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Qui Augusto provò una stretta al cuore; era provveduto di una discreta dose di scetticismo, aveva cento volte messo in caricatura i giuramenti, le promesse, i sentimentalismi morbosi e le passioncelle proibite; si era atteggiato a spirito forte, ad uomo di esperienza, ma quella sera lo scetticismo era svanito e lo spirito più o meno forte gli era corso dietro. Si sentiva triste in mezzo a tanto amore di cui non gli toccava neppure un bricciolo, si sentì solo, povero, abbandonato, indifferente a tutti. Lo aveva voluto lui, del resto: per quale ragione si era rotto con la Giannina che lo amava tanto, che era così carina, così buonina? Era stato crudele con lei la settimana prima, l'aveva tormentata abbastanza, troppo, povera donna ed ora per castigo gli toccava guardare gli altri e rimanersene a bocca asciutta. Fosse stata l

Il terzo ricordo, fra quelli delle donne che egli aveva amate, era un ritratto, una fotografia grande, sbiadita, con una dedica i cui caratteri anche si erano scolorati. Rappresentava una donna di un ventotto anni, forse, dalla fisonomia capricciosa e seducente: certi grandi occhi con le ciglia molto lunghe: un nasino troppo piccolo: una bocca ridente: una massa di capelli bruni, ondulati. Era vestita in un costume bizzarro, da ballo mascherato, cioè trifoglio: aveva una gonnella un po' corta, di raso bianco, su cui era applicato un gran trifoglio di velluto nero: sul bustino di raso bianco, sul petto, era ricamato un trifoglio nero, di perline: e la gran collana di perle era rialzata, al collo, da un trifoglio di brillanti. Anche sui bei capelli ondulati, ella aveva un diadema di gemme e una specie di cappellino o di cappellone di velluto nero, a tre foglie, che ella portava come una cornice, come un'aureola. La dedica diceva: Charles, je t'adore Mimì. Il curioso signore, appunto, si chiamava Carlo, ed ella Mimì, un nome vero o falso, chi sa! Falsa senza altro, era la frase della dedica, giacchè Carlo, infatti, aveva adorato Mimì, ma Mimì non aveva adorato lui, amato, niente. Così, senza una ragione al mondo! Ella aveva avuto molti altri amanti, ad alcuni aveva voluto del bene, non era una creatura arida: ma a Carlo, pur dandosi, ella non aveva concesso nulla. Si era data per gentilezza, per compassione, per distrazione, per ozio, perchè, anche, era inutile negarsi, anche perchè Carlo era un amante generoso. Ma amore, Mimì, per Carlo, mai! Oh egli lo sapeva bene, a malgrado le pietose e scaltre menzogne di Mimì, che egli gittava invano la sua passione, la sua salute, il suo tempo, il suo denaro: la donna si dava, ma egli non era amato. Tante volte, glielo diceva, a Mimì: le chiedeva, perchè essa non potesse volergli bene, un poco volergli bene d'amore, naturalmente. Ella si rattristava, perchè era buonina: rispondeva, senza aver il coraggio di mentire: non so. Un sacrifizio costante, una fedelt