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Aggiornato: 23 giugno 2025
Il signor Bancone si accostò alla madre ed alla figliuola ed avviò con loro il discorso. Quella poveretta, un momento prima oggetto di compassione e di disprezzo di tutte le sue compagne, cominciò ad esser tosto per esse cagione d'invidia. Il generoso mecenate, udite le triste condizioni in cui quelle donne si trovavano, loro non promise ma subito accordò la sua protezione.
La gloria è a buon mercato in Corsenna. Per quindici lire buttate via, son salito in grande estimazione presso le signore. Che buona occasione ha perduta Terenzio Spazzòli, di apparire un uomo perfetto! Ora egli ha una macchia nel suo blasone, un'ombra nella sua luce. La contessa Quarneri non è rimasta ingannata dalla supposizione che alla signora Berti era piaciuto di fare, e non crede affatto che il divo Terenzio sia stato il protettore del povero burattinaio, il Mecenate delle arti, il dator di spettacoli in piazza. Me lo ha detto ella stessa, la luminosa contessa; e in quella occasione, con bel garbo di confidenza signorile, ha preso a darmi del voi. Cosa che mi piace, e non mi piace ad un tempo. Mi piace perchè suona bene; non mi piace perchè far
Il pittore V.... incontra in galleria il signor C.V. suo mecenate. Ebbene? ha finito il paesaggio che le ho commesso? domanda il C.V. L'ho finito.... Vedr
La sera il Palavicino si recò nelle sale del palazzo di Agostino Chigi, il più ricco banchiere di Europa, il più splendido mecenate, dopo Leone, delle arti e delle lettere italiane, il più sontuoso signore di Roma che banchettava spesso i più superbi patrizj i quali non avevano a sdegno di recarsi da lui, e ogni sera apriva le immense e dorate sue sale al fiore de' cittadini romani e de' forestieri che a quel tempo vi rigurgitavano. Il Palavicino vi si recò, sperando innanzi tutto di rivedervi la duchessa Elena, vi si recò inoltre, come era suo costume, perchè in quelle serali conversazioni, ventilandosi le notizie correnti, egli ne faceva espressa raccolta pe' suoi fini, e dalla bocca stessa di Agostino Chigi, il quale avea corrispondenze commerciali con tutte le citt
Don Giovanni è insieme mecenate e poeta, ed esser mecenate nella Roma d'oggi è grandemente più utile che esser poeta. La giovane scuola dei poeti romani, confortata ed aiutata da lui, gli si raggruppa intorno come libera accademia per reciproco incoraggiamento ed emulazione. Nomino solo gli ingegni più originali, personali e indipendenti: Fabio Nannarelli, Ignazio Ciampi, Paolo Emilio Castagnola, Giambattista Maccari, e la poetessa Gnoli. Questa scuola ha fondato un organo proprio, sotto gli auspici di Torlonia, che promette di aver una parte non indifferente nella letteratura di Roma. Si chiama «La Strenna Romana». Si chiama Strenna in Italia quel che noi chiamiamo Musenalmanach. Questa Strenna uscì la prima volta, a cura del Torlonia e del Castagnola, il primo dell'anno del 1858. Conteneva poesie e prose varie; fra l'altro riproduceva un frammento della Cronaca di Viterbo di Nicola della Tuccia, fatta stampare dal Ciampi. Questa miscela di poesie liriche e di scritti storici non è da lodarsi, ed io esprimo ai miei amici di Roma il desiderio di veder presto la parte poetica separata e pubblicata in volume a sè. Questa promiscuit
Né servono allora i rimedi delle protezioni, o, come si suol dire, dei mecenati: non serví il vero e vivo Mecenate, non Augusto ad impedire, non Vespasiano, Tito, Traiano, Adriano, Antonino o Marc'Aurelio, a trattenere di molto la decadenza. E tutto ciò è fuor d'ogni dubbio chiarito dalla successione, dalle date degli scrittori via via minori.
Parola Del Giorno
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