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E quasi superfluo che noi facciamo notare, come il Legislatore ebreo non siasi lasciato sfuggire neanche questa occasione onde disporre il cuore del suo popolo alla bont

Ce ne occorre ad ogni costo. La fine, la fine, la fine ad ogni modoEbreo errante, marcia! gridò Sergio poggiando il capo sul guanciale. Andiamo, amico mio ripetè Regina un po' di coraggio. Vuoi tu che io scriva sotto la tua dettatura? Puoi tu dettare? Che ne so io? La mia testa se ne va. Prova, amico mio, vediamo, io sono qui. Se non puoi, cesseremo.

, io; non ho la scienza dei magi antichi, ma ho fede che il mio poco ingegno riesca ad interpretare il suo sogno, e meritarmi il suo favore, come la interpretazione di un altro sogno meritò a Giuseppe ebreo la grazia del Faraone. Vuol dunque udirmi? Ella è il mio medico, sebbene da ieri soltanto; disse la signora Luisa ed ha il diritto di farsi ascoltare.

L’aneddoto termina dicendo che questo stesso generale si fece ebreo, e che da quel nuovo stipite trasse origine il celebre Dottore Meir. Il primo avvenimento che presentasi al nostro esame è la rotta che gli Ebrei fecero subire a Cestio Gallo, e che fu tanto grande da mettere in pericolo l’impero dei Romani nell’intiero Oriente.

In una povera stalla, nel rigore dell'inverno, nelle tenebre della mezzanotte, viene alla luce un piccolo fanciullo ebreo; la giovanetta madre lo avvolge in un pannolino e lo reclina nel presepio. Questo Bambino è il Verbo incarnato, e attorno a questa culla gravitano i destini dell'umanit

Dopo Erode Agrippa, nessun altro ebreo occupò più una posizione importante in Roma, fino al pontificato di Gregorio XVI, che, per ragioni facili a capirsi, fece la più lusinghiera accoglienza, nello stesso Vaticano, al barone Rothschild.

Dobbiamo a questo vile cortigiano ebreo la descrizione del trionfo.

La Duchessa ebbe un sorriso contento, e chinò il capo. Ricca? La Duchessa alzò il capo. Tre milioni susurrò poi con dolcezza infinita, assaporando lentamente la frase. Giuliano guardò sua madre sul serio. L'aveva sempre stimata, ma ora una specie di languida venerazione sorgeva nel suo animo. Ah! ho capito. La figlia d'un banchiere ebreo.

Dopo il Cristo, bisogna vedere il celebre cofano del Cid. È un cofano sdrucito e tarlato, appeso ad una parete in una sala della sagrestia. La tradizione narra che il Cid portava seco questo cofano nelle sue guerre contro i Mori, e che i sacerdoti se ne servivano come d'altarino per celebrare la messa. Un giorno, trovandosi colle tasche vuote, il formidabile guerriero riempì il cofano di sassi e di ferramenti, lo fece portar da un ebreo usuraio, e gli disse: Il Cid ha bisogno di denaro; potrebbe vendere i suoi tesori, non vuole; dategli il danaro che gli occorre, egli ve lo render

Il povero prete traeva dolorosi guai; e, stretto dalla medesima smania che spingeva lo ebreo Sylock a gridare «la mia figlia! i miei danari!», esclamava: La mia tonaca! il mio breviario! Il cane infellonito abbaiava più forte che mai. Sopra la soglia apparve un vecchio. Questo vecchio era Francesco Cènci.