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Aggiornato: 29 ottobre 2025


Poscia vedendo che il principe di Salerno la difesa del primo suo accusato prendeva, alcuno presentavasi, accigliato, ma gelidamente, alza la fronte e dice: Proseguite, baroni, chè il tempo non è degli uomini ma di Dio.

Orsú, me n'andrò ratto a Salerno per trovar Lampridio e gli darò la lettera, che per mancia non mi mancherá un banchetto da imperadore. LAMPRIDIO innamorato, PROTODIDASCALO suo precettore. LAMPRIDIO. Ecco pur veggio quell'ora, che per troppo desiderarla mai non parea che venisse. Quanto pensi, o Protodidascalo precettore, mi sia dolce Napoli?

O cara vita mia, quanto sei stata pianta da me, dal tuo padre, fratello e zio mio, e da tutto Salerno! CARIZIA. Donque mi spiace che viva sia, essendo onorate le mie essequie da persone di tanto conto. DON IGNAZIO. Ecco, o vita mia, hai reso il cor al corpo, lo spirito all'anima, la luce agli occhi e il vigore alle membra.

LIMOFORO. Vostro figlio a tempo che studiò a Salerno, s'innamorò di mia figlia stimata allora figlia d'un maestro di scuola; e sapendo ch'oggi veniva in Napoli per passare in Roma e che doveva alloggiare al Cerriglio, trasformò la vostra casa in taverna con l'aiuto d'un suo servitore chiamato Cappio,

Intesi poi la matina che era una gentildonna onestissima, dotata di molte peregrine virtú, di casa Della Porta; ma povera per essernole state tolte le robbe per caggion de rubellione, ché Eufranone, il padre, avea seguite le parti del principe de Salerno.

LECCARDO. O Dio, dove andrò per trovare don Flaminio? LECCARDO. O signor don Flaminio, buona nuova! la mia lingua non t'apporta piú male novelle. DON FLAMINIO. E la mia ti apporterá grande utile. LECCARDO. Non sapete il successo? DON FLAMINIO. Non io. LECCARDO. Come nol sai, se il sa tutto Salerno? DON FLAMINIO. Nol so, ti dico. LECCARDO. O nieghi o fingi per burlarmi.

Ma morto Leone, e succeduto Giovanni XIII, e turbandosi Roma di nuovo, e sollevandosi alcuni signori per il re esule Adalberto, ridiscende Ottone , viene a Roma, punisce severamente o crudelmente i turbatori, e fa incoronare imperatore suo figliuolo Ottone II . Quindi passa a mezzodí, dove continuavan quelle guerre, che ci stancammo di menzionare ad ogni regno, tra' principi longobardi di Benevento e di Salerno, e Napoli, Amalfi e le altre cittá greche o mezzo libere, e i greci che pur venivano di tempo in tempo a far sentire il resto di lor signoria, e i saracini che or predavano ora stanziavano tra tutto ciò.

PEDANTE. Vi dirò laconice, con brevi parole ma succiplenule. Venne in Salerno, fuggente il grassante contagio napolitano, una pedissequa ch'avea prestato il latticinio ad una puerula di facie spectanda et insuper iucunda, la quale abitava nella mia vicinia. Io circumspectando questa virguncula con uno inflexo et pertinace obtúto, la scorgeva d'una modestosa e maestosa indole.

Venir da Salerno a piedi a preparare l'alloggiamento, e restar con una bocca secca come avesse mangiato presciutto!

Sigofredo di Magonza, in cuor suo non tranquillo, abbassa il capo, ed uscito, in quell'istante istesso riparte per l'Alemagna. Il camerario annunzia in seguito il principe Baccelardo. Santo padre « sclama Baccelardo entrando » santo padre, Salerno è presa dai Normanni. A questa notizia Gregorio percuote del pugno la tavola e grida: E tu, neghittoso, tu vieni a portarcene vergognosa novella?

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