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Ma confrontiamo l’imagine d’Acerenza coi ritratti scritti che ci hanno lasciato Gregorio di Nazianzo ed Ammiano Marcellino. Come vedranno i lettori che vorranno addentrarsi in questo mio libro, il profilo tracciato da Gregorio non è in alcun modo conciliabile con questo busto di vigoroso soldato. Gregorio ci presenta un giovane convulso, una specie di epilettico dallo sguardo vagabondo, dal collo dondolante, dai lineamenti mobilissimi, dall’atteggiamento incerto ed instabile, una figura interessante, che però non ha nemmeno il più lieve vestigio di quella maest

Ammiano ci d

Ciò deriva, in primo luogo, dall’esistenza di tre fonti di singolare importanza, tutte contemporanee al personaggio di cui parlano, e sono le storie di Ammiano Marcellino, i discorsi di Libanio e quelli di Gregorio di Nazianzo; in secondo luogo, e sopra tutto, dalla conservazione degli scritti dello stesso Giuliano, che sono la più interessante rivelazione di quello spirito inquieto.

In tutta questa campagna fu così meraviglioso il valore di Giuliano che, dice Ammiano, quasi si può credere a coloro i quali pretendevano che egli cercasse la morte, perchè preferiva cadere combattendo piuttosto che condannato, come il fratello Gallo.

¹⁵⁵ Sozomen., 517. La morte di Giuliano, come è descritta da Ammiano, che si trovava nell’esercito, e probabilmente ne è stato testimonio, fu degna di grande eroe¹⁵⁶. Raccolti intorno a gli amici e i famigliari, sgomenti e in lagrime, egli rivolge loro un discorso, certo, ritoccato, da Ammiano, ma che pur riproduce i pensieri ed i sentimenti del morente imperatore. Giuliano è lieto di morire, ed accoglie, senza lamenti, il volere divino. «È venuto, egli dice, per me il momento, o amici, di separarmi dalla vita, che io, come un debitore di buona fede, esulto di restituire alla natura. Convinto di ciò che dicono i filosofi, che l’anima vale assai più del corpo, io penso che dobbiamo, non gi

Il racconto di questa spedizione persiana, che ci è fatto da Ammiano, il quale ne era parte e ci narra ciò ch’egli stesso ha veduto, è una delle relazioni più interessanti che l’antichit

Così narra Ammiano, e da lui non discorda Giuliano stesso nell’elogio dell’imperatrice Eusebia ch’egli scrisse per attestarle la sua riconoscenza, elogio nel quale il nuovo Cesare, come negli altri due discorsi diretti all’imperatore Costanzo, cela, sotto la maschera della devozione, i suoi veri sentimenti. Egli pure narra le pompe solenni e i donativi ricevuti, specialmente da Eusebia. Ed insiste su di un pensiero tanto gentile dell’imperatrice che basta a dimostrarci come, fra lei e Giuliano, dovessero correre relazioni confidenziali ben più strette di quanto appare dai discorsi ufficiali. «Io voglio, egli scrive, rammentare uno dei suoi doni, perchè ne ho avuto un singolare godimento. Siccome essa sapeva che io avevo portati con me pochissimi libri, nella speranza e nel desiderio di ritornarmene a casa il più presto possibile, così me ne diede tanti e di filosofia e di storia e di retorica e di poesia da soddisfare largamente il non mai saziato mio desiderio dei loro colloqui, e da trasformare la Gallia in un Museo di libri greci. Non staccandomi mai da quel dono, non è possibile che mi dimentichi della donatrice. E, quando io parto per una spedizione di guerra, ho meco uno di quei libri come un viatico della marcia»⁵⁵. Giuliano si esalta nell’esprimere l’ammirazione per la sua protettrice. «Quando io giunsi al suo cospetto, mi parve di vedere, in un tempio, ritta la statua della saggezza. La riverenza empì l’anima mia, ed inchiodò, per qualche tempo, i miei occhi al suolo, finchè essa mi esortò ad aver coraggio.

Libanio fu uno dei personaggi più cospicui del mondo ellenico nel secolo quarto. Nativo egli pure, al pari di Ammiano, di Antiochia, Libanio, letterato e retore insigne, empì della sua attivit

Ammiano Marcellino, nato da nobile famiglia, in Antiochia, entrò, giovinetto ancora, nella carriera delle armi, ebbe alti uffici, e prese parte ad importanti imprese. Nel 350, fu, dall’imperatore Costanzo, destinato ad accompagnare il generale Ursicino, a cui era affidata la difesa dell’Oriente. Nel 354 venne a Milano, con lo stesso Ursicino, e seguì costui nelle Gallie, onde domare la ribellione di Silvano. Ucciso Silvano, fu rimandato in Oriente dove era ancora quando Giuliano prese il posto di Costanzo. Egli fu un devoto e fedele ammiratore del giovane sovrano e lo accompagnò nella spedizione di Persia. Avvenuta la catastrofe di Giuliano, pare che Ammiano abbandonasse la carriera militare, e si ritirasse a vita riposata in Roma, dove, come sappiamo da una lettera di Libanio, scrisse le sue storie che ci giunsero in condizione frammentizia. Ammiano Marcellino è un testimonio prezioso per la serena imparzialit

Ma una tale spiegazione non vale, continua Ammiano, perchè Giuliano, diventato imperatore, si illustrava con atti che non furono meno meravigliosi ed eroici⁷³. ⁷³ Idem, I, 115, 5 sg. Nei quartieri invernali di Parigi, nella breve sosta che gli è concessa dalla guerra, a che pensa Giuliano?