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I cortigiani tentano di opporsi alla nascente fortuna del giovane Costantiniano, facendo balenare agli occhi di Costanzo i pericoli che possono venire dall’avere al fianco un collega d’impero, e gli ricordano la recente esperienza del cesarato di Gallo. Ma Eusebia insiste e vince ogni resistenza, e Giuliano è dall’imperatore nominato Cesare.

Se noi guardiamo un po’ addentro in questo oscuro episodio, troviamo che il sospetto può nascere non tanto dalle relazioni palesi di Giuliano con la cugina Eusebia quanto dal suo contegno verso la moglie Elena. Giuliano, come sappiamo,⁴²⁵ fu due volte a Milano, durante il soggiorno della bella imperatrice, la prima nel 354, chiamatovi, dopo la morte del fratello Gallo, per esservi processato e certamente ucciso, se Eusebia non fosse intervenuta. Giuliano fu relegato a Como e poi mandato ad Atene; la seconda volta, sul finir del 355, per esser investito dell’autorit

⁴³⁵ Iulian., 366, 3 sg. La sorte infelice di questa donna commosse la fantasia dei contemporanei e diede gli elementi per creare intorno a lei una leggenda, per vedere il mistero ed il delitto dove non era, probabilmente, che un intreccio naturale di tristi circostanze. Eusebia e Giuliano furono creduti colpevoli ed autori di una morte, che la sventura sola aveva, a poco a poco, avvicinata e prodotta. La moglie di Giuliano è una di quelle pallide figure che passano fuggevoli, ombre leggere, all’orizzonte della storia, circonfuse e come consacrate da un’aureola di lento e segreto martirio. Sposata, gi

⁵² Amm. Marcell., 64. Eusebia, la protettrice fervida di Giuliano, sa cogliere l’occasione e consiglia al marito di chiamare il giovane cugino a partecipare al governo dell’impero, nominandolo Cesare, ed investendolo di pieni poteri per l’amministrazione e per la guerra nelle Gallie.

⁵⁵ Iulian., 159, 4 sg. ⁵⁶ Idem, 158, 8 sg. Ma, se cordiali e delicati erano i favori di Eusebia pel giovane principe, non pare davvero che fossero tutte sincere le dimostrazioni di fiducia di cui lo circondava l’imperatore. Nel manifesto agli Ateniesi, Giuliano afferma che la sua prigionia, diventando Cesare, si fece più grave, tale e tanto era lo spionaggio con cui lo seguiva, ad ogni passo, il sospettoso Costanzo. «Quale schiavitù

⁴³⁴ Amm. Marcell., I, 94. Pertanto a me pare che l’ipotesi più probabile è che Ammiano raccogliesse le invenzioni e le voci calunniose che, in odio di Eusebia, dovevano correre nell’ambiente cortigiano in cui aveva vissuto, e le ripetesse senza tanti scrupoli, come, con una mancanza di scrupoli ancora più grande, i nemici di Giuliano le volgevano a danno ed in accusa diretta di lui. Però, dobbiamo ammettere che, se quelle voci calunniose hanno potuto diffondersi ed esser credute, vi deve pur essere stato qualche fatto, qualche circostanza che dava loro un’apparenza di credibilit

Sul medesimo stampo e col medesimo carattere di discorso ufficiale è scritto anche il panegirico dell’imperatrice Eusebia, che, in parte, gi

Se non che, in mezzo a questi festeggiamenti, lo coglie una grave sciagura, la morte della moglie Elena, avvenuta, per effetto di un lento veleno, propinatole, al dire di Ammiano⁹⁷, tre anni prima, in Roma, dalla gelosa Eusebia, non tanto, narra lo storico, per ucciderla, quanto per impedirle di mai aver figli.

Ondeggiante fra il sospetto e la fiducia, stiracchiato fra diversi consigli, spinto finalmente dalla grandezza del pericolo, e, certamente, premuto da Eusebia, l’imperatore chiamò a Milano il cugino Giuliano⁴⁷. Con quanto dolore lo studente abbandonasse Atene, ce lo narra egli stesso nel suo manifesto agli Ateniesi. «Quale torrente di lagrime io versassi e quanti gemiti, tendendo le mani verso l’Acropoli vostra, e pregando Minerva di salvare il supplice e di non abbandonarlo, lo possono attestare molti di voi che l’hanno veduto, e più di tutti la stessa dea a cui io chiedeva di farmi morire in Atene, prima che partissi.

Giunto a Milano, si ferma in un sobborgo, e non vuole entrare nella Corte imperiale, malgrado le insistenze dei cortigiani che, presaghi della sua prossima fortuna, gli stavano al fianco, e lo costringevano a meglio curare le vesti ed il contegno, così da trasformare lo studente di filosofia in un soldato ed in uomo di corte⁴⁹. Eusebia, intanto, cercava, con mezzi ripetuti, di infondergli coraggio e confidenza in lei.