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E quel povero Paolo?... Non canterò più con lui quella canzone di Weber che io adoro e ch'egli ama tanto ascoltare!.... Pensando a tutto questo, l

Io che t'amo e t'assomiglio... io che credo alla tua divina potenza, canterò la tua marcia trionfale nello spazio che da parte a parte attraversi spiegando scintillanti acque solenni pettinate dai turbini in seno all'Infinito!... Gonfia tu l'anima mia, o Mare, come una gran vela d'oro!... Batti e sommergi, o Mare, coi tuoi flussi e riflussi di porpora e di raggi la desolata spiaggia del mio cuore!...

Avete ragione, padre mio; ma io non la canterò certamente in francese. E perchè? Perchè non mi pare ben fatto cantarla nella stessa lingua di chi viene ad assalirci. Voi avete detto ch'io porto amore ai Francesi, e, sebbene celiando, avete colto nel segno. Io amo molto i Francesi, perchè sono un gran popolo, ed hanno fatto di grandi cose nel mondo; ma la lingua della patria innanzi tutto.

mi chiedete il nome mio: sui ciottoli della strada mi cadde, ed a raccoglierlo io non mi volsi: il nome io l’ho nel viso, e nell’ardor del mio selvaggio riso. Camminerò con voi, presa nell’impeto della corrente rapinosa, in gaudio: canterò per la vostra anima oscura il ditirambo della forza pura.

Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a se' mar si` crudele; e cantero` di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno. Ma qui la morta poesi` resurga, o sante Muse, poi che vostro sono; e qui Caliope` alquanto surga,

salimmo su`, el primo e io secondo, tanto ch'i' vidi de le cose belle che porta 'l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle. Purgatorio: Canto I Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a se' mar si` crudele; e cantero` di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno.

E se materia sull’artier si vendica, canterò che la morte è necessaria: l’opera all’uomo e l’uomo all’opra sia come l’anima al corpo.

Signor impresario! signora direzione! urla Attila balzando in piedi appena calato il sipario.... io protesto che non canterò più in un teatro.... in un teatro.... Alto l

Quei sciagurati a sperdere Basta il mio brando solo.... Corro.... mi slancio.... volo.... Nulla arrestar mi può.... Ed ogni indugio a togliere, Onde accorciar la via, La cabaletta mia Due volte canterò. Sotterraneo nel palazzo di Baritono. Primadonna sola. L'ora è suonata alfin.... Qual fragor d'armi!... È desso.... è desso! schiudonsi le porte.... Tenore Baritono colla spada sguainata.

Ho capito; canterò a capriccio, disse risoluta la fanciulla, improvviserò: andiamo nel mio gabinetto al piano-forte. E, spiccato un salto, penetrò nella stanza favorita e, assisasi innanzi all'istrumento, preludiò una musica fantastica, tutta di sua idea, oltremodo appassionata, a cui unì con voce angelica le appresso parole.