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Aggiornato: 26 giugno 2025
Notis gli si avvicinò cogli occhi accesi, ma umidi; non era più lo stesso uomo di prima, nei cui lineamenti leggevasi solo odio o rabbia. Era commosso molto commosso; si vedeva che quell'anima inaccessibile, in quel momento, atrocemente soffriva. Tu piangi adunque! esclamò egli con una voce che non aveva nulla di umano.
Ma nè le cura dell'amicizia, nè quelle dell'arte, nè i pianti della famiglia, nè le preghiere di tutta Arezzo, che amava il suo grande artefice, valsero a rattenerlo in vita. L'amore di Spinello Spinelli era morto; le sue vendette erano compiute; non gli restava che di finire anche lui. Ed era misericordia pregare a quell'anima travagliata il riposo della tomba.
E così dicendo trasse di sotto al guanciale un ricamo in seta, colle nostre cifre intrecciate. Ed è questo che tu mi nascondevi? domandai commosso. Tu dunque mi spiavi? interruppe scherzando. Ahi! quanto i miei sospetti erano stati ingiusti! e come avrei io pagato quell'anima buona dell'ingiuria che le avevo fatto?
Come nel Tintoretto, così in molti dolori dell'Ugo il Bazzero descriveva i suoi. Quell'anima dolce e tenerissima, che non sapeva far male a una formica, caricò i suoi personaggi di feroci furori e quasi li incaricò delle sue vendette. È un mistero che molte pagine del presente volume spiegheranno. Anch'egli amò la sua donna, ma noi come tutti gli altri.
Dice adunque: «Rispuose», a me, «del magnanimo quell'ombra», cioè quell'anima di Virgilio, il quale cognomina «magnanimo», e meritamente, percioché, sí come Aristotile nel quarto della sua Etica dimostra, colui è da dire «magnanimo», il quale si fa degno d'imprendere e d'adoperare le gran cose.
La giacente accolse don Martino con un lampo dagli occhi e un sorriso. Certamente aspettava quel momento. Ma non aveva forza di parlare, per confessarsi; don Martino parlò per lei; all'invito del confessore, una lieve pressione di mano, un lieve cenno delle labbra, doveva dire il pentimento delle colpe. L'assoluzione fu pronta, e pronto del pari fu il rito che univa quell'anima a Dio.
Quell'anima gentil fu cosi` presta, sol per lo dolce suon de la sua terra, di fare al cittadin suo quivi festa; e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode di quei ch'un muro e una fossa serra. Cerca, misera, intorno da le prode le tue marine, e poi ti guarda in seno, s'alcuna parte in te di pace gode.
Recatosi al carcere dell'Evêché dove gli accusati erano detenuti, egli deliberò di cominciare il nuovo interrogatorio dalla giovane. Lo sprezzante atteggiamento di lei nel giorno della catastrofe gli aveva lasciato il desiderio e quasi il bisogno di misurarsi con quell'anima fiera per piegarla e forse confonderla.
Quell'anima gentil fu cosi` presta, sol per lo dolce suon de la sua terra, di fare al cittadin suo quivi festa; e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode di quei ch'un muro e una fossa serra. Cerca, misera, intorno da le prode le tue marine, e poi ti guarda in seno, s'alcuna parte in te di pace gode.
Poco dopo, salì nella vettura, e appena i cavalli ripresero il corso, cominciò a raccontarci la sua istoria: Era un antico carbonaro, il quale avea passati quindici anni nella fortezza di Civitacastellana, per espiare il delitto di aver appartenuto alla setta. I preti lo avevano crudelmente perseguitato fin da fanciullo, e la condanna profferita contro lui nel tenebroso Consiglio della Inquisizione, e la immeritata, lunga, angosciosa prigionia aveano maturato in quell'anima di ferro un odio profondo e un indomabile desiderio di vendetta. Uscito dalla fortezza, in seguito all'amnistia del costituzionale Pio IX, era tornato a Camerino per rivedere la famiglia una moglie, e due figlie, di cui non avea più udito parlare. Il povero carbonaro, mettendo piede nel paese nativo, seppe che la sua vedovanza datava da parecchi anni. La moglie era ita a Roma per supplicare la clemenza di Gregoriaccio a pro della famiglia infelice. E frattanto un cardinale del paese, che l'avea consigliata a quel passo, si era fatto pagare la mediazione dalle due figlie, in moneta molto abusiva. La povera madre, riportò da Roma la terribile convinzione che i preti, quanto facili ad accordare indulgenza ai morti mediante retribuzione di pochi baiocchi, altrettanto rigidi e crudeli rifiutano il perdono ai vivi, quand'anche per essi interceda un sentimento di umanit
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