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Aggiornato: 5 giugno 2025


Ecco perchè i giovani del quartiere di Reckless-men si raccoglievano volentieri nelle sale di Game of chance house, nelle lunghe sere d'inverno per scuotere la loro anima paralizzata dall'atonia, per ritemprare in qualche modo la loro sensitivit

Od invece per addestrarmi nell’amabile gioco del bigliardo inglese?... Quante biglie occorrono e che lunghe stecche per il gioco del bigliardo inglese! Com’è noioso, nei pomeriggi di Settembre, il gioco del bigliardo inglese!

E perde; la sorte implacabile non si stanca. Gli passano innanzi, come fantasmi benigni che invano cerca di trattenere nell'afa della sala da gioco, il babbo canuto, la sorellina gentile, Costanza innamorata. Col pensiero abbandona un istante quelle pareti fatali, torna a vagar pei campi inaffiati dal Lambro, risale l'erta faticosa del boschetto e ricompone innanzi agli occhi tutte le note sembianze di quel notturno paesaggio. Ecco i bruni alberi dondolanti, ecco le lunghe schiere d'acacie e la via maestra che si allunga come un nastro bigio nelle tenebre, le stelle che ammiccano in un cielo nero, i nugoli che viaggiano lentamente e l'anfiteatro di montagne appena disegnato nell'oscurit

La montagna è sicura; non si ricorda che ci abbiano mai torto un capello ad anima nata; ma dopo tutto siamo vicini al confine; gente di fuori, d'una parte e dell'altra, disertori, pezzenti, non ne mancheranno di certo; un brutto incontro non sarebbe neanche impossibile. Ed è per questo che mi faccio un dovere di accompagnarla nelle sue escursioni, così lunghe e frequenti.

Il giorno dopo si tornava a vedere se i suoi ordini erano stati eseguiti, e se tutto procedeva secondo le convenzioni stipulate cogli operai. Poi facevamo lunghe escursioni visitando i boschi, i pascoli e le cascine; il signor Nicola mi parlava di migliorie da introdursi, e dei redditi aumentabili, ed io lo ascoltava guardando le belle vedute che si stendevano davanti i nostri sguardi.

No, no.... non l'intendevan così loro; le cose lunghe diventan serpi: o si stabiliva il tutto quella sera, o non se ne sarebbe parlato più. Eran sicuri che il su Francesco piuttosto che lasciarsi scappare una parola, si sarebbe fatto tagliare a pezzi: cercherebbero un'altra persona s'egli non volesse saperne della cosa, e buona notte.

«Andiamo, via; ho torto di prendermela così calda. «Perfida come l'onda» il giudizio è antico; ma sono soltanto gli ammaestramenti della propria esperienza quelli che ci s'inchiodano nella mente. Ella mi perdoni queste lunghe ed inutili geremiadi; ma gli ammalati non provano una soddisfazione lor propria nel parlare del loro male?

Il palazzo di fronte, di un bel giallo-croma, si cosparge di larghe macchie brune sotto la pioggia, poi si cambia in color legno; le lunghe stille d'acqua, ferite di traverso da un raggio di sole, diventano lucide e sembrano le pagliuche inargentate dell'abito di un allegro saltimbanco.

E giù per le lunghe scale tortuose echeggia il suono dei passi precipitosi e delle voci allegre.

Il terzo ricordo, fra quelli delle donne che egli aveva amate, era un ritratto, una fotografia grande, sbiadita, con una dedica i cui caratteri anche si erano scolorati. Rappresentava una donna di un ventotto anni, forse, dalla fisonomia capricciosa e seducente: certi grandi occhi con le ciglia molto lunghe: un nasino troppo piccolo: una bocca ridente: una massa di capelli bruni, ondulati. Era vestita in un costume bizzarro, da ballo mascherato, cioè trifoglio: aveva una gonnella un po' corta, di raso bianco, su cui era applicato un gran trifoglio di velluto nero: sul bustino di raso bianco, sul petto, era ricamato un trifoglio nero, di perline: e la gran collana di perle era rialzata, al collo, da un trifoglio di brillanti. Anche sui bei capelli ondulati, ella aveva un diadema di gemme e una specie di cappellino o di cappellone di velluto nero, a tre foglie, che ella portava come una cornice, come un'aureola. La dedica diceva: Charles, je t'adore Mimì. Il curioso signore, appunto, si chiamava Carlo, ed ella Mimì, un nome vero o falso, chi sa! Falsa senza altro, era la frase della dedica, giacchè Carlo, infatti, aveva adorato Mimì, ma Mimì non aveva adorato lui, amato, niente. Così, senza una ragione al mondo! Ella aveva avuto molti altri amanti, ad alcuni aveva voluto del bene, non era una creatura arida: ma a Carlo, pur dandosi, ella non aveva concesso nulla. Si era data per gentilezza, per compassione, per distrazione, per ozio, perchè, anche, era inutile negarsi, anche perchè Carlo era un amante generoso. Ma amore, Mimì, per Carlo, mai! Oh egli lo sapeva bene, a malgrado le pietose e scaltre menzogne di Mimì, che egli gittava invano la sua passione, la sua salute, il suo tempo, il suo denaro: la donna si dava, ma egli non era amato. Tante volte, glielo diceva, a Mimì: le chiedeva, perchè essa non potesse volergli bene, un poco volergli bene d'amore, naturalmente. Ella si rattristava, perchè era buonina: rispondeva, senza aver il coraggio di mentire: non so. Un sacrifizio costante, una fedelt

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