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E tu, che se' costí, anima viva», volgendo il suo parlare all'autore, «Pártiti da cotesti, che son morti»; quasi voglia dire: percioché con loro tu non déi puoi passare. «Ma, poi ch'e' vide ch'io non mi partiva», per suo comandamento, «Disse: per altra via», che per questa, «per altri porti, Verrai a piaggia, non qui», donde io levo l'altre, «per passare», dall'altra parte. «Piú lieve legno», cioè nave; è «legno» tra' marinai general nome di qualunque spezie di navilio, e massimamente de' grossi, come che qui per la sua barca, o per un'altra, lo 'ntenda Carone; «convien che ti porti», cioè ti valichi.

AP. Credimi ch'io dico da vero e non burlo, che il vedere una volta quello che non videro mai gli antichi, debbe esser caro ad ognuno, e massimamente a chi è curioso. FR. Adunque tu non sai quello che sa tutto uomo?

E siccome in fatto di libri è uso nostro di manifestare senza velo la nostra opinione, qualunque sia, massimamente se crediamo di parlare a scrittori d'ingegno, il di cui amor proprio non confonda i consigli della critica co' morsi dell'invidia, cosí diciamo con onesta sinceritá all'autore della Narcisa che l'insieme del suo romanzo non ci contenta.

Era in que' tempi signore di Ravenna, famosa e antica cittá di Romagna, uno nobile cavaliere, il cui nome era Guido Novel da Polenta; il quale, ne' liberali studi ammaestrato, sommamente i valorosi uomini onorava, e massimamente quegli che per iscienza gli altri avanzavano.

PASQUELLA. Io non credo che nel mondo si truovi il maggior affanno il maggior fastidio che servire, una mia pari, una giovane innamorata; e massimamente a quella che non ha d'aver timore di madre, di sorelle o d'altre persone, quale è questa padrona mia: che, da certi in qua, è intrata in tanta frega e in tanta smania d'amore che notte ha posa.

Il che nelle doppie di Francia, massimamente nuove, molto bene s'osserva. Battevansi del 1657 in Francia con questo stromento non solo le monete d'oro, ma quelle ancora d'argento, e fra le altre alcune picciole monete da cinque soldi l'una, di bontá poco inferiore alla pezza da otto di Spagna, ma di peso a dodici per una pezza da otto.

Gli studi generalmente sogliono solitudine e rimozion di sollecitudine disiderare e tranquillitá d'animo, e massimamente gli speculativi, a' quali, come mostrato è, il nostro Dante, in quanto la possibilitá permetteva, s'era donato.

GHERARDO. Anco hai ardimento di rispondere, come s'io fusse un beccone? Traditoraccio, giontatore, barro, mariuolo! Ma il governatore saprá ogni cosa. VIRGINIO. Gherardo, coteste parole non pertengono a un par tuo e massimamente con me. GHERARDO. Anco non vuol ch'io mi lamenti, questo tristo! Sei diventato superbo perché hai ritrovato tuo figliuolo, eh? VIRGINIO. Tristo se' tu. GHERARDO. Oh Dio!

Ma la pietá, che mi vien di voi e della mia figliuola, e massimamente unica, me vi fa concedere quanto desiderate. FILASTORGO. E da voi solo ricevo in dono la vita di mio figliuolo, il quale per lo fallo non n'era degno. PROTODIDASCALO. Non si perda piú tempo, accorrasi prima che si intruda in carcere e il fatto si palesi il meno che si può. FILASTORGO. Andiamo andiamo, per amor di Dio!

LELIA. Il nome no, ch'io sappi, e massimamente in questa terra. Del resto si vuol domandarne gli spagnuoli che mi tenner prigiona a Roma. CLEMENZIA. Questo è l'onor che tu fai a tuo padre, a la tua casa, a te stessa ed a me che t'ho allevata? che ho voglia di scannarti con le mie mani. Entrami innanzi, veh! ch'io non voglio che tu sia piú veduta in questo abito. LELIA. Oh!