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Aggiornato: 23 giugno 2025
Perchè torcete ne 'l dolor le mani, le care mani, i fior gracili e snelli, che pur ieri sapevan, con sì piani blandimenti, solcare i miei capelli? Francesca, o amica mia, perchè piangete? Le vostre membra treman così forte, e così roca su le labbra smorte vi muor la voce, ch'io non ho quiete.
Sapevan tutti un po' d'italiano, ed erano amantissimi della nostra poesia; così che per ore e per ore non si faceva che declamar versi, essi dello Zorilla, dell'Espronceda, del Lopez de Vega, io del Foscolo, del Berchet, del Manzoni; intercalati, con una sorta di gara, a chi ne diceva di più belli. È un sentimento nuovo quello che si prova dicendo versi dei nostri poeti in un paese straniero.
Costoro, fatti più arditi da simili protettori, si spinsero spesso sino all’assassinio. Più volte infatti attentarono alla vita del Vergiolesi. Molti viaggiatori si sapeva che erano stati aggrediti e spogliati de’ loro averi; ad altri poi, ritenuti in ostaggio, assicurata la vita con un riscatto di grossa somma. Infine quel limite dei due Comuni, che erano allora tanti piccoli Stati, era ridotto un passaggio di gran pericolo. Querele continue si facevano a que’ governi; ma troppo deboli, e spesso avversi fra loro, non riuscivan mai a combinare di pari accordo l’esterminio di quella banda. Circa una cinquantina d’uomini agli ordini di Musone v’erano allora, armati come Saracini, di picche, di coltelle, e di scuri. Nelle notti quanto più buie, e fra le tempeste più arrovellate, allora sì che era un via vai di costoro su’ pe’ confini; taciti a due a tre,... a saltar fossi, arrampicarsi su pei poggi; farvisi strada atterrando alberi; e ridiscendere a passar carichi d’ogni maniera. Il fiume per quanto grosso, non li arrestava: lo passavano a guado. Sapevano che il loro capo li poneva a gran rischio: perchè con le milizie de’ due Stati che vi stavano a tutela dei lor gabellieri non che de’ confini, venivano qualche volta alle prese. Ma riuscito il transito della roba, che deponevano o nel folto del bosco, o in qualche capanna, dove di manutengoli non ne mancava, lì eran quelli che dovevan riceverla; i quali, secondo i patti, facevan pervenire a Musone tal somma, che egli, prelevata la parte sua, ripartiva fra loro, ed era sempre vistosa. Raro che sulla via si mostrasser di giorno; o se mai, travestiti, e contraffatti nel viso, quando era forza di aggredire qualcuno, che a quella data ora, carico di danari, sapevan gi
La presunzione e l'albagìa degli avvocati la stomacava: sapevan tutto, parlavan di tutto, discutevan di tutto, sofisticavan su tutto, securamente, imperturbatamente, arrogantemente.
Ciò commoveva anche più i cittadini che rimanevano. E nondimeno moltissimi (i parenti poi v’eran tutti) li vollero accompagnare anco più oltre del limite stato permesso, quello cioè della porta di Ripalta. Al che gli stessi nemici non seppero opporre. E guai a loro se in quella generale esacerbazione l’avesser fatto! Troppo era il dolor disperato che que’ cittadini provavano nel lasciarli, quando essi oltracciò dovevan rimanere in balìa degli avversari! Per quel tratto poi, e sul momento dell’addio, tanti furon gli amplessi e i caldi baci, e i singulti, che non sapevan distaccarsi da loro! Ed oh! pe’ poveri esuli quale addio! Un saluto di caldo affetto lo davano non solo ai parenti e agli amici, ma anche a quelle mura paterne che con tanti stenti e sacrifizi lungamente avevan difese, e dove lasciavano ogni cosa più caramente diletta; e chi sa! forse per sempre! Novello e doloroso spettacolo fu a vedere tanti prodi, chiusa in petto l’amara doglia del vinto e dell’esule, privi quasi di tutto, andarsene confinati in un luogo alpestre, e nella quasi certezza d’essere anco l
Eppure oggi l'abate di Cluny è uno dei santi meglio constituiti del cielo! Come la sapevan lunga quegli uomini dei tempi di mezzo! L'altro intanto, appena ebbe chiusa la porta, si svolse dal mantello e penetrò nelle stanze riposte. Quel piccolo appartamento era addobbato col maggior lusso che allora si conoscesse.
E Ariberto ammirava l'arte con cui le due donne, guidate da un impareggiabile istinto, li facevan trottare senza nulla concedere; ambedue sapevan benissimo che pensare di quel loro serraglio o di quel loro asilo infantile; benissimo leggevano nel cuore e negli occhi di quegli instancabili adoratori. Esse li tenevano tutti a distanza, badavano a distribuir con equit
Ad essi non lasciavi, o dolce madre, che un giaciglio di strame e una capanna. Nulla sapevan, fuor che verdi boschi percorsi a gara, e fiumi vinti a nuoto, e sogni d’astri su nel cielo ignoto, e rosse nubi di tramonti foschi: egli biondo, ella bruna: egli con tersi occhi d’acciajo, ella con lunghi cigli d’ombra: e nessuno li potea dir figli d’istessa madre
Or che il Vescovo, e tutto il clero, e tutto il popolo sapevan del messaggio divino, che per il labbro della pascolatrice di Bartrès prediceva la costruzione della Basilica, un numero immenso di fedeli era sempre davanti la grotta, e le visioni de’ credenti si moltiplicavano e la speranza del miracolo era in tutte le anime.
La buona e dolce madre di Giuseppe Balsamo con la figliuola Giovanna, vedove entrambe, avevano abbandonata la via della Perciata e si erano ritirate in via Terra delle Mosche vicino il Cassaro³⁵³. Quivi accompagnato da uno scritturale di un valente avvocato, le trovò Goethe, modeste, ignare della sorte dell’amato congiunto, impazienti di notizie di lui, che per sentita dire sapevan gi
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