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Ma la pietá, che mi vien di voi e della mia figliuola, e massimamente unica, me vi fa concedere quanto desiderate. FILASTORGO. E da voi solo ricevo in dono la vita di mio figliuolo, il quale per lo fallo non n'era degno. PROTODIDASCALO. Non si perda piú tempo, accorrasi prima che si intruda in carcere e il fatto si palesi il meno che si può. FILASTORGO. Andiamo andiamo, per amor di Dio!

LAMPRIDIO. È soverchio ricordarmelo, padre. FILASTORGO. Teodosio, io ve lo do per genero e per servo. TEODOSIO. Lo ricevo per genero e per figliuolo. LAMPRIDIO. Andiamcene a casa e diamo questa allegrezza a Sennia e non la facciamo piú penare. TEODOSIO. Giá la vedo comparire dinanzi la porta.

FILASTORGO. Lascia tu in nome di Dio queste tue filastroche! PROTODIDASCALO.... giustiziato con miserando et plorabile exito. FILASTORGO. Mio figlio giustificato? PROTODIDASCALO. Dico «giustiziato» non «giustificato». Nam «iustus est qui ius non deflectit», però «giustiziato, gastigato dalla giustizia»; ma «iustificus est qui iustitiam facit», e «giustificato», «chi ha fatto la giustizia».

Balia ANASIRA commare MASTICA parasito OLIMPIA giovane TRASILOGO capitano SQUADRA suo servo LAMPRIDIO innamorato PROTODIDASCALO suo pedante GIULIO studente SENNIA vecchia madre di Olimpia TEODOSIO vecchio marito di Sennia EUGENIO suo figlio FILASTORGO vecchio padre di Lampridio LALIO paggio Capitano di birri. La scena dove si rappresenta la favola è Napoli. BALIA, ANASIRA comare.

FILASTORGO. Menami dove è, ché vo' vederlo. V'è intercetto poter vederlo, perché sta chiuso in un carcere orcico. FILASTORGO. Che «carcere orcico»? PROTODIDASCALO. In poter della giustizia che sopra questo fatto ci viene pede plumbeo; e credo... FILASTORGO. Che cosa? PROTODIDASCALO.... che sará... FILASTORGO. Appresso. PROTODIDASCALO.... per esser il caso grave et exemplare;...

PROTODIDASCALO. Bona verba, quaeso. FILASTORGO.... Che? se tu avessi visto gli atti e le parole, aresti giurato o che egli non fusse egli o che io fussi un altro. PROTODIDASCALO. Udienza per due verbicoli. FILASTORGO. Hai tu forse animo d'iscusarlo?

Dalle infirmitá nascono i rimedi, da' malefici le leggi e da' disordini i migliori ordini. TEODOSIO. Come si correggerá tanta pazzia e temeritá d'un giovane? FILASTORGO. Col senno e con la prudenza di vecchi. PROTODIDASCALO. Optime quidem, congrua risposta. TEODOSIO. Indegno d'un uom da bene. FILASTORGO. Convenevole ad un amante. TEODOSIO. Ará tolto l'onor alla vergine.

SENNIA. Desiderarei certo che mia figlia fusse degna d'esser serva vostra e moglie di vostro figliuolo: poiché egli vi scacciò, io vi ricolgo in questa casa e ve ne fo padrone come lui. Entrate. FILASTORGO. Ringrazio la vostra soverchia cortesia.

FILASTORGO. Che nieghi me non me ne maraviglio: maggior maraviglia sarebbe se, avendo negato te stesso, volessi accettar di conoscer me per padre. LAMPRIDIO. Che arroganza è la tua far ingiuria a chi non conosci? FILASTORGO. L'arroganza è pur tua a non rincrescerti della tua perfidia cominciata. Pur aspettava che qualche segno di vergogna lo manifestasse.

FILASTORGO. Gentiluomo romano e desioso servirvi, e di ricchezze ancor non mediocri, che son tutte di questo mio unico figliuolo, e non indegno del vostro parentado; al qual potrete conceder senza dote la vostra figliuola per moglie. TEODOSIO. A lui sarebbe torto usarsegli benignitá, e sería bene che ne piangesse la pena per aver fatto cosa indegna di voi, di me e di gentiluomo.