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Aggiornato: 22 giugno 2025


Ad Alberto Errera. La cittaduzza era silenziosa e deserta in quel lunghissimo pomeriggio estivo; nelle sue strade grigie e ben allineate non appariva un viandante; i balconi delle sue case, alti, dal sesto antico, dalla incurvatura profonda, erano tutti chiusi; le porte brune, massiccie, costellate di chiodi, dal pesante martello di ferro, erano anche esse sbarrate. Invano il cielo si serenava, impallidendo; invano si appressavano chetamente le dolcezze del tramonto, invano giungeva il misterioso e malinconico momento della giornata tanto somigliante all'autunno, tanto somigliante al declinare della vita; i buoni provinciali non si curano di tutto ciò, nulla sanno di tramonti e preferiscono dormire in quelle ore, dormire di quel sonno pesante e morboso che lascia le membra spossate, la bocca amara e la mente confusa. Solo Silvia rimaneva seduta dietro i vetri del suo balcone: aveva rialzata la stretta tendina ingiallita, appuntandola con uno spillo per non lasciarla ricadere, ed immobile, le mani incrociate sulle ginocchia, la testa appoggiata allo sportello di legno, ella attendeva con pazienza che le ore trascorressero. Ma in quel posto non l'aveva attirata lusinga di gaio o di mesto spettacolo; Silvia non guardava nella strada, non rivolgeva gli occhi all'ultima linea di verde che confinava con l'orizzonte, li alzava al cielo crepuscolare: queste cose, come tutte le altre, non la interessavano o punto. Era venuta l

Un giorno d'estate, nel pomeriggio, per distrarsi dal gran caldo che l'opprimeva, era salita nell'archivio della parrocchia, una stanzetta che dava in una corticella quasi scura, e sempre riparata dal sole. S'era messa a spolverar le filze di carte, poi a leggiucchiare qua e l

La sera, dopo pranzo, andò risolutamente al palazzo della contessa Ginevra: le signore erano ritornate nel pomeriggio. Allora ebbe paura; invece di salire si avviò verso i giardini pubblici. La notte era splendida, le stelle aggruppate nell'azzurro avevano una limpidit

Dopo due ore, come il pomeriggio era tiepido e chiarissimamente sereno, avendo La Bravetta fatto correre la voce, se ne vennero all’invito i coltivatori e i massai dei dintorni.

D'ordinario, i postali dall'Africa arrivano nel pomeriggio? L'improvvisa domanda distolse Perez dalle sue riflessioni. Non lo so, rispose, comprendendo confusamente che dall'Africa Lodovico non poteva aspettare un'amante. Ma ti caverai la curiosit

Per la stessa ragione vi salterò un giorno, che fu occupato dal signor Prospero a passeggiare per le vie di Castelnuovo e dalla signorina Adele Ruzzani a ricever visite. E non tutte di naturali del paese, badate! Ce ne furono, anzi, cinque o sei.... Ma lasciamo anche queste in disparte, e veniamo all'ultima, che ci deve premere assai più. Giudicatene voi. Erano le quattro del pomeriggio.

Nel pomeriggio di quel giorno medesimo, che era il lunedì, Selva e Vanardi si recarono a Valnota, e per una strana combinazione, che pareva un aiuto della Provvidenza, trovarono che Orsacchio erasi partito di l

Egli soleva dedicare la mattina al suo uffizio di giardiniere, e il pomeriggio alla passeggiata; ma quel giorno, dopo il desinare, per non so quale ragione, si trattenne in casa, e in cambio di andare alla sua solita gita, scese in giardino e andò a sedersi con un libro tra le mani, a quel posto dove era uso sedersi la mattina, dopo avere inaffiato i suoi fiori.

Lungo quel tratto del Lido ove sorgono, allineate sull'arena, le capanne dello Stabilimento dei bagni, dando a chi le vede dall'alto l'idea d'un villaggio abissino, era, nel caldo pomeriggio di luglio, come un brulichìo d'alveare. Donne e fanciulli in succinto vestito da nuoto si rincorrevano per la spiaggia, si ravvoltolavano nella sabbia, diguazzavano nell'acqua che toccava loro appena l'anca o il ginocchio, si spruzzavano a vicenda fra gridi allegri e risate sonore. I bagnanti più tranquilli, che avevano fatto la loro immersione al mattino, o che non la facevano mai, paghi d'una cura d'aria e di sole, stavano intanto dinanzi alle loro capanne a godersi la brezza del mare, gli uni sonnecchiando e dondolandosi sui lunghi seggioloni di vimini, gli altri stringendosi in crocchio a mormorare del prossimo. Ma alla vivacit

Il medesimo broccatello verdebianco si sbiadisce su le seggiole, su le poltrone, nelle tende, nella portiera dell’unica porta. È un pomeriggio di maggio. Il sole, traversando i grappoli spessi di glicini, fa una luce d’ametista come se accendesse la tonaca paonazza d’una Martire nella vetrata d’una cappella.

Parola Del Giorno

dell’esule

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