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Fu tuo dolor la stretta onde si duole Nella viscida ragna il moscherino E del morente grillo entro la tana Miserasti tu placido la sorte: Tu non del tuo, ma del dolore altrui Doloroso ti muovi e guardi e temi Non il tuo danno, ma l'ingiuria e il fato Che all'umil giusto fa men giusto il forte.

117 Essi vedendo il re che di veneno avea le luci inebriate e rosse, ed essendo da molti istrutti a pieno de la cagion che la discordia mosse, e parendo a Grifon che sua, non meno che del re Norandin, l'ingiuria fosse; s'avean le lance fatte dar con fretta, e venian fulminando alla vendetta.

MANGONE. Odorerò il vino. O gaglioffo traditore! il barilotto è pieno di piscio, le bottarghe sono di mattoni, il formaggio di pietra e le provature vessiche piene di sporchezza! O Dio, non gli bastava l'ingiuria, se non giongeva ingiurie ad ingiurie! DOTTORE. Con tutt'i mei guai pur mi vengon le risa. Fa' cercar meglio per la casa se forse Melitea si fusse nascosta.

88 Pur, quando io avessi fatto solamente a me l'ingiuria, a me forse potrei donar perdon, se ben difficilmente; anzi vo' dir che far non lo vorrei: or quanto, poi che Bradamante sente meco l'ingiuria ugual, men lo farei? Quando bene a me ancora io perdonassi, lei non convien ch'invendicata lassi.

Deh, s'io non vo' l'ingiuria sostenere senza vendetta, incontra a cui mi volto? Fuor che me stesso, altri non so vedere, che m'abbia offeso ed in miseria volto. Io m'ho dunque di me contra a me stesso da vendicar, c'ho tutto il mal commesso.

120 Tosto che 'l buon Ruggiero in ritorna, e che Vivian la spada gli appresenta, a vendicar l'ingiuria non soggiorna, e verso il re d'Algier ratto s'aventa, come il leon che tolto su le corna dal bue sia stato, e che 'l dolor non senta: sdegno ed ira ed impeto l'affretta, stimula e sferza a far la sua vendetta.

Se non parlan di lui le larghe pagine Che il volgo bacia ed ama, Se della rauca fama Non vola alto il clangor, nostra è l'ingiuria: Nostra che il falso orniamo Ed ai superbi alziam templi di lauro, Mentre la dolce ai vivi Virtù nemmen sepolta adombra un ramo Di lagrimosi ulivi. Taccia l'insulsa istoria!

«Certo, molto perdè Siena quando la abbandonaste.» «Non l'abbandonai, bel Cavaliere; ne fui cacciato.» «Dunque non rimane speranza che voi possiate tornare buono e leale cittadino?» «Nessuna. L'ingiuria è maggiore del perdono. Piacevi ascoltare la storia delle mie avventure? Ella non è lunga, sebbene terribile quanto altra mai accadesse nel mondo