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Aggiornato: 8 giugno 2025
Il Duca, oltre l'importuna ed imperiosa presenza di questo straniero nella capitale del suo Stato, era angustiato e tenuto in pensiero dalla prossimit
Ma, dopo questo, l'artista si ritrova deserto e solitario. Si guarda dattorno: qualche cosa gli manca, ha la sensazione di un vuoto enorme. Gli manca il suo grande amico, il giustiziere sconosciuto, il cervello immenso che accoglie e fa sue tutte le novelle idee, l'anima straordinaria che comprende, indovina, intuisce tutte le vere passioni: l'artista ha bisogno di una eco potente, sia di biasimo, sia di plauso: ha bisogno dello sprone che gli punga i fianchi come ad indomito corsiero; ha bisogno della voce imperiosa che gli faccia bollire il sangue nelle vene. Così fra l'artista ed il pubblico si stabilisce un invincibile legame che nulla potr
In questi aveva potuto pensare a tutte le cause possibili, del rapimento di Armando, e per sua e altrui fortuna, essendogli noto, che era stato il conte Mandello a condurselo seco, fu da ciò condotto a sospettare il perchè avesse colui operato di tal maniera; e un simile sospetto, dirò anzi una simile speranza così lo dominò, che negli istanti medesimi in cui, per versar fuori quella rabbia affannosa che lo tormentava, sentiva come un bisogno d'incrudelire su tutti e di far sangue, e di cominciare appunto a diguazzarsi nella vendetta del Palavicino, pure se ne astenne sempre, quasi una forza imperiosa lo trattenesse, e se ne astenne con un proposito così deciso che, a mettere un ostacolo agli assalti subitanei dell'ira propria, e temendo di non potersi dominare abbastanza, aveva fatto condurre il Palavicino nella torre del castello per averlo così più lontano; aveva intravveduto insomma, che quello era l'unico prezzo del riscatto del proprio figliuolo.
Usciva da esso la sua voce sonora, imperiosa, il suo sguardo scrutatore, la sua anima così fuori dal comune. Non c'era in quella breve riga una sola parola gentile, non un accenno affettuoso, ma era tutta una gentilezza di concetto o tale mi parve, pensando che le idee elevate erano ciò che Egli amava più che tutto al mondo e facendone parte a me così umile ed oscura, mi dava la maggior prova di simpatia ch'io avessi mai ricevuta. Compresi allora più che mai la vacuit
Gian Giacomo Medici, presso al suo trentesimosesto anno, era vigorosissimo della persona, poderoso di braccio quanto altri mai, non di troppo alta levatura, nè corpulento oltre il convenevole: nerboruto e ben proporzionato delle membra, lasciava scorgere in esse tutta l'attitudine che possedeva ai moti rapidi e vibrati. Il suo aspetto era ben degno d'un capo d'uomini armigeri: atto ad atteggiarsi ad imperiosa severit
Voglio. Imperiosa, l’incalza, l’afferra per i polsi. Mortella. Tutto ho udito, tutto ho veduto. Giana. Come? dove? Non sai. Ti smarrisci. Allucinata sempre, ubriaca d’infamie sognate. Mortella. Lasciami! Ho ribrezzo di te, di me anche. Ho spiato, ho seguìto, ho ascoltato. So tutti i luoghi nascosti, conosco tutti gli angoli, tutte le ombre. Iersera... Ah, lasciami! Giana. No. Di’. Vergógnati.
Soltanto dopo Novara, mentre infuriava il temporale e la pioggia fitta sbatteva contro i vetri, essa gli aveva detto brevemente e seccamente: Domani parlerò io col Vigliani. Sì.... cara.... tutto.... tutto ciò che vuoi! si era affrettato a rispondere il povero marito scosso e consolato dal suono di quella voce, sebbene aspra e imperiosa.
Nella melodia soave, ironica, carezzevole, la voce si sviluppa delicatamente sale e s'intenerisce morendo, poi con vellutate violenze si scaglia in ondate impetuose su, su fino a delle note fulve, calde, sorridenti. L'eleganza imperiosa e maschia della voce domina, determina e precisa la passione. L'immaginazione nostra evoca il golfo napoletano nella sua carnalit
Nessuno si accorgeva che ella si tingeva lievemente gli occhi. Aveva gli occhi grigi, molto luminosi e grandi: ma quando ella si turbava, per uno strano effetto, gli occhi si facevano di un azzurro-carico, quasi cupo. Qualcuno, di sera, diceva che ella aveva gli occhi neri: cambiamenti pericolosi che moltiplicano la potenza di uno sguardo. Quella piccola tinta di bistro, segreto orientale, con cui accentuava questo sguardo era messa con sapienza artistica: sebbene la principessa nulla sapesse di arte e odiasse specialmente la scultura, la pittura e la poesia. Comprendeva solo la musica, senza dirlo. Aveva due sguardi: l'uno dritto, fermo, duro, come una domanda imperiosa; l'altro cadeva dall'alto, quasi filtrato attraverso l'anima, un po' errante, con uno smarrimento giovanile, senza calore, ma dolcissimo. La principessa aveva ventiquattro anni e dicevano che in casa passasse rapidamente dalla bont
Per tutto il dì, essa non abbandonò la zia, se non per prepararle il cibo necessario. La signora Montoni lo prendeva per compiacenza, convinta di dover morire fra poco. La fanciulla la curava con tenera inquietudine: ormai non trattavasi più d'una zia imperiosa, ma della sorella di un padre adorato, la cui situazione faceva piet
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