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Aggiornato: 27 maggio 2025


E quel povero Paolo?... Non canterò più con lui quella canzone di Weber che io adoro e ch'egli ama tanto ascoltare!.... Pensando a tutto questo, l

C'era del Weber, del Verdi, del Wagner e per fino del Mascagni di contrabbando. Miss Dy fece il suo ingresso trionfale nel salone del teatro in un vestito tutto bianco, sul quale l'oro de' capelli spiccava mirabilmente: non era una donna, ma una visione, secondo ebbe a dichiarare lo stesso Bernardini, un matto che a tutti gli astratti preferiva un arrosto annegato.

Otto Richter? Professore? Morto. Una cosa molto semplice per questo signore meditabondo. Oh! povero Richter! Ma come? Il mio vicino pensò ancora. Ecco, era morto così e si batteva in fronte male di cervello. Tre giorni, non più. Poi morto. Dopo un momento cavò da un enorme portafogli la sua carta e me la porse. C'era su scritto, a mano: Corrado Weber, professore di lingua tedesca.

Era una canzone di Weber non sappiamo più bene quale una di quelle in cui il gran Tedesco ha infusa tutta la sua anima d'artista. Il motivo sorgeva semplice, chiaro una melodia mesta, triste, piena di dolci languori e di accenti strazianti, incantevole come una poesia d'amore, tetra come lo sperdersi di una speranza.

Qualunque creazione d'arte è un tentativo; l'artista non esterna mai tutto quello che lo agita internamente, non esprime mai tutto quello che vorrebbe. Qui invece tutto il pensiero di Weber era forse espresso. Era una nuova edizione del suo canto, riveduta e corretta in cielo. Si sarebbe detto che gli angeli vi avevano messo mano.

Tutto nella sala era al suo posto, tutto come l'ultima volta che Ida vi aveva messo il piede. Nessuno dopo quel giorno eravi penetrato. L'antico clavicembalo stava aperto e sul leggìo vedevasi aperta una musica. Era la canzone di Weber la canzone favorita ch'ella aveva ripetuto tante volte con Paolo, quella che li aveva fatti cadere nelle braccia l'un dell'altro, e scambiarsi quel lungo bacio d'amore che fu il loro unico istante di felicit

Era un motivo triste triste; una dolce melodia che pareva il lamento di un cuore gonfio d'amore.... Era la canzone di Weber. E le note, quelle meste note abituate ad echeggiare in quella stanza, sorgevano, sorgevano con una espressione straziante che non pareva più appartenere a questa vita. Sul principio la voce fu lieve, un filo di voce, come venisse da lontano, come partisse da sotto terra.

Io pensavo al mio vecchio amico Richter, al mio povero vecchietto musicomane. E quando è morto? Psst! fece Weber Chieggo scusa, signor. Dopo. Cominciava la musica. Si levò in piedi, si scappellò e si mise ad ascoltare con religiosa attenzione.

Paolo, restate ancora un istante, mormorò una voce dietro a lui. Egli tornò, e le si sedette vicino. Ida avrebbe voluto non piangere.... ma nel parlare i singulti le tagliavano la parola. Voglio cantarvi per l'estrema volta la canzone di Weber, proseguì. È il canto d'addio. E con quella voce in cui vi erano delle lagrime, incominciò....

S'alzò e con passo calmo e lento uscì dalla stanza. Traversò le lunghe sale, la galleria, i corritoi ed entrò nella sala verde. S'assise al cembalo, ed accompagnandosi, cantò la canzone di Weber. La sua voce non sembrava quasi più di questa terra. Dopo un istante, tutta la sala era impregnata di quegli accenti.... Nell'uscire trovò Paolo.

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