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Peppino Battimelli, in camicia azzurra, rimboccate le maniche fino ai gomiti, sognava in una gran seggiola alta che lo faceva troneggiare sulla banca, sui limoni in fila, sulla fila riverberante delle giarre di vetro sottile, capacissime. Un alito di fuoco passava nel vicoletto, al tramonto. Le pietre sconnesse del selciato ardevano.

Rocco, sull'entrata dell'antico fondaco, armato il cucuzzolo d'una berretta d'incerato, rimboccate le maniche della camicia, rimestando col pestello nel sonoro mortajo, era il tipo vivente di quella figura di garzone che sullo sfianco delle imposte di ogni bottega di droghiere e d'ogni fabbrica di cioccolatte vedesi dipinto da qualche Michelangelo da colombaie. Non c'era nessuno fra le pratiche del negozio che, capitando per la libbra del zucchero o del caffè, per l'oncia del pepe o del ginepro, non dicesse passando un motto a Rocco; il quale, dove appena gli facesse un cattivo quarto di luna, rispondeva per le rime, proverbiando ognuno a sua posta. Buon , matto; che novit

M’imagino d’aver veduto in uno specchio quelle altre due mani, fuori delle maniche rimboccate, lavarsi in una bacinella col medesimo gesto, così agevoli, così bianche. Giana. Mi sgomenti. Troppo sei strana. Mortella. È un sogno che ho fatto. Giana. Più ti guardo, meno ti scopro. Mortella. Eppure son meno buia di te. Giana. Ma forse meno distante da me ch’io non sia da me stessa. Mortella.

Tra le popolane dal faccione prosperoso e dalle maniche rimboccate sull'avambraccio bronzato, c'erano vecchie che si reggevano a mala pena in piedi, teste che riassumevano la primavera nella chiarezza mattinale e figure dalla faccia bianca o scolorata che uscivano dalla moltitudine con le loro vesti e i loro cappelli neri come tante ditte di un ufficio mortuario.

Margherita dormiva tranquilla, con la sua puppattola al fianco, con un braccio nudo piegato sotto la testa, in una positura simile a quella in cui egli l'aveva vista la prima volta. Accanto alla cuna della bimba c'era il letto della sua povera mamma, intatto, con le lenzuola rimboccate. Margherita chiamò Gaspare o Margherita. E la scosse dolcemente.

Poco dopo comparve la Menica colle sottane rilevate fino al ginocchio, le gambe nude, gli zoccoli di legno, e le maniche della camicia rimboccate fino al gomito, portando un mastello di lavature, dentro le quali gettò una manata di crusca, e poi aperse il porcile.

L'orologiaio, quello stesso appunto col quale Sandrino aveva discorso altre volte, sedeva davanti al tavolo con le sue brave pinzette in mano. Era un tedesco biondo, grassotto, colla faccia rasa; vestiva una zimarra larga, colle maniche rimboccate.

Il prete, alto segaligno, faccia di montanaro ossuta, occhi celesti vivacissimi, forti mascelle da mangiatore e piede veloce, si affaccenda dalla cucina alla sua vigna che egli proclama la prima vigna d'Italia. Da Resiutta a Vienna non si trova più una vigna. E' indubbiamente una vigna straordinariamente fertile, piena di nascondigli, forse di sotterranei, poichè il prete ricompare ogni tanto con qualcosa di nuovo fra le braccia a maniche rimboccate: pentole, cassette, sacchi, sacchetti, salami, ecc. La sua serva Maria, grassa, quarantenne, dal viso roseo primaverile e dagli occhietti furbissimi neri un po' avari, brontola; ma ogni volta che nel cucinone entra un nerboruto bersagliere ciclista col ruvido viso patinato di polvere-sudore, quegli occhi brillano stranamente inumiditi. Non so se per insoddisfatta sensualit

Sibbene in quell'anima trasparente, quadrata, vuota di ogni altro affetto, viveva l'unico ed arido sentimento del dovere. Era dovere per lei alzarsi presto la mattina, dirigere le serve che impastavano ed infornavano il pane, dare gli ordini pel pranzo, aprire e chiudere gli armadi; poi invigilare che i letti fossero rifatti, e bene rimboccate le lenzuola, che non rimanesse polvere sui mobili, che fossero battuti e scossi i tappeti. Il sabato ci era da sorvegliare la grande e complicata faccenda del bucato, seguita da quella ancora più importante dall'insaldare: si dovevano distribuire ai poveri le elemosine consistenti in danaro, panni, medicine e commestibili. Alla fine di ogni stagione conveniva fare le conserve dei frutti, rifornire le provvigioni esaurite, discorrere coi coloni, scrivere a quelli che non si erano presentati: alla fine dell'anno fare il bilancio, paragonarlo con quelli precedenti, dare i conti al padre, parlandogli cogli occhi bassi, a voce sommessa, di cifre, di affari, di nuove economie; riceverne in cambio, come unico e venale segno di soddisfazione un titolo di rendita di dieci lire e deporre sulla fredda mano di lui un bacio gelato per ringraziamento. A Pasqua ed a Natale, Silvia doveva scrivere ai parenti lontani quelle sciocche ed inutili lettere di felicitazioni, sempre con le stesse frasi; al principio dell'inverno e dell'estate scriveva ad una sarta della capitale, perchè le mandasse un abito ed un cappello, lasciando a lei la scelta del taglio e del colore; l'abito arrivava ed era chiuso nell'armadio, per uscirne solo la domenica, quando Silvia andava alla messa, la seconda messa, ascoltata in chiesa solo da poche devote. Essa leggeva nel suo libro le parole di preghiera che non trovavano alcuna eco nell'anima; la messa finiva, un grande segno di croce, ed a casa un'altra volta. Erano questi i suoi doveri; essa non trovava gusto noia in alcuno di essi: la carit

E così com'era, colle maniche rimboccate, uscì, fu nella stalla, tolse a cavezza le due bestie; e spigliata come un palafreniere, le condusse a Rocco, tornato un'ora prima da Santa G..., comandandogli di menarle alla cascina dei padroni, la più discosta dal borgo, di segreto quanto potesse. Il colono obbedì, strologando su questi fatti alla sua maniera.