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Nancy sorrise. Lei può parlarlo, ma io posso non comprenderlo. Però lo comprese assai bene. Egli le disse che slava scrivendo per la «Fortnightly Review» un saggio critico sulle poesie di Nancy, con una traduzione in prosa di alcune delle liriche; e desiderava di chiudere l'articolo con un «aperçu» delle sue mire e dei suoi intenti... Che cosa scriveva adesso?

Allora c'erano rischi tremendi a parlare di politica, foss'anche col più intimo degli amici. Taluni che troppo osavano, cadevano in sospetto di spie. Le Prigioni di Silvio Pellico, erano ritenute un libro ultrarivoluzionario. Qualcheduno, tremando, osava declamare le liriche concitate del Berchet, in circolo ristretto di conoscenti. Tali ardimenti cominciavano verso l'anno 1842.

Altre persone poi, e non meno autorevoli, profondono consigli e ammonimenti a quanti oggi si occupano a scrivere romanzi, novelle, liriche, drammi; e i loro discorsi ci rivelano quali dovrebbero essere, secondo essi, i nuovi ideali d'arte, i nuovi ideali di critica che debbono guidare la produzione letteraria futura.

Il Manzoni si raccolse brevemente in stesso, e bastarono sole ventiquattro ore ad ispirargli una delle più belle liriche del nostro secolo, nella quale il soggetto epico trae pure calore lirico dalle impressioni stesse che il poeta aveva ricevute nella sua gioventù alla vista di Napoleone.

Alla Voce del popolo Mando gli auguri miei; Pur non credo al provverbio Vox populi, vox Dei. Recenti e antiche istorie Mostran che suol tal voce Spesso Barabba assolvere Per metter Cristo in croce. Sulle tue prime liriche Domandi il voto mio; Bravo! pur che sien l'ultime, Batto le mani anch'io. Per farti degno Del paradiso Il tuo rabbino T'ha circonciso;

Due splendide liriche di Arrigo Boito. Il Ghislanzoni fu il primo che incoraggiò l'ingegno di Praga. Quando questi pubblicò la sua Tavolozza, l'eminente critico, parlandone in un giornale cittadino, dava principio al suo articolo colle seguenti parole: "Finalmente, abbiamo un poeta." L'Inno a Satana, di Giosuè Carducci.

L'influenza del Leopardi sui giovani poeti d'oggidì essi delirano ancora per lui è grandissima, ma forse non troppo sana. La sua forma classica e pura, la sua bella lingua possono prendersi a modello di perfetto stile, ma la fantasia poco può attingere ad un poeta che compone liriche senza immagini e senza metafore, ma solo con pensieri; la mente non può troppo esaltarsi al disperato nichilismo di una nobile anima, corrosa dal dubbio e dallo sconforto. La poesia di questo elevato e solitario spirito è formata dal grido straziante non solo della sua patria, ma dell'umanit

E mentre nel periodo di circa vent'anni il paese nostro non ha prodotto che una dozzina di romanzi tollerabili, quattro o cinque volumi di liriche meglio che mediocri, e una dozzina fra drammi e commedie appena degni di plauso, ebbi la sfrontatezza di sostenere che la Francia, l'Inghilterra e la Germania non producono, al nostro confronto, che aborti mostruosi.

Il povero poeta si trovava, come suol dirsi, tra l'incudine e il martello. Valerga perdonava a certe scappate liriche in grazia della scuola; Bertone condannava la scuola senza remissione. Per altro, Filippo dava il consiglio più praticabile. La tragedia non trovava un cane che la volesse; i frammenti potevano sgattaiolare più facilmente nel campo della pubblicit

Avvolto in mezzo un turbine Che il passo, il fiato aggreva, Di nevi che giù fioccano, Di nevi che solleva Dagli scheggioni il vento A periglioso evento Affretta il suo cammin. E che non può l'indomito Che in altri scontri i lutti De' suoi compagni esanimi Vide con occhi asciutti, Se a disperato scampo Contro il nemico inciampo S'avventa battaglier! IL CONTRABBANDIERE. Esperdi Mel. Liriche.