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FACIO....ché pensava aver a trattar con un cattivo, or ne ho ritrovato un altro peggio! GERASTO. Se non parli come devi, ti torrò io la pazzia da capo, chè a medicare un pazzo ci vuole un pazzo e mezzo. FACIO. Cosí mi fai tu ingiuria? GERASTO. L'ingiuria la fai tu a me. Dimmi, uomo frugi, conosci che sei sano? FACIO. Voi duo vi sète accordati insieme, e non sète pazzi ma ribaldi.

Con quei ne vien l'ingiuriata Alcina; e molta di sua gente have raccolta per por lo stato a se stessa in ruina, o racquistar la cara cosa tolta. E bene è amor di ciò cagion non lieve, ma l'ingiuria non men che ne riceve. 49 Ella non ebbe sdegno, da che nacque, di questo il maggior mai, ch'ora la rode; onde fa i remi affrettar per l'acque, che la spuma ne sparge ambe le prode.

Mi fischiate?... Alzate la voce!... Non ho udita l'ingiuria! Più forte! Che cosa? Ambiziosi?... Certamente! Siamo degli ambiziosi, noi, perchè non vogliamo strofinarci ai vostri fetidi velli, o gregge puzzolente, color di fango, canalizzato nelle strade antiche della Terra!... Ma «ambiziosi» non è la parola esatta!

S'era lusingata, venendo a questa gita notturna di lasciare a basso ogni pensiero cattivo e di trovare nella solitudine dei monti un sentimento buono di perdono e di riscatto: ed ecco invece, come una malvagia evocazione, uscir di mezzo ai bagliori fantastici dell'incendio l'oltraggioso castigo della sua vita, l'ingiuria viva di quella donna trionfante sulle rovine del suo ideale.

PANURGO. L'ingiuria che l'ho fatta, è questa: che per far serviggio a mio figlio, allor mio padrone, prestatomi il nome di Narticoforo romano, che è questo gentiluomo, entrai in casa sua; e poi prestatomi il nome suo, mi feci conoscere a questo per Gerasto e lo scacciai dalla casa che non era mia. Che grande ingiuria è questa, ch'io ne meriti tanto castigo?

SPEZIALE. Mi disse che erano venuti certi forastieri ad alloggiar seco, e che la casa era sozzopra e la moglie non poteva attenderci; e che presso la sua casa aveva una camera terrena oscura dove avea ella promesso venirci. SANTINA. Non deve egli amar molto la moglie, poiché tanto l'ingiuria.

VIGNAROLO. Perché mi fate ingiuria? PANDOLFO. Perché l'hai fatta tu a me: «l'ingiuria che si riceve, è figlia dell'ingiuria che è stata fatta prima». Io ti fo ingiuria non uccidendoti, e per non ingiuriarti ti vo' uccidere! E questo desiderava io: che niuno si possa tramettere che io non ti tratti come meriti. VIGNAROLO. Oimè! oimè! PANDOLFO. Ti dole forsi che non fo quanto meriti?

Ghegola si levò in piedi, bianco come un panno di bucato, e colla voce strozzata sfidò l'impertinente a ripetergli l'ingiuria.... E quell'altro, prontissimo, non la ripetè una volta sola, come avea desiderato Ghegola, ma due, dandogli così la buona misura, e accompagnò le parole coll'atto di volergli allungare un man rovescio.

SINESIO. Nel fatto di Lidia l'ingiuria è manifesta, ma non sappiamo chi l'ha ingiuriata; nel fatto di Amasia di che ti duoli di lui? Se non hai goduto quel corpo di Amasia, pur l'hai goduto con l'imaginazione e ne hai preso piacere.

89 Naviga il giorno e la notte seguente Rodomonte col cor d'affanni grave; e non si può l'ingiuria tor di mente, che da la donna e dal suo re avuto have; e la pena e il dolor medesmo sente, che sentiva a cavallo, ancora in nave: spegner può, per star ne l'acqua, il fuoco, può stato mutar, per mutar loco.