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Guarda che bel nasino e che bella bocca! pensò l'artista, dando un'occhiata a Loredana. E il biondo me la rovina con quelle sue prediche. È geloso, l'amico; lei gli ha giuocato un tiro; te ne giuocher

Questa ragazza, come tutte quelle di provincia, era innamorata. E seguendo una regola generale, era innamorata d'un giovanotto che non le volevano dare. Il giovanotto si chiamava Giovanni, era basso, tarchiato, robusto, rosso, con una criniera nera, le mani un po' pelose, il collo bruno era maleducato, ricco e cretino. Sorvegliava i suoi coloni, andava a caccia, guidava il suo calesse, mangiava forte e beveva molto. Anche lui era innamorato di Alfonsina; con un grosso amore di asino per una cosina gentile e delicata. Le scriveva delle lettere piene di punti esclamativi, di frasi scelte nei romanzi di Mastriani, che aveva tutti letti. Lei, dicono, di notte ci piangeva su, il che poi le rendeva gli occhi cisposi al mattino. A Salerno parlavano tutta la sera, lei da un terrazzino, lui da una scaletta di servizio; quando pioveva lei s'imbaccucava in uno scialle, ma ci prendeva certe costipazioni che le rendevano il nasino rosso come il fuoco, gli occhi lagrimosi e le labbra scottate. Lui no, perchè era avvezzo all'umido dei pantani dove andava a caccia. I genitori di lui proibivano il matrimonio; solito dramma in moltissimi atti, di dolore. Alfonsina raccontava i suoi dispiaceri alla frivolit

Carlinetto, invece, detto «'legrìa» con quella sua faccia rossiccia da bambola, con quei suoi occhietti che ballavano dietro gli occhiali, con quel nasino corto e gobbo, col suo argento vivo che gli usciva dalle gambe, co' suoi eh, eh, eh, eh,... che parevan la trombetta dei pompieri, avrebbe fatto ridere i tavolini del Paolo.

Era pur bella, Lucilla. Svelta della persona, con due grandi occhi neri, una bocca e un nasino da statua greca, e dei capelli d'ebano, lucidi, folti, un po' indocili, che facevano risaltare il candore d'una fronte squisitamente modellata.

Mentre incidevo le due lettere sopraggiunsero dall'alto le sorelle von Dobra con un ragazzo e un gran bottino di fiori del bosco. La signorina Luise parve tutta contenta di vedermi e andò subito a mettere il suo nasino sulle lettere. Queste non sono le Sue iniziali! diss'ella, candidamente. Non le venne in mente che potessero esser quelle della sua amica.

«Ordinò al bidello di portargli un coniglio che aveva fatto tener pronto per lo sperimento, e lo punse leggermente sulla schiena, senza che l'animale cessasse di guardar in giro co' suoi occhi d'oro fiammante, e di agitare febbrilmente il nasino roseo in segno di timido sgomento.

Era una bella giovanetta, aveva un profilo dolcissimo, un nasino provocante, una bocca soave, capelli neri rilevati sulla fronte, occhi bruni, divini. Mi pareva un angelo sceso dal cielo, tanto i suoi movimenti erano leggiadri e maestosi.

Il corpicciuolo miserino, sformato: pochi capelli chiari chiari e lisci, i denti radi e un po' guasti: e tutto il viso d'una trasparenza giallognola, lustro di sudore, e col barbaglio delle lenti grosse traballanti sul nasino troppo piccolo. Eppure, così bruttina, aveva attrattive tutte sue.

I quadri non sono ritratti... in tutti è raffigurata la fisonomia con espressione così diversa che pare un'altra fisonomia, il pittore ha cambiato, ha fatto di suo capriccio, ma... il tipo c'è... c'è sempre il colore dei capelli e il modello di quel bel nasino... E' difficile che altri l'avverta, ma l'ho avvertito io che da anni aguzzo gli occhi sulle prove, sui corpi di quel delitto, ho esaminato centinaia, per non dire migliaia di volte, tutti gli oggetti che si trovavano in quella stanza per trarne una rivelazione... io, che dopo la confessione d'Isacco, dopo quello che avevo per induzione scoperto sul conto di tuo fratello ero in condizione di poter mettere in relazione tutte le circostanze stranissime, che avevano concorso al compimento del delitto, che lo avevano preceduto, accompagnato, seguito...

Aveva un volto rosato e giovanile, adombrato da capelli biondissimi, con un nasino vôlto in su, e due occhi cerulei lucentissimi, pieni di quel fuoco fosforico che dinota un gran fervore di concupiscenza, e una colonna vertebrale soggetta a troppo frequenti fremiti.