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Aggiornato: 27 giugno 2025
Io li farò l'imbasciata e diroli che quello che mena lo volete per voi. IULIA. Dilli quello che ti pare. MALFATTO. Me aricomando alla Vostra madonna Signoria. Alla fé, per questa croce, se non che me venga mò mò lo cancaro, se non sono giá innamorato de essa. Oh! che l'è bella, diavolo! Oh! quasi che vorria che me mandassi spesso, lo mastro.
MERLINO. Ed io similemente trovomi essere manco idonio ad ascoltare toscano che bergamasco, e questo men aggradiscemi del romano o vòi latino. Dilché se hai pur a dirne piú, ecco ai nomeri latini mille orecchie ti spalanco e sbaratto. LIMERNO. Di qual nome fassi degno, Merlino mio, un uomo che ingrato sia? MERLINO. Dilli ragionevolmente «bestia». LIMERNO. Cosí da bestia te ne voglio trattare uno.
DON FLAMINIO. Che resta a far, Panimbolo? PANIMBOLO. Come il fratello vi dará la nuova, mostrate non sapere nulla. Dilli che sia disonesta. Tu, Leccardo, tieni in piedi la prattica della fantesca, ché noi ti avisaremo di passo in passo quanto è da farsi. LECCARDO. Raccomando alla fortuna la vostra audacia. PANIMBOLO. Abbi cura spiar se don Ignazio prepara alcuna cosa.
non averebbe in te la man distesa; ma la cosa incredibile mi fece indurlo ad ovra ch’a me stesso pesa. Ma dilli chi tu fosti, sì che ’n vece d’alcun’ ammenda tua fama rinfreschi nel mondo sù, dove tornar li lece». E ’l tronco: «Sì col dolce dir m’adeschi, ch’i’ non posso tacere; e voi non gravi perch’ ïo un poco a ragionar m’inveschi.
TRAPPOLINO. E va' alle forche, sciagurato! MALFATTO. Orsú! Basta. Adunque recomandami a esso e dilli ch'a lui sempre sempre... LUZIO. E camina, se vòi! Non vedi tu che parli col vento, ché colui s'è partito? MALFATTO. Be', io volevo che facessi l'imbasciata a quel compagno. LUZIO. Tutti te lli fai compagni. Non te vergogni? Ma va' bussa, va'. MALFATTO. O aspetta un poco. Tic, toc.
Se' tu si` tosto di quell'aver sazio per lo qual non temesti torre a 'nganno la bella donna, e poi di farne strazio?>>. Tal mi fec'io, quai son color che stanno, per non intender cio` ch'e` lor risposto, quasi scornati, e risponder non sanno. Allor Virgilio disse: <<Dilli tosto: "Non son colui, non son colui che credi">>; e io rispuosi come a me fu imposto.
MALFATTO. Che volete? PRUDENZIO. Vieni qua e fa' che animadverti. MALFATTO. La berta me la date voi, alla fé. PRUDENZIO. Taci. Va' e chiama quel pincerna. MALFATTO. Che pincio volete? PRUDENZIO. Luzio, Luzio. Dove è? MALFATTO. È qua dentro. PRUDENZIO. Be', dilli che venga qua de fuori. MASTRO ANTONIO. Questo sè un bel fante per la Vostra Signoria!
<<S'elli avesse potuto creder prima>>, rispuose 'l savio mio, <<anima lesa, cio` c'ha veduto pur con la mia rima, non averebbe in te la man distesa; ma la cosa incredibile mi fece indurlo ad ovra ch'a me stesso pesa. Ma dilli chi tu fosti, si` che 'n vece d'alcun'ammenda tua fama rinfreschi nel mondo su`, dove tornar li lece>>.
E una. TRAPPOLINO. Chi è lá? Olá! MALFATTO. Amici. Simo io. TRAPPOLINO. El cancaro che te venga! Che vòi? MALFATTO. Ché non respondi tu, adesso? TRAPPOLINO. Respondi pur tu, ché parlo con teco. LUZIO. Che dici tu? Olá! MALFATTO. Che vòi che dica, o Luzio? LUZIO. Dilli quello che ti pare. Che me fa a me? TRAPPOLINO. Chi sei tu che hai bussato? MALFATTO. Sono un certo omo da bene.
IULIA. Dilli, al tuo maestro, che l'è un gran sciagurato. MALFATTO. È ben vero, sí. IULIA. E è un tristo e un gaglioffo; e che, se non è savio, gli farò romper el capo. MALFATTO. Sí, che non possa sedere. Oh! che l'è gran poltrone, alla fé. IULIA. Basta. Digli pure ch'io non voglio che mio figliuolo vadia piú alla scola sua; ché non vo' che mel faccia un ruffiano. MALFATTO. È ben ruffiano, sí.
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