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Aggiornato: 4 maggio 2025
Chi erano essi questi nuovi attori? Il portiere nella corte del Giudice di Monarchia, D. Giuseppe Marotta, il più piacevole, il più arguto spirito che Palermo avesse dato da oltre un secolo; Giovanni Pizzarrone, mastro Giuseppe D’Angelo, Giuseppe Sarcì, portiere anch’esso, ma del Lotto, Gaetano Catarinicchia, basso curiale, Ignazio Richichi, orefice, che è forse da identificare con quel Giovanni Richichi tiratore d’argento, il quale poi entrò nella Compagnia dialettale del R. Teatro S. Ferdinando; Mario Frontieri, sarto, Fr. Corpora, guardaporta nel Conservatorio del Buompastore, e parecchi altri maestri e bassi curiali, tutti, dal più al meno, analfabeti. Il teatrino sorse in forma di baracca di legno o, come si dice ancora, di casotto (nome che poi rimase classico) nel piano della Marina, e diede quanto di strano, di triste, di lieto offrisse Palermo. Nel 1785 la popolana brigata era gi
Il conte Gino rimase male, dopo quella lettura. Ahimè l'antidoto sperato! Giuseppe, nella sua piccola diplomazia epistolare, lasciava indovinare assai più che non scrivesse. Ci si vedeva, nel suo racconto minuzioso, la gran dama seccata di dover concedere un'udienza all'inviato di Gino; alle cui notizie, poi, dava tanto poca importanza, da andarle a ricevere in piedi, sull'uscio di un'anticamera. La bionda Polissena si era mutata per lui, come il Landi e il Nerazzi, ricordati in buon punto dallo scrivente, per illuminar la figura della signora marchesa. I tiepidi amici facevano più che un riscontro, davano risalto alla freddezza dell'amica. Gi
Che viaggio fosse quello del conte Gino Malatesti è facile indovinarlo, dopo aver veduta la partenza. Giuseppe è avvertito; Giuseppe le dir
Aveva ragione don Giuseppe: meglio un buon padre di famiglia che un cattivo prete!... Pure, si erano tanto abituate all'idea di poter rivedere un giorno don Giacomo, il loro povero fratello, in don Pierino!
La penso come Lei, sa? come Lei, e mi strapperebbero la lingua, piuttosto che cavarmi di bocca un segreto che Ella mi avesse confidato, Il conte Gino mise una mano sulla spalla del servitore. Bravo, Giuseppe! gli disse. E grazie; se occorrer
Nell'armadio non c'è; disse Gino. In quei cassetti nemmeno. Chiamami Giuseppe; egli forse ne sapr
Giuseppe Briati muranese fu benemerito inventore privilegiato in Venezia della pasta del terso cristallo, e particolarmente di ciocche magnifiche da illuminare le sale de' gran signori, i teatri e le vie in occasione di solennitá. Stanza 46. che pareva quel giorno il bucentoro...
.... Invece quando uscì dalla canonica, sebbene Don Giuseppe lo avesse assolto e baciato in fronte, con un atto mistico di redenzione, il suo spirito non era libero, non era tranquillo.... il suo cuore non era contento.... Era rimasto come prima, infelice.... grandemente infelice! Andò nella sua camera, vi si rinchiuse, solo.
Un nome, un uomo sorto da quel popolo che ha dato con Giuseppe Garibaldi il genio eroico dell'azione, con Cavour e con Mazzini il genio "come la luce provvida" del pensiero. Il secolo XIX riassumer
Vi perse la gamba, e il piede destro Giuseppe Brambilla da Milano; forse adesso egli vive, e il cielo gli consenta anni quanti bastano per vedere che non espose invano le membra del suo corpo per la redenzione della Patria; altri altri premi ambiscano e gli ottengano; ai magnanimi davvero tanto basta, e ne avanza: suo fratello Emilio Brambilla felice ingegno con altra opera secondò la fortuna di Roma, amministrando la finanza; ora è morto: pianta di buon seme fu la famiglia Brambilla, e i buoni patriotti hanno a desiderare che sia perpetuata; in altri ricordi trovo notati, morto il capitano Baj per dolorosa ferita, che gli portò via di netto ambedue le gambe, tra i feriti meritano speciale menzione il Brusco genovese appartenente alla Cancelleria del Garibaldi, e certa Orsolina da Foligno scemata da scheggia di bomba del tallone destro.
Parola Del Giorno
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