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Aggiornato: 12 giugno 2025


Quanto alla fisionomia del Manzoni, non si potrebbe tuttavia dire che essa avesse un carattere diverso da quello de' popolani di Lecco, ove, come me ne assicura il prof. Stoppani, s'incontrano spesso contadini, alla vista de' quali vien voglia di gridare: Ecco il Manzoni.

Giorgio, un altro amico ed io passavamo la sera con lei. La via Manzoni brulicava di folla elegante. «Usciamo sul terrazzo a vedere le signore che tornano dal Corso» disse Fulvia. Ed uscì. Io me le posi a destra, l'altro signore a sinistra. Il resto del terrazzo era ingombro di fiori. Giorgio rimase dietro a lei.

Intanto avrebbe mandato in giro Teddeum con parecchie lettere dai patriotti viventi, dagli amici politici.... qualcheduno avrebbe risposto! E poi non ci doveva essere al "Manzoni" l'opera nuova di un nobile veronese? Si cacciò in un brum e andò a fare le sue provviste per la colazione e per il pranzo. Chi sa? Avrebbe potuto cavarsela bene!

Se io non mi sono ingannato in tale congettura, si spiega forse meglio come, pubblicando i Sepolcri a Brescia nell'anno 1807, il Foscolo provasse una certa maliziosa compiacenza nel citare, per segno d'onore, in una nota i versi del Manzoni, relativi ad Omero libero, che non adulava i potenti, ad Omero, di cui il Monti e il Foscolo rivali traducevano allora l'Iliade, I versi citati sono questi per l'appunto: Non ombra di possente amico, lodator comprati avea quel sommo D'occhi cieco e divin raggio di mente Che per la Grecia mendicò cantando.

risale ad una impressione ricevuta dal Manzoni giovinetto al Teatro della Scala. Dopo la battaglia di Marengo il Buonaparte era venuto a Milano più da padrone che da liberatore: entrò una sera in teatro, e scorse in un palco la contessa Cicognara, nemica implacabile che non gli perdonava l'ignobile mercato di Venezia. Incominciò a puntare gli occhi sopra di lei, quasi per fulminarla, e per tutta la sera non si rimosse. "Che occhi! (diceva il Manzoni, il quale stava nel palco della Contessa), che occhi aveva quell'uomo!" e richiesto se potesse esser vero che quegli occhi gli avessero suggerito il noto verso, rispose: "Proprio così, proprio così." Il Buonaparte gli aveva lasciato certamente per questo ricordo e per altri consimili una forte, viva e profonda impressione. Al poeta Longfellow, che, in una sua visita al Manzoni, avvertiva la Impossibilit

Ma era una mente gretta, piccina, di quelle che non possono spargere intorno a altro che la loro piccineria e la loro grettezza. In fatto di letteratura, il suo più forte convincimento era questo: doversi combattere ad oltranza il Manzoni.

Enrichetta Blondel, moglie del Manzoni, morì cinque anni dopo la pubblicazione dei Promessi Sposi nel 1833, e il Manzoni ne rimase per lungo tempo inconsolabile. Veggasi pure quanto scrive in proposito il professor Prina nel suo diligente Studio biografico sopra il Manzoni.

E gli scriveva che c'era il fidanzato, che la ragazza era di buona famiglia, figlia, nipote o parente, nientemeno, del famoso cavalier Cantasirena, e che andava tutte le sere all'opera al Manzoni con una cantante ungherese, certa Edita Schönfeld, che si faceva passare per contessa. E ripeteva, ancora, prima di finire: "niente da fare, onesta a tutta prova."

Le ultime parole trascritte dal Manzoni, per quanto me ne assicura il professor Giovanni Rizzi, furono versi del Giorno. Cfr. il libro del signor Romussi, Il Trionfo della libert

Il Calderari non accompagnò altrimenti la vita del Manzoni; la loro corrispondenza parve cessare quasi intieramente nell'anno 1808, quando il Manzoni, sposata Enrichetta Blondel, si ritrasse a vivere per alcuni anni isolato In Brusuglio; ed anche l'amicizia col Pagani cessò, dopo quell'anno, dall'essere attiva.

Parola Del Giorno

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