non discorda Giuliano stesso nell’elogio dell’imperatrice Eusebia ch’egli scrisse per attestarle la sua riconoscenza, elogio nel quale il nuovo Cesare, come negli altri due discorsi diretti all’imperatore Costanzo, cela, sotto la maschera della devozione, i suoi veri sentimenti. Egli pure narra le pompe solenni e i donativi ricevuti, specialmente da Eusebia. Ed insiste su di un pensiero tanto gentile dell’imperatrice che basta a dimostrarci come, fra lei e Giuliano, dovessero correre relazioni confidenziali ben più strette di quanto appare dai discorsi ufficiali. «Io voglio, egli scrive, rammentare uno dei suoi doni, perchè ne ho avuto un singolare godimento. Siccome essa sapeva che io avevo portati con me pochissimi libri, nella speranza e nel desiderio di ritornarmene a casa il più presto possibile, così me ne diede tanti e di filosofia e di storia e di retorica e di poesia da soddisfare largamente il non mai saziato mio desiderio dei loro colloqui, e da trasformare la Gallia in un Museo di libri greci. Non staccandomi mai da quel dono, non è possibile che mi dimentichi della donatrice. E, quando io parto per una spedizione di guerra, ho meco uno di quei libri come un viatico della marcia»⁵⁵. Giuliano si esalta nell’esprimere l’ammirazione per la sua protettrice. «Quando io giunsi al suo cospetto, mi parve di vedere, in un tempio, ritta la statua della saggezza. La riverenza empì l’anima mia, ed inchiodò, per qualche tempo, i miei occhi al suolo, finchè essa mi esortò ad aver coraggio.

Ma Eula, cadente per anni e per malattia, al ministero di grazia e giustizia passò come una meteora luminosa, che non riscalda e non vivifica, e gli ultimi episodî del processo della Banca Romana, le solenni e gravi dichiarazioni dell'attuale ministro Calenda dei Tavani in risposta ad interrogazioni degli on.

La modesta stanza di Bretagna non aveva nulla che sorridesse alla memoria dell’emigrato; e i prospetti, l’aria, gli accenti, le esalazioni, tutto gli rammentava l’isolamento, e la lontananza della patria. I giorni delle feste solenni erano i più dolorosi.

Allora la Francia, che aveva sinceramente desiderato combattere con noi per lacerare gli aborriti trattati di Vienna, cominciava a riconcentrarsi nell'egoismo di paese, e desiderava astenersi da imprese più di principio che non d'interesse. Pur, se voi volevate, cedeva: cedeva, vincolata dalle solenni profferte anteriori e dall'ingenito orgoglio. Non volevate.

Scusi, sa; le parlo così alla libera, perchè le voglio bene e la rispetto moltissimo. È questa la franchezza che tengo in serbo per le occasioni solenni. E per un giornalista son così poche! notò Ariberti, proseguendo la celia. Questo è un epigramma salato; replicò il giornalista; lo accetto di buon animo.

Fra l'ombre solenni, fra l'irte boscaglie Forse urlan le belve pugnanti a la preda? O, attorte agli abeti le rabide scaglie, Di B

Molte costituzioni di questo degno sacerdote tuttavia come dommi si riveriscono ed osservano; che monta ei fosse quello che fu, e che piglia fastidio ridire? Quanto a fede poteva disgradarne i più solenni fra i santi padri. Perciò che spetta noi altri scrittori, noi dobbiamo professargli obbligo grande, ed è la censura della stampa confidata ai Vescovi, ed ai Vicari. La tirannide per istinto sente la ingiuria della libert

Io che t'amo e t'assomiglio... io che credo alla tua divina potenza, canterò la tua marcia trionfale nello spazio che da parte a parte attraversi spiegando scintillanti acque solenni pettinate dai turbini in seno all'Infinito!... Gonfia tu l'anima mia, o Mare, come una gran vela d'oro!... Batti e sommergi, o Mare, coi tuoi flussi e riflussi di porpora e di raggi la desolata spiaggia del mio cuore!...

Si muore così bene a trent'anni. 25 febbraio. Ho lavorato tutto il giorno, come un somaro, come uno scolaretto. A chi dedico ora i miei pensieri? 26 febbraio. Ho sentito le campane solenni di San Carlo suonare come in quelle sere in cui dopo la mia malattia nel 74 io passeggiavo solo nei giardini pubblici... O Lidia, come Ti amo ancora! Oh suicidio! È sera: è buio. Dispero.

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