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Aggiornato: 29 ottobre 2025
Angelo Cornetta era un povero e ignorante suonatore d'organetto, nativo di Serre di Persano, in provincia di Salerno, il quale in et
Nelle provincie di Catanzaro, di Abruzzo, di Salerno, di Lecce, di Campobasso e di Avellino, si apprestavano armi ed armati. Che più? Napoli insorgeva massacrando Svizzeri e spie borboniche. L'ora della libert
Sappia il mio caro Cappio che dal dí che mi partii dalla mia Altilia l'anno passato da Salerno, restai il piú misero ed infelice uomo che viva; ma ben aventurato e felice che, in questa mia miseria ed infelicitade, la memoria de' ricevuti favori e la speranza di avere a tornar presto a rivederla son stati saporitissimo cibo alla fame e al digiuno de' miei pensieri, che agl'incendi miei desideravano rinfrescamento; ché s'io avessi voluto con importuna temeritá violar la modestia, la generositá dell'animo suo e il merito del suo amore, arei conseguito da lei quanto desideravo.
È noto il marmo della chiesa di Salerno, dato il 1260, pubblicato dal Summonte, e trascritto dal Gregorio, Bibl. arag., tom. I, pag. 249, dal quale si hanno i titoli di Giovanni di Procida, e ch'ei facesse costruire quel porto.
GIACOMINO. Oimè, Cappio, che fai? CAPPIO. Nulla. GIACOMINO. Come nulla? CAPPIO. Perché è fatto quasi ogni cosa. GIACOMINO. Come questo? tu sei qui ancora. CAPPIO. Giá pensavate ch'io fossi gionto a Salerno? GIACOMINO. Pensava che tu fossi piú amorevole al tuo padrone che non sei, e massime in cosa che egli desia cotanto. CAPPIO. Ed io vi dico che vi son stato piú amorevole che non stimate.
Va bene, messere: la morte e la vita sono in mano di Dio. E sì dicendo toglieva il guanto di mano al principe di Salerno, ed usciva con non minore solennit
Dietro lo scoppio del vespro, la casa di Angiò volle gittar sui ministri tutto il carico del mal governo. Il principe dunque di Salerno, erede presuntivo della corona, denunziò a' popoli del regno di terraferma quattro Marra fratelli, e due Rufulo padre e figliuolo «inventori di tutti i modi di spogliare i popoli, pei quali la Sicilia s'era ribellata.
Anche questo era un rimedio del Priore, che non si era certamente formato alla scuola di Salerno. Contuttociò, egli non aveva cansato i danni della veglia prolungata, si sentiva pesare la testa, aveva il cervello intronato e la bocca amara.
Ma, col vostro permesso, santo padre, chi fia codesto temerario che ci viene a vilipendere di modi così villani? » dimanda il principe di Salerno, traendosi innanzi sino al soglio del papa.
DON IGNAZIO giovane innamorato SIMBOLO suo camariero DON FLAMINIO giovane suo fratello PANIMBOLO suo camariero LECCARDO parasito MARTEBELLONIO capitano ANGIOLA vecchia CARIZIA giovane EUFRANONE vecchio POLISSENA sua moglie CHIARETTA fantesca AVANZINO servo Birri DON RODERIGO viceré della provincia. Il luogo dove si rappresenta la favola è Salerno. DON IGNAZIO giovane, SIMBOLO suo cameriero.
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